Agli arresti il figlio dell’ex leader cinese Jiang Zemin

Una fonte di Shanghai a conoscenza delle indagini disciplinari interne al Partito Comunista, sostiene che Jiang Mianheng, figlio dell’ex leader del PCC Jiang Zemin, sia attualmente agli arresti domiciliari.

La fonte ha raccontato all’edizione in lingua cinese di Epoch Times che Mianheng è rinchiuso in un luogo segreto nella periferia di Shanghai. Secondo la soffiata, il figlio dell’ex dittatore ha il permesso di uscire dall’abitazione solo per una boccata d’aria. Per confermare l’informazione ricevuta, la fonte afferma di aver personalmente verificato che Jiang è sul posto, utilizzando un dispositivo per la lunga distanza.

La sua detenzione è il culmine delle indagini condotte negli ultimi 18 mesi nelle principali compagnie e istituzioni alle quali Jiang-figlio è stato associato. Lo sviluppo di questi elementi apre alla possibilità che l’attuale leader del Partito Xi Jinping intenda portare a termine la sua campagna anti-corruzione con l’arresto e la condanna di Jiang Zemin, colui che, di fatto, ha controllato il regime comunista fino al 2012.

La fonte ha dichiarato a Epoch Times che gli ispettori disciplinari di Shanghai vogliono da Jiang Mianheng un completo profilo degli affari finanziari suoi e della sua famiglia. La fonte, basandosi su quello che gli ispettori attualmente conoscono circa le proprietà, le attività e le ricchezze ottenute dalla famiglia Jiang attraverso mezzi sconosciuti e illeciti, ha commentato: «Sarebbero sufficienti a sfamare la popolazione cinese per anni, sono cifre spaventose!» e «Negli anni innumerevoli imprese di Stato e investitori stranieri hanno donato a questa famiglia oggetti del valore di centinaia di milioni di yuan».

IL ‘RE DELLE TELECOMUNICAZIONI’ E GLI ACCADEMICI

Quando era leader del Partito, Jiang ha consolidato un sistema politico nel quale i funzionari del regime facevano leva sul proprio potere per ottenere ricchezze e benefici. Questo sistema si è sviluppato ed è divenuto capillare dopo la fondamentale apertura dell’economia cinese ad opera di Deng Xiaoping nel 1990. Lo scopo era sradicare i desideri di democrazia del popolo cinese, conseguenza della protesta del 4 giugno 1989, terminata nel massacro militare di Piazza Tiananmen.

I figli dei funzionari più importanti del Partito si sono così trovati a controllare le più grandi imprese di Stato. L’industria delle telecomunicazioni statale si è rapidamente espansa e anche Jiang sembra aver consegnato al figlio una generosa fetta di questa torta: nei due anni successivi al ritorno dagli studi di dottorato negli Stati Uniti nel 1992, Jiang Mianheng ha rilevato la Shanghai Alliance Investment Ltd (Sail), il braccio di investimenti del governo municipale di Shanghai. Mianheng è tuttora il presidente e il direttore esecutivo della Sail, secondo Bloomberg.

Jiang Mianheng è stato posto al vertice dell’influente Sail nel settembre del 1994, senza alcuna esperienza manageriale o know-how finanziario: secondo quanto supposto nel 2013 dallo studioso Wing-Chung Ho, la sua nomina era dovuta «principalmente al suo essere un principino». Il termine principino si riferisce ai figli dei dirigenti del Partito rivoluzionario, e Jiang Zemin stesso ha avanzato delle rivendicazioni su questo immenso potere ereditario, perché sostiene di essere il figlio adottivo di Jiang Shangqing, uno zio morto combattendo i Giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Attraverso la Sail, il giovane Jiang Mianheng è stato in grado di investire miliardi nella costruzione della rete di infrastrutture di telecomunicazione di Shanghai e, successivamente, ha comprato varie azioni di China Netcom, ribaltandone la situazione finanziaria. La compagnia di telecomunicazioni statale in difficoltà è stata trasformata nella più grande impresa di telecomunicazioni in Cina, appena tre anni dopo che Mianheng ha iniziato a supervisionarne le operazioni. Mianheng non aveva alcun ruolo formale nell’azienda al tempo, ma Edward Tian, CEO di China Netcom nel 2007, si è lasciato sfuggire in una conversazione con il ricercatore Bo Zhiyue che Jiang Mianheng era «il capo effettivo della compagnia».

La convergenza fra politica e potere sembra abbia aiutato il ‘Re delle Telecomunicazioni’ – così era soprannominato Jiang sui media Cinesi all’estero – a sopravvivere alle rivelazioni potenzialmente dannose fatte trapelare dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, riguardanti la massiccia corruzione che lo ha coinvolto. Un anno dopo, China Netcom si è accorpata a China Unicom e Jiang ha continuato con la sua gestione da dietro le quinte.

Mentre era impegnato a dirigere l’impero delle telecomunicazioni, Jiang Mianheng è stranamente riuscito ad ottenere la nomina più alta nel più prestigioso istituto di ricerca scientifica cinese, nonostante non avesse mai raggiunto alcun risultato accademico.

Dal 1999 al 2001, Jiang è stato vice presidente dell’Accademia Cinese delle Scienze. Nel 2005, è divenuto presidente della succursale dell’accademia di Shanghai, ma nel 2015 si è dimesso «a causa dell’età», un curioso sviluppo dato che Jiang era ancora lontano dall’età di pensionamento ufficiale.

Questo pensionamento anticipato è un chiaro segno che il clan di Jiang si trova sotto una forte pressione politica.

LO SI DICEVA DA TEMPO

La situazione critica presente di Jiang Mianheng era stata anticipata da un’informazione di una fonte attendibile comunicata a Epoch Times, e da persistenti voci di media in lingua cinese d’oltremare.

A marzo, Zheng Enchong, un rinomato avvocato di Shanghai che è stato messo agli arresti domiciliari dopo costanti contrasti con i compagni di Jiang Zemin nella città, ha rivelato a Epoch Times che Jiang e i suoi figli, Jiang Mianheng e Jiang Miankang, erano stati sottoposti a una parziale limitazione della libertà di movimento.

La soffiata gli era giunta da una fonte estremamente attendibile. Il fatto che questa persona abbia potuto trasmettere liberamente informazioni sensibili riguardo la famiglia di Jiang, dimostra che le informazioni che Zheng ha ricevuto sono veritiere: il potere dei Jiang è in declino.

Xin Ziling, un esuberante ex funzionario con connessioni con i vertici politicamente moderati del Partito, parlando con la stazione radio internazionale Sound of Hope, a maggio, ha detto che Xi Jinping ha completato le indagini sulla corruzione nei confronti dei figli di Jiang Zemin e di quelli di Zeng Qinghong, il braccio destro di Jiang ed ex vice presidente del regime.

I media di Hong Kong hanno ipotizzato per molto tempo che Jiang Mianheng fosse stato bersaglio di un’operazione di arresto, ma nessuno garantisce dettagli specifici quanto quelli dell’inchiesta dell’edizione di giugno del Chengming Magazine.
Chengming, una rivista di politica conosciuta da tempo per aver pubblicato accurate inchieste sugli sviluppi dell’élite politica di Pechino, ha scritto che il 14 maggio la Commissione Centrale per le Indagini Disciplinari ha convocato Jiang Mianheng per un colloquio formale. Gli ispettori disciplinari hanno richiesto che Jiang dichiari le attività economiche e gli averi suoi e della sua famiglia, notizie che confermano le informazioni che Epoch Times ha recentemente ottenuto.

UN’OPERAZIONE GRADUALE

L’arresto di Jiang Mianheng non sorprende coloro che sono a stretto contatto con la campagna anti-corruzione del leader del Partito Xi Jinping.

Le purghe, operate da quando la campagna ha avuto inizio nel 2013, hanno seguito strettamente uno schema: gli ispettori disciplinari hanno sempre preso di mira inizialmente i funzionari con le cariche più basse, prima di annunciare le indagini sui loro leader politici nelle settimane o mesi seguenti. Poi, a seconda dello status o dell’influenza del gruppo di elite in custodia, vengono attuati ulteriori arresti, trasferimenti forzati o pensionamenti obbligati, per liberare gli organi di Partito o le imprese di Stato dall’influenza del gruppo.

Il caso dell’ex zar della sicurezza Zhou Yongkang è un buon esempio. Durante i primi mesi del 2013, i compagni di Zhou, mentre erano ai rispettivi posti di lavoro – una compagnia petrolifera della provincia di Sichuan e l’apparato di sicurezza statale – sono stati trascinati via dalla polizia disciplinare del Partito. Zhou è stato formalmente indagato un anno più tardi e poi condannato all’ergastolo nel luglio 2015.

Gli agenti della polizia disciplinare del Partito sembra che abbiano iniziato a lavorare par arrivare a Jiang Mianheng a partire dalla fine del 2014.
I primi ad essere indagati sono stati due alti dirigenti di China Unicom, Zhang Zhijiang e Zong Xinhua. Nel febbraio 2015, gli ispettori disciplinari hanno pubblicato una feroce inchiesta su China Unicom, constatando che i suoi impiegati erano coinvolti in atti di corruzione e di prestazioni sessuali in cambio i favori. A fine anno, Chang Xiaobing, l’ex presidente di China Unicom è stato purgato.

A novembre 2015, la sezione di Shanghai dell’agenzia disciplinare interna del Partito ha iniziato le indagini alla Shanghai Alliance Investment Ltd, il ‘salvadanaio’ di Jiang Mianheng. Gli accademici vicino a Jiang Mianheng sono stati presi di mira allo stesso modo. A ottobre 2015, Shi Er’wei, direttore aggiunto dell’Accademia Cinese delle Scienze, che spesso è apparso in pubblico insieme a Jiang durante gli eventi accademici, è stato improvvisamente rimosso dalla sua carica. I media di Stato non hanno fornito alcuna spiegazione su questa decisione.

Anche gli alleati di Jiang Mianheng negli organi di Partito sono stati colpiti. Il più rilevante fra questi è il caso di marzo 2015 di Ma Xiaodong, l’ex vice presidente aggiunto dell’ufficio della scienza e dell’informazione tecnologica.

Ma Xiaodong è noto per essere stato determinante nello sviluppo del ‘Golden Shield Project’, un avanzato sistema di sorveglianza che prende di mira i dissidenti e i praticanti del Falun Gong, una disciplina spirituale che è stata oggetto di una campagna di persecuzione nell’intera nazione per ordine di Jiang Zemin. Secondo quanto ha affermato l’attivista-scrittore Wang Yuanfei, Jiang e suo figlio Mianheng sono stati coinvolti nel Golden Shield.

IL BOSS FINALE

Se la purga di Zhou Yongkang (l’ex zar della sicurezza il cui arresto sembrava una volta impensabile) costituisce un significativo esempio di come procede il modello anti-corruzione di Xi Jinping, l’arresto di Jiang Mianheng è allora il primo passo per arrivare all’arresto di suo padre.
Xin Ziling, ex funzionario della Difesa, ha affermato: «Come di consueto, ci si muove inizialmente con i discendenti, i figli».

La motivazione di Xi per l’estromissione di Jiang Zemin e della sua rete politica è la propria sopravvivenza. Secondo delle fonti nel Partito, nel 2012, Wang Lijun, l’ex capo della polizia della città Chongqing, ha rivelato un complotto degli alleati di Jiang – ovvero del membro del politburo e governatore di Chongqing Bo Xilai e dello zar della sicurezza Zhou Yongkang – per soppiantare Xi dopo la sua presa del potere ufficiale. Xi, in un recente discorso, ha accennato indirettamente a questo tentativo di colpo di stato quando ha parlato dei «cospiratori», e dei «demolitori e divisori».

Poiché le politiche cinesi sono altamente personalistiche, la campagna di Xi potrà giungere a una conclusione solamente con l’arresto di Jiang Zemin. Secondo Xi Ziling, fino a quando Jiang Zemin non sarà crollato, «il suo gruppo avrà sempre speranza e fede». Xi sembra avere compreso questo punto e pare abbia già messo in guardia Jiang fin dall’autunno del 2015.

Il 10 agosto, il People’s Daily, media portavoce del Partito, ha pubblicato un editoriale in cui raccomandava ai leader del Partito ormai ritirati di non interferire nella leadership presente. Due settimane dopo, una grossa stele di roccia con al di sopra una citazione di Jiang è stata rimossa dal giardino della sezione principale di addestramento scolastico del Partito.

In un libro di raccolta dei comizi pubblicato nel gennaio scorso, Xi accusava alcuni leader del partito di essere diventati Taishang Huang, espressione che indica il potere proveniente da dietro le quinte: una citazione probabilmente indirizzata all’influenza in stile ‘padrino’ di Jiang Zemin.

Ci sono, inoltre, altri segni che indicano che i movimenti di Jiang Zemin sono stati limitati. L’ex leader, ad esempio, non era presente nella lista degli ospiti dei recenti funerali dei quadri del Partito, un’assenza altamente simbolica poiché la presenza ad un evento pubblico è utilizzata da lungo tempo come indicatore di posizione politica.

Nel maggio di quest’anno, il periodico politico di Hong Kong The Trend ha riportato che a 1.500 funzionare di alto grado, con le loro rispettive famiglie, includendo quella di Jiang Zemin e molte altre dei suoi alleati, è stato impedito di fare viaggi all’estero. Questi funzionari devono inoltre consegnare il loro passaporto all’agenzia disciplinare del Partito e fornire i dati riguardanti tutte le loro proprietà e attività finanziarie.

Precedentemente, ci si chiedeva se Xi Jinping si sarebbe mai mosso contro Jiang Zemin. Ora non sembra più una questione relativa al ‘se’, ma al ‘quando’.

Articolo in inglese: Son of Former Chinese Leader Jiang Zemin Said to Be Under House Arrest

 
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