Gao Zhisheng, avvocato cinese per i diritti umani scompare dopo aver rotto il silenzio

Aggiornamento 25 settembre: Geng He, moglie di Gao Zhisheng, ha parlato con il marito nelle prime ore del 25 settembre (orario di Pechino). Sta bene ed è a casa. Bob Fu, presidente di ChinaAid, ha detto che Gao non può muoversi liberamente, non gli è permesso di andare dal dentista e gli viene impedito di farsi una doccia.

Il 22 settembre Epoch Times ha pubblicato una lettera aperta dell’avvocato cinese dei diritti umani Gao Zhisheng e il giorno dopo Associated Press ha pubblicato un’intervista registrata con lui a marzo. Sia nella lettera che nell’intervista, Gao ha descritto le torture che ha subìto da parte della polizia cinese, e critica i leader occidentali per la loro riluttanza a parlare in pubblico con forza delle atrocità commesse dal regime cinese. 

Quando i contatti di Gao all’estero non sono più riusciti a sentirlo dopo queste due pubblicazioni, temevano che fosse stato di nuovo incarcerato dalle autorità comuniste. Alla fine però ha risposto, e ha confermato di essere ancora a casa sotto lo sguardo costante del regime.

 

Le autorità cinesi hanno ancora una volta fatto sparire il preminente avvocato difensore dei diritti umani Gao Zhisheng, dopo che il 22 settembre Epoch Times ha pubblicato una sua lettera aperta e il giorno seguente l’Associated Press (Ap) ha reso pubblica una sua intervista registrata a marzo. Sia nella lettera che nell’intervista, Gao ha descritto le torture subite per mano della polizia cinese e ha criticato i leader occidentali per la loro riluttanza a schierarsi contro le atrocità commesse dal regime comunista.

Il 51enne Gao è stato arrestato per la prima volta dalle forze della pubblica sicurezza del regime cinese nel 2006, dopo aver difeso pubblicamente alcuni praticanti del Falun Gong, una pratica spirituale tradizionale cinese perseguitata dal Partito Comunista.

Nel tentativo di metterlo a tacere e distruggere la sua volontà, il regime comunista ha messo Gao nelle mani delle forze della sicurezza per nove anni, la maggior parte dei quali ha trascorso in prigione o subendo qualche altra forma di detenzione, e durante i quali è stato brutalmente torturato in numerose occasioni. Il 7 agosto 2014, le autorità cinesi lo hanno rilasciato dal carcere e messo agli arresti domiciliari nella remota provincia dello Xinjiang; successivamente è stato trasferito nel suo villaggio natio nella provincia dello Shaanxi, nella Cina nordoccidentale.

Nel mese di marzo, Gao ha parlato delle sue esperienze vissute in carcere ai membri di ChinaAid, un’associazione cristiana senza scopo di lucro che sostiene la libertà religiosa e lo stato di diritto in Cina, e ai giornalisti di Ap. Il 23 settembre, alcune parti dell’intervista sono state rese pubbliche in un articolo di Ap e in un video clip di dieci minuti che è stato caricato su Youtube da ChinaAid.

Il giorno dopo, gli agenti dell’Ufficio della Pubblica Sicurezza hanno rapito Gao dalla sua casa verso le 13:00 (ora di Pechino), secondo quanto ChinaAid ha saputo da fonti attendibili all’interno della Cina. Il luogo dove si trova attualmente Gao è sconosciuto.

Nella sua lettera a Epoch Times, Gao parla del suo costante impegno nel portare alla luce le atrocità commesse dal regime cinese nei confronti dei praticanti della disciplina spirituale del Falun Gong. Critica i leader mondiali per il loro «fare orecchie da mercante riguardo alla disastrosa situazione dei diritti umani in cui versa la Cina al momento». Nella lettera annuncia inoltre di essere riuscito a trasferire all’estero due libri manoscritti.

L’intervista video rilasciata dall’Ap, è incentrata sulle torture che Gao ha subito in Cina e descrive il suo stato mentale al momento. Gao è seduto su un letto della casa di un suo familiare e indossa un maglione nero, quando a un certo punto mostra ai giornalisti i denti mancanti. Questo video è una testimonianza dello «spirito di determinazione, della compassione e dell’amore per gli altri e per i suoi nemici» di Gao, ha detto Fu.

Questo si nota ancor meglio quando Gao racconta della terza volta che è stato torturato durante la detenzione nel settembre del 2007. Dopo aver trascorso quattro o cinque ore a torturare Gao, i suoi aguzzini si sono tolti la camicia e si sono seduti esausti per riposare. Gao si era accasciato al suolo e appena un minuto dopo aveva iniziato a russare nel sonno, quando, dopo essere stato bruscamente svegliato da un calcio alla testa «molto forte», i suoi torturatori gli hanno detto: «Tu creatura senza cuore, riesci a dormire?»

«Dopo averti torturato, noi non siamo riusciti a dormire bene per due o tre giorni, ma tu puoi farlo. Questa è la differenza tra un umano e un cane».

Nel raccontare l’episodio, sul volto di Gao è comparso un lieve sorriso. «In realtà, la differenza è che avevo isolato completamente le mie emozioni dal corpo fisico», ha detto.

Gao ha continuato: «La forza interiore di un uomo è illimitata e sostenuta dalla sua perseveranza, e non gli permetterà di essere abbattuto».

Quando finalmente è stato rilasciato dalla prigione, la polizia gli ha detto ironicamente che le persone, nonostante i molti anni in cui è stato rinchiuso, lo stavano ancora «acclamando». Affermazione alla quale Gao ha risposto con un sorriso: «Questo è dovuto in parte anche a ciò che mi avete fatto».

Nonostante tutte le difficoltà che ha dovuto sopportare, Gao desiderava solo due cose: farsi sistemare i denti e fare una doccia calda.

Il presidente di ChinaAid Bob Fu ritiene che il presidente Obama, il vicepresidente Joe Biden e il segretario di Stato John Kerry, quando si incontreranno a Washington D.C. con il leader cinese Xi Jinping, durante la sua prima visita di Stato negli Stati Uniti, dovrebbero «esporgli la questione pubblicamente e rigorosamente».

«Le torture e le violazioni dei diritti umani e dello Stato di diritto sono cose che non possono essere tollerate dalla comunità internazionale, e il popolo americano non può tollerare quello che Xi Jinping sta facendo», ha continuato Fu.

«Un Paese che tratta i propri cittadini in modo disumano e in contraddizione con le sue leggi e con le norme internazionali non merita lo status di attore nella comunità internazionale».

Gli Stati Uniti, aggiunge Fu, non possono riconoscere la Cina come una grande potenza, a meno che Xi Jinping non farà sì che vengano liberati i prigionieri di coscienza, quali la giornalista veterana Gao Yu, gli avvocati difensori dei diritti umani recentemente arrestati come Wang Yu e Zhang Kai, i cristiani delle chiese indipendenti, gli uiguri, i tibetani, i praticanti del Falun Gong e altri che richiedono il rispetto dei diritti fondamentali.

«La Cina è sostanzialmente diventata la più grande prigione di tutto il mondo», ha detto Fu, prima di fare un tetro confronto: «Il mondo civilizzato dovrebbe avere imparato la lezione dagli anni 30 e dal caso di Hitler».

 
Articoli correlati