Espianto forzato di organi in Cina sollevato al Parlamento Europeo

L’esperienza europea di genocidio nel XX secolo e la mancanza di volontà politica nel fermarlo, è risuonata ancora nel continente attraverso una conferenza presso il Parlamento europeo che ha recentemente fatto riflettere su una particolare barbarie del XXI secolo: il massacro da parte della Cina comunista di prigionieri di coscienza per il commercio illegale dei loro organi.

«Questo è moralmente devastante», ha detto Tunne Kelam, membro del Parlamento europeo, dopo aver ascoltato una serie di relatori discutere sull’argomento. «Se non prendessimo in seria considerazione tale crimine, diventeremo anche noi moralmente e politicamente responsabili».

L’audizione del 29 gennaio presso il Parlamento europeo è stata ospitata da Edward McMillan-Scott, vicepresidente del Parlamento e sostenitore dei diritti umani in Cina. Sono intervenuti otto relatori che hanno discusso di vari aspetti della violazioni dei diritti umani nel Paese comunista.

Alcune delle testimonianze più drammatiche provenivano dal dott. Enver Tohti, un chirurgo uiguro che negli anni 90 ha personalmente partecipato al prelievo forzato di organi da prigionieri uiguri — prima che queste tecniche cominciassero ad essere utilizzate sulla crescente popolazione carceraria e in particolare sui praticanti del Falun Gong nel 1999 e nel 2000. Tohti è già stato intervistato sul tema in precedenza, ma la sua apparizione in questo dibattito ha rappresentato la sua prima testimonianza pubblica.

Nel 1995, «sotto l’occhio vigile del suo supervisore… ha effettuato un espianto chirurgico di fegato e reni da un uomo ancora in vita», secondo un resoconto del giornalista investigativo Ethan Gutmann, pubblicato lo scorso anno.

Anche Gutmann ha partecipato al dibattito fornendo una stima secondo cui dal 1999, 65 mila praticanti del Falun Gong sono stati uccisi al fine di vendere i loro organi. Tuttavia il numero effettivo potrebbe essere molto più elevato.

Il Falun Gong è un’antica pratica spirituale di origine cinese che il regime comunista ha iniziato a perseguitare nel 1999, dopo che il numero dei praticanti aveva superato i membri del Partito.

Coloro che sono al governo nei principali Paesi occidentali sembrano trovare inquietante l’idea di affrontare un regime comunista che cresce quotidianamente in termini di peso internazionale, secondo quanto affermato il 29 gennaio da Gutmann e altri oratori.

Alla luce di tali abusi, Kelam ha accusato la comunità internazionale, in senso lato, di aver deliberatamente messo la testa sotto la sabbia sulla questione della Repubblica Popolare Cinese. «Al giorno d’oggi, dato che le informazioni non si possono nascondere, non possiamo far finta di non averle; ne abbiamo a sufficienza per trarre una conclusione», ha detto.

Egli ha aggiunto che il non agire deriva dalla mancanza di coraggio. Kelam ha fatto un paragone tra l’approccio generale alla Cina in voga ai giorni nostri — ovvero tentare di affrontare silenziosamente gli abusi dei diritti umani — e la debolezza di Neville Chamberlain, ex primo ministro britannico, nell’affrontare un Hitler in ascesa.

Kelam ha inquadrato il problema in termini di responsabilità morale di ogni individuo: «Io non sono un’unità statistica, ma una persona indipendente e posso fare la mia scelta, anche se ciò è rischioso; è per salvare la propria anima, la propria integrità e per stabilire la propria posizione come cittadino responsabile».

Man-Yan Ng, un membro del consiglio di amministrazione della International society for Human Rights (Ishr), ha detto che molte delle difficoltà nel trattare la questione degli espianti forzati di organi in Cina, è che si tratta di un crimine organizzato dallo Stato stesso. «Anche in altri Paesi, come quelli africani e altri, vi è l’espianto [forzato, ndt] d’organi, ma è gestito da gangster, tanto che è possibile indagare. Ma in Cina è gestito dallo Stato».

A due principali ricercatori sull’espianto forzato di organi in Cina, i canadesi David Kilgour — ex membro del Parlamento — e David Matas, avvocato per i diritti umani, sono stati negati i visti per svolgere le loro indagini in Cina. «Un criminale non ammetterà mai di esserlo», ha detto Ng. «Quindi, in questo caso, il criminale è lo Stato ed è questo che differenzia l’espianto forzato di organi in Cina da tutti gli altri Paesi. Ecco perché è così grave».

Leonidas Donskis, un altro membro del Parlamento europeo, ha presentato una conferenza chiamata: China’s alternative version of modernity as a threat to human rights [Versione alternativa della modernità cinese: una minaccia per i diritti umani].

Egli ha detto che il portare alla luce le prove sul prelievo forzato di organi nel 2006 «è stata un’esperienza rivelatrice e la gente ha capito che in Cina c’è qualcosa di diabolico, qualcosa di assolutamente infernale».

Quasi sette anni più tardi, nonostante la lentezza dei progressi, gli è parso che le cose siano cambiate: «Che dire, qualche tempo fa non avrei mai immaginato che una tale conferenza, pienamente rappresentata dai Ministri del Parlamento europeo [potesse avere luogo, ndt]», ha detto. «Abbiamo così tanti dissidenti cinesi qui: vi sono medici cinesi, avvocati cinesi, studiosi cinesi. Prendono posizione, partecipano e questo è molto importante. Sono loro la vera speranza».

Video di Ntd Television

Articolo in inglese: West Faces Neville Chamberlain Moment

 
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