Giro 2016, Amador primo costaricano in Rosa. Nibali riscavalca Valverde

CIVIDALE DEL FRIULI – La prima tappa di alta montagna del 99esimo Giro d’Italia entra nella storia con Andrey Amador: è il primo costaricano di sempre a vestire la Maglia Rosa; la strappa con una prodezza nell’ultima discesa verso la località friulana alla stoica giovane rivelazione Lussemburghese, Bob Jungels.

Le quattro salite friulane sono anche il terreno ideale per un’impresa: la compie Mikel Nieve, il forte scalatore spagnolo del Team Sky che torna a vincere alla Corsa Rosa a cinque anni distanza con un altro assolo, ridando morale e un senso alla presenza della sua squadra – quella col budget più elevato della carovana – dopo il ritiro del suo capitano, Mikel Landa.
Mentre tra i pretendenti alla Rosa di Torino, iniziano le prime scaramucce con Vincenzo Nibali, che apre le danze scattando sull’ultima salita, permettendosi addirittura di bruciare all’arrivo a ranghi ristretti il suo più ‘accerrimo nemico’, Alejandro Valverde, facendo suoi i quattro secondi di abbuono del terzo posto per riscavalcarlo nella generale.

«È davvero una giornata storica per me e per il mio paese. Non sono tra i favoriti alla Maglia Rosa e la indosso dopo tredici tappe. – commenta il neo capoclassifica – Fortunatamente, dopo il Giro dello scorso anno [quarto in classifica] ho accumulato esperienza. Non sono uno scalatore puro, posso mantenere il ritmo in un paio di salite consecutive ma non di più, per questo sono salito del mio passo sull’ultima asperità di oggi. Sapevo avrei recuperato in discesa. Siamo venuti al Giro con la speranza di vincerlo con Alejandro Valverde. Non è cambiato nulla, tranne che abbiamo sfortunatamente perso Javier Moreno in una caduta e lui di solito è un corridore molto importante per noi in montagna. Mi godrò la Maglia Rosa domani ed Alejandro sarà mio un degno successore».

«Ho colto l’opportunità di vincere una tappa perché sono andato in fuga. Se ci fosse stato ancora Mikel Landa, sicuramente oggi non avrei corso per la vittoria ma l’avrei aiutato per la classifica generale – spiega lo spagnolo neo leader del Team Sky – Non avrei dovuto correre questo Giro, la squadra mi ha chiamato all’ultimo minuto. La soddisfazione per questa vittoria di tappa è ancora più grande».

Senza rimpianti l’ex leader della generale: dopo aver dato tutto, si stacca solo nell’ultima salita, sotto la spinta di Vincenzo Nibali, quando in piedi sui pedali della sua bici, fa il primo scatto e dà il via alla grande battaglia nel gruppetto ristretto degli uomini in lotta per la classifica generale. «Ho ancora la Maglia Bianca. – dice il leader dell’Etix Quick Step, Jungels – Proverò ad indossarla fino alla fine del Giro d’Italia. Ora devo recuperare dallo sforzo, ci saranno giorni buoni e meno buoni a partire da domani».

La 13esima frazione – preludio a uno dei weekend più impegnativi di sempre in una Grande Corsa a tappe –  è la prima del trittico infernale, che domenica con la cronoscalata dell’Alpe di Siusi conclude la seconda delle tre settimane di corsa. Nel mezzo c’è anche il temuto tappone dolomitico con i suoi 5500 metri di dislivello. «È qualcosa di incredibile, non ne ricordo sulla carta una così dura!», ricorda su La Gazzetta il Ds più blasonato d’Italia, Beppe Martinelli, che guida la corazzata Astana.

 

 
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