Fortune 500 e la distorta economia cinese

Il 20 luglio è stata pubblicata l’annuale lista Fortune 500. Il numero delle società cinesi è aumentato da 105 nel 2015 a 110 in quest’anno, più del 20 per cento del totale e non distante dal numero delle società degli Stati Uniti. Tredici compagnie, fra cui Vanke, sono nella lista per la prima volta.

La Fortune 500 è considerata uno specchio dell’economia globale. Nel corso degli anni, nonostante lo scenario dell’economia globale abbia subito tremendi cambiamenti, l’attenzione alla Fortune 500 non è cambiata di molto. Le società presenti nella lista ammontano approssimativamente al 40 percento della produzione globale, al 50 percento del mercato internazionale, al 60 percento del mercato internazionale della tecnologia e al 90 percento degli investimenti diretti all’estero. Effettivamente indica la forza economica di un Paese e l’essere nella lista rappresenta il più importante biglietto da visita.

Ma quando si esamina la distribuzione industriale, la profittabilità, l’influenza internazionale e la competitività del brand, le 110 società cinesi riflettono perfettamente la condizione distorta dell’economia cinese.

DISTRIBUZIONE INDUSTRIALE

La maggior parte delle società cinesi presenti nella Fortune 500 operano nei settori petrolifero, finanziario, dell’energia elettrica, siderurgico, automobilistico, carbonifero e dei metalli non ferrosi. Per molti anni, questa distribuzione industriale non è sostanzialmente cambiata e ciascuna impresa nella lista ha il monopolio di Stato o soffre o di un eccesso di produttività o di forti perdite.

Attualmente la Cina sta facendo grossi sforzi per ridurre la produzione e eliminare le ‘imprese zombie’, quelle società statali non produttive tenute in vita da finanziamenti pubblici. In altre parole, queste imprese nella Fortune 500 rappresentano indubbiamente le insufficienze dell’economia cinese piuttosto che la sua competitività.

LA LISTA DELLE MIGLIORI BANCHE

Quest’anno, Apple ha registrato un utile di 53,4 miliardi di dollari, sorpassando la Banca commerciale della Cina come più redditizia impresa del mondo. Dalla seconda alla quinta società più redditizie di Fortune 500 ci sono quattro grandi banche cinesi. Dieci sono le banche cinesi presenti nella lista quest’anno. Con più di 180 miliardi di dollari di utile, queste rappresentano, in termini di utili, il 55 percento di tutte le società cinesi della lista.

Se osserviamo le oltre 3 mila imprese cinesi quotate in Borsa o quelle presenti nella lista Fortune 500, le banche guadagnano più rispetto all’economia reale. Dalla lista si evince che l’economia reale lavora per l’industria bancaria.

POCHE LE IMPRESE TECNOLOGICHE E DEI SERVIZI

Il numero delle multinazionali statunitensi, giapponesi e coreane nella lista Fortune 500 è calato nel corso degli anni. Nel 2016, figurano nella lista solo 54 imprese giapponesi, meno della metà delle cinesi. 
Tuttavia, in termini di distribuzione industriale, le società di questo Paese sono diffuse nei settori della vendita al dettaglio, dell’elettronica, di internet, della produzione all’avanguardia, sanitario e altri campi che rappresentano il futuro dello sviluppo economico del mondo.
Le imprese cinesi, al contrario, sono largamente connesse al settore petrolifero, dell’energia, delle telecomunicazioni, dell’acciaio, e in altre attività monopolistiche o quasi monopolistiche, sebbene, nella lista, figurino anche giganti come Jingdong (e-Commerce), Midea (elettrodomestici) e Wanzhou International (alimentari).

MOLTE LE SOCIETÁ IMMOBILIARI

Infine, sono cinesi la parte delle società immobiliari della Fortune 500, fra cui spiccano tre giganti immobiliari: Vanke, Wanda e Hengda. In passato figurava nella lista anche la Greenland Holding Group.

Secondo una parziale statistica, nella lista sono presenti più di 13 società associate al settore immobiliare, fra cui: China Resources, China CITIC Bank, COFCO Group, PowerChina, China Minmetals, China State Construction Engineering, Aviation Industry Corp of China, Hainan Airlines, CK Hutchison e TianJin Goods & Materials Group. Questo sta a significare che fra 110 imprese, almeno 17 sono connesse al settore immobiliare. Dimostrazione della dipendenza da questo settore dell’economia cinese.

SFIDE FUTURE

In linea di principio, più società un Paese vanta nella lista Fortune 500, maggiore è il suo potere economico globale. Ma quando si prendono in considerazione la distribuzione industriale e la profittabilità, il gap fra gli Stati Uniti e la Cina non risulta così piccolo come può apparire dalla Fortune 500.

Il fatto che nella lista siano presenti industrie monopolistiche, industrie con problemi di sovracapacità produttiva o di perdite finanziarie e imprese immobiliari, crea grandi difficoltà ai cinesi.
Nel contempo, sono presenti poche multinazionali scientifiche e tecnologiche. Questo suggerisce che la Cina dovrà affrontare ancora un lungo cammino verso il cambiamento prima di poter realizzare una trasformazione economica basata sull’innovazione e sulla competitività.

Il senso di qualsiasi classifica che includa la Cina cambia. Per continuare a stare nella lista Fortune 500, questo Paese ha bisogno di obiettivi per le imprese. Cosa che anche le amministrazioni locali dovrebbero perseguire, nell’interesse del proprio rendimento. Questo va di pari passo con la corsa della Cina all’aumento prodotto interno lordo, e alla velocità e scala dello sviluppo globale nei passati 30 anni.

Ma chiaramente, fare questo all’interno della lista Fortune 500 non è banale, anche perché la lista non è rappresentativa di un’avanzata produttività, visto che si tratta della lista delle 500 società più grandi.
Poiché l’economia cinese dipende dallo Stato, non è un grosso problema avere società enormi. E c’è chi crede che, attraverso fusioni e acquisizioni, la Cina potrebbe prendersi le prime 200 posizioni della lista, se volesse.

Articolo in inglese: How the Fortune 500 List Perfectly Mirrors China’s Distorted Economy

 
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