Expo, come lo ricorderemo?

Come tutti i viaggi, anche quello di Expo Milano 2015 è ormai giunto al termine. Dopo 6 mesi di flussi internazionali l’Esposizione Universale chiude i battenti, lasciando spazio a una riflessione collettiva. Perché Expo 2015 è Milano, e quindi Italia, e riguarda un po’ tutti. Ma quanto pensiamo ci abbia rappresentato? E soprattutto, quali presupposti lascia per il futuro?

Guardando alla chiusura di questa ‘vetrina sul mondo’, sono tante le cose che saltano all’occhio. Ricorderemo sicuramente i panini più improbabili, le code interminabili, la pizza più lunga del mondo, le vicende giudiziarie, gli scontri del primo maggio, le immagini dei padiglioni, l’Albero della Vita e tanto altro ancora. Attraverso alcuni di questi particolari, nel bene e nel male, si possono vedere le caratteristiche del nostro Paese. Alcuni aspetti sono da valorizzare al meglio – la varietà agroalimentare, il contatto con la natura, la possibilità di lavorare per i giovani. Altri invece devono essere affrontati a viso aperto e in tutto il territorio nazionale, dato che non c’è bisogno di dire che associazioni a delinquere, corruzioni, burocratizzazioni ed evasioni fiscali siano nemici del Bel Paese.

Nonostante alcuni aspetti oscuri abbiano caratterizzato la gestione di Expo, sembra che l’aspirazione internazionale alla partecipazione sia stata soddisfatta. Abbiamo visto tutti la mania per i padiglioni del Giappone o della Corea, che negli ultimi periodi avevano file che raggiungevano le 6 ore di attesa, o l’incredibile forza di Paesi come il Nepal (a cui è stato destinato un fondo per le persone colpite dal terremoto nel paese asiatico) e le Maldive, che hanno collaborato con l’università Bicocca di Milano per lo sviluppo di un progetto di gestione ecosostenibile degli ambienti tropicali marini.

Il 15 ottobre Expo ha raggiunto l’obiettivo dei 20 milioni di visitatori che era stato annunciato dal Commissario Unico Giuseppe Sala agli inizi di maggio. Quindi, alla vigilia del World Food Day, con la partecipazione del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stata rivendicata la vittoria sostanziale dell’Esposizione. Ma può essere utile nel lungo termine una vittoria del genere?

Secondo alcuni analisti, per l’Italia questa Expo era soltanto un punto di partenza: da un certo punto di vista, l’Esposizione Universale è stata una rampa di lancio per la progettazione di nuove collaborazioni ecosostenibili tra i Paesi. D’altro canto, le iniziative etiche ed alimentari che sono nate all’interno di Expo, come la Carta di Milano, dovranno avere un seguito: ogni singolo cittadino, associazione, impresa e istituzione dovrà infatti assumersi le proprie responsabilità, nell’idea che il mancato diritto al cibo e al futuro delle prossime generazioni sia la violazione di un diritto umano fondamentale.

In questo modo, si chiude la porta di Expo, e si apre la porta di ognuno di noi, nella quale avremo a che fare con noi stessi e con la nostra morale, per capire cosa intederemo valorizzare nell’ottica di un futuro ecosostenibile. Un futuro nel quale i figli dei nostri figli ci potranno ringraziare per le scelte che abbiamo fatto.

 

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