Film si appella al mondo per sostenere la libertà in Cina

Mentre il mondo sposta la sua attenzione in Cina prima della visita del nuovo capo del Partito comunista cinese Xi Jinping, questa settimana negli Stati Uniti, un film documentario presenta al pubblico un lato del Paese che pochi conoscono.

Free China: Il coraggio di credere, si concentra sulla vita di due persone che erano l’obiettivo di una delle campagne politiche più estreme del Partito di recente memoria; dopo un giro cominciato a Los Angeles il 31 maggio, apre al pubblico per proiezioni teatrali a New York il 7 giugno.

In precedenza il film è stato mostrato solo in eventi privati – quattrocento, secondo le stime dei produttori – in tutto il mondo, tra cui campus universitari, uffici aziendali e uffici governativi.

Il documentario esplora le storie di Jennifer Zeng e del Dr. Charles Lee, entrambi incarcerati e torturati in Cina per il loro credo nel Falun Gong, una pratica spirituale diventata popolare nel Paese durante gli anni 90, ma che è gravemente perseguitata dal 1999.

Sin dal suo debutto nell’aprile 2012 al Palm Beach International Film Festival, il film è stato premiato nel circuito dei film festival, tra cui il 45° WorldFest Houston International Film Festival, e l’American Insight Free Speech Film Festival. Ha vinto i migliori premi della sua categoria all’Awareness Film Festival a West Hollywood, a maggio dell’anno scorso.

Il produttore esecutivo Kean Wong ha detto che il giro teatrale ha un doppio scopo: parte di esso è preparare la strada per le nomine all’Oscar, e l’altro è aiutare a far crescere un movimento globale che si appellerà all’umanità per i diritti umani di tutte le persone in Cina.

«Abbiamo compreso, non è solo un film, è quello che fai con il film», ha detto in un’intervista nel suo ufficio di Manhattan. «Sapevamo che questo film poteva davvero fornire gli strumenti per rafforzare migliaia di attivisti in tutto il mondo che vogliono sostenere libertà più grandi in Cina».

Mentre diffonde la consapevolezza in tutto il mondo, Wong ha inoltre in programma un satellite e delle trasmissioni Internet in Cina. Questo, spera, avrà una «reazione a catena», inspirando la gente in Cina a lottare per la giustizia e la libertà.

Jennifer Zeng, protagonista del film, ha detto che dato il ruolo della Cina nel mondo, quello che accade all’interno del Paese in questi giorni è un problema di tutti. «Se non facciamo qualcosa per fermare tutto questo, non saprei come potremmo affrontare i nostri figli tra qualche anno quando ci chiederanno: “Perché non avete fatto nulla?”».

Charles Lee ha fatto leva sul suo coinvolgimento nella produzione per aiutare a raccontare al Governo Usa la «vera natura del Partito comunista cinese», così i funzionari americani saranno meglio preparati per avere a che fare con le loro controparti cinesi.

Quando era imprigionato, Lee era forzato a fare pantofole di Homer Simpson e altri ciondoli da esportazione per Paesi come gli Stati Uniti. Ritiene che aneddoti come quello porteranno a casa la realtà della persecuzione sancita dallo Stato in Cina.

«C’è il lato oscuro» della Cina, ha detto Wong. «Il regime utilizza persecuzione, violenza e menzogne come meccanismo per generare paura in tutta la popolazione». «Lo scopo, dice, è impedire alla gente di lottare per la giustizia».

Wong spera che la visita di Xi Jinping sarà collegata con le preoccupazioni sugli abusi dei diritti umani in Cina.

Free China è stato prodotto con la collaborazione di Ntd Television, un servizio di comunicazione indipendente in lingua cinese con sede a New York, con la quale Kean Wong è affiliato, e con World2Be Productions, una compagnia fondata dal regista Michael Perlman, che ha inoltre diretto Tibet: Al di là della paura.

I realizzatori si sono fatti strada fino ad ora nei loro sforzi per portare l’attenzione del pubblico per i diritti umani in Cina.

Martedì, Desmond Tutu, vincitore del premio Nobel per la pace, e l’avvocato per diritti umani Cheng Guangcheng hanno pubblicato una dichiarazione, esortando i leader mondiali a sostenere i diritti umani universali per tutti i cittadini cinesi, e di parlare a Xi Jinping sulla fine «della brutale repressione della libertà di pensiero, coscienza e parola» in Cina.

La dichiarazione, pubblicata bene in vista sull’Huffington Post, si collega a una petizione online scritta in collaborazione con i produttori di Free China, permettendo al pubblico di dar voce alla loro opposizione a una serie di abusi in Cina, tra cui il lavoro forzato e la «pressoché incomprensibile pratica dell’espianto di organi ai prigionieri condannati».

Articolo in inglese: Film Calls on the World to Support Freedom in China
 
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