Gender e super preside: la riforma della Scuola divide. Proposto referendum

Una raccolta firme contro la riforma della scuola: non ne parla nessuno, ma è presente in quasi tutti i comuni d’Italia. A promuoverla un comitato di base.

L’iniziativa è stata largamente ignorata da stampa e politica ed è stata pubblicizzata principalmente mediante Facebook e Whatsapp. Il Comitato Nazionale Leadership alla Scuola ha depositato in Cassazione la proposta di referendum, che chiede l’abrogazione totale dell’ultima riforma scolastica.

Sono richieste 500 mila firme, entro fine settembre, per poter tenere il referendum. Il quesito di tale referendum sarà: Volete voi che sia abrogata la legge del 13/7/2015 n° 107 Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti?

LA QUESTIONE ‘GENDER’

Quel minimo di pubblicità che l’evento ha ottenuto è dovuto alla denuncia di un comma che, secondo i critici, obbligherebbe gli insegnanti a educare gli alunni, anche bambini, ai vari aspetti tuttora dibattuti della sessualità, tra cui la questione ‘gender’.

Sebbene il comma relativo non ne faccia un esplicito riferimento, è plausibilmente interpretabile in vari modi quando parla di «promuovere l’educazione alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere nell’ambito dei programmi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado». La legge non definisce ‘genere’, una parola il cui significato ultimamente è diventato meno chiaro. Leggendo il comma con il significato comunemente attribuito a ‘genere’ (cioè sesso, maschile o femminile), si tratta di promuovere il rispetto delle donne e sensibilizzare sulla questione. Se si intende ‘genere’ in senso più moderno, il significato cambia.

Con «scuole di ogni ordine e grado», si intende anche quelle dell’infanzia (vale a dire la scuola materna). Se si dà la seconda interpretazione a ‘gender’, il problema è evidente. Rispondendo a delle interrogazioni, il ministro dell’Istruzione Giannini ha affermato che la legge intende contrastare la discriminazione anche verso le varie scelte di orientamento sessuale, ma non intende promuovere la ‘teoria gender’, comunemente intesa come quella teoria che prevede una scelta libera del proprio orientamento in base alla propria intenzione e non alla biologia. Non è detto che la risposta della Giannini rassicuri i critici, dal momento che tali discorsi possono essere ritenuti problematici se fatti in «scuole di ogni ordine e grado».

Il comitato comunque critica la riforma scolastica in toto. In particolare il grande potere dato al preside e il fatto che gli studenti siano costretti a lavorare gratuitamente per almeno 200 ore ogni tre anni nei licei, e almeno 400 ore in tre anni per gli istituti tecnici e professionali. L’esperienza lavorativa finirebbe nel curriculum, ma la cosa è naturalmente controversa e gli studenti non stanno esattamente saltando di gioia all’idea.

Il modo più semplice per firmare la proposta di referendum è recarsi al comune in cui si abita. Si può votare entro il 25 settembre.

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