Escalation militare fra Nato e Russia

Di recente, Vladimir Putin ha organizzato delle esercitazioni militari internazionali, ostentando i suoi lanciamissili balistici, in seguito all’imminente pericolo accusato dalla Russia sullo scoppio di «nuova guerra mondiale» in Siria. Il presidente russo ha anche congedato tutti gli ufficiali della sua flotta navale nel Mar Baltico, perché avrebbero rifiutato di fronteggiare le navi della Nato.

«Di fronte all’aggressione russa», il 10 febbraio, gli Stati Uniti hanno risposto con l’annuncio che raddoppieranno gli addestramenti e le esercitazioni con i partner Europei.

Più di recente, la Nato ha approvato i piani per inviare oltre 4 mila soldati divisi in quattro battaglioni in Polonia e negli Stati baltici per contrastare la Russia. Gli alleati Nato, dal 7 al 17 luglio, hanno inoltre effettuato in Polonia le più grandi esercitazioni militari dalla fine della Guerra Fredda.

Le tensione fra Nato e Russia si avvicina a un punto critico e il tentativo di allentarla, con il meeting del 13 luglio fra i ministri delle due parti, ha avuto un impatto minimo. Nato e Russia si accusano infatti a vicenda di atteggiamenti «aggressivi» e «bellicistici», mentre cercano di superarsi a vicenda al fine di incrementare la rispettiva presenza dissuasiva militare lungo i confini russi.

RESTAURAZIONE DI UN IMPERO

La questione principale alla base del contrasto fra Russia e Nato è l’Ucraina, ma parallelamente spunta all’orizzonte lo spettro di eventuali conflitti nei Paesi baltici.

Dall’era sovietica a oggi, ci sono stati pochi cambiamenti nelle operazioni di intelligence russe, secondo Naveed Jamali, professore emerito di sicurezza nazionale all’Istituto di Ricerca delle Politiche Estere, con un’ampia prospettiva sulle operazioni di spionaggio russe, nonché autore di Come Catturare una Spia Russia.

Jamali ha passato quattro anni come agente infiltrato dell’Fbi nel maggiore servizio di controspionaggio russo. Inoltre, i suoi genitori hanno prestato servizio per 20 anni nell’Fbi in operazioni di spionaggio verso la Russia: «Il punto è che non sono mai cambiati, hanno mantenuto la stessa missione, le stesse finalità, le stesse condizioni e lo stesso atteggiamento».

Uno dei punti chiave da capire è che la Russia è sempre stata «fortemente interessata allo spionaggio militare», spiega Naveed Jamali: «Non agiscono come i cinesi, che hanno provato a rubare un propulsore così da poterne capire la tecnologia e copiarlo: i russi cercano di conoscere le nostre competenze militari così da poterle neutralizzarle in un più tradizionale scontro ‘esercito-esercito’».

Certamente, per la maggior parte delle nazioni, l’obiettivo delle operazioni di intelligence è di ottenere informazioni sui modelli operativi degli altri Paesi, dai processi di reazione diplomatica e militare, e perfino sull’ora di punta peggiore in città specifiche. Le definiscono «tattiche, tecniche e procedure», l’obiettivo è comprendere e prevedere come un avversario reagirà a uno specifico incidente. «Quando si parla di voci di aggressioni militari non mi sorprendo – ha detto Jamali – perché li ho visti raccogliere informazioni [sulla capacità di reazione dell’Occidente, ndr] per vent’anni».

«I russi hanno sempre considerato gli Stati Uniti come il loro principale nemico. Quelli con cui ho avuto a che fare quando si trovavano qui si sono sempre considerati dietro alle linee del nemico» – ha continuato – e con le recenti tensioni, «ho interpretato questi episodi come una progressione naturale di un qualcosa che è andato avanti per molto tempo».

«La Russia ora vede un vuoto e dato che da sempre reclamano un “impero sovietico”, perché non agire? Con la Nato e l’Eu alle corde, chi oserà dire qualcosa? Si tratta di una mossa intelligente e calcolata».

LA STORIA

Le tensioni fra Nato e Russia non possono essere viste esclusivamente come un problema di una delle due parti, secondo quanto sostiene James W. Carden, giornalista collaboratore di The Nation e direttore esecutivo della Commissione Americana per gli Accordi fra Occidente e Oriente EastWestAccord.com.

«L’intera vicenda è basata su un malinteso. Tutto quello che sta succedendo si basa su un fraintendimento», sulla questione della Guerra Civile in Ucraina, Carden ha dichiarato anche: «Non voglio far sembrare che la Russia abbia giocato un ruolo di aiuto in tutto questo», constatando anche che la Russia ha usato questa opportunità per l’annessione della Crimea avvenuta nel 2014. E si è domandato anche: «Noi siamo stati d’aiuto?».

Carden sostiene che la Russia abbia favorito le forze filo-russe nell’Est Ucraina assegnando un consulente russo ogni tre militari. Ma, sebbene questo fatto sia stato fortemente pubblicizzato per fare della Russia l’aggressore, Carden ha voluto anche sottolineare che la Nato ha addestrato le truppe della fazione avversaria.

Il conflitto non può essere estrapolato dal contesto storico, secondo Carden. L’Ucraina nella Storia è stata per lungo tempo parte della Russia e il giornalista sostiene che gli ucraini dell’est sono diversi da quelli dell’ovest. L’Ovest, infatti, in diverse fasi della storia ha fatto parte dell’impero Austro-Ungarico, mentre l’Est si appoggiava maggiormente alla Russia.

All’interno del rapporto sul conflitto durante la sua permanenza in Ucraina, Carden ha dichiarato che non ritiene che in futuro la Russia voglia l’est dell’Ucraina, e mantiene lo stesso punto di vista anche sulle voci riguardanti il fatto che la Russia sia interessata ad accaparrarsi dei Paesi baltici. Secondo lui, i leader russi sanno che invadere dei Paesi che fanno parte della Nato significherebbe rischiare di far scoppiare una guerra nucleare.

Analizzando il punto di vista dei russi, secondo Carden, questa popolazione è rimasta circondati dalle forze della Nato, per questo la Russia sta reagendo spiegando le proprie difese lungo i confini.

«Questa è una grave mancanza di empatia», sostiene l’esperto interrogandosi su come la maggior degli americani si sentirebbe se si trovasse nella stessa situazione, cioè se una coalizione di Stati rivali disponesse i propri battaglioni lungo il confine americano. Per la Russia «si tratta di una paura reale e concreta». Per gli Stati Uniti la Seconda Guerra Mondiale è un ricordo lontano, ma per la Russia si tratta invece di «storia attuale».

Carden sostiene che la Russia ha fatto parecchi affari con la Cina, «ma i russi sono terrorizzati dal fatto che un giorno i cinesi potrebbero accaparrarsi l’Estremo Oriente» e hanno gli stessi timori anche riguardo il versante ovest dalla Nato e dagli Stati Uniti.

LA CRISI ECONOMICA

La situazione tormentata dell’economia in Russia e in Occidente potrebbe aver amplificato la tensione in entrambe le parti.

Nel 1990, appena prima del collasso dell’Unione Sovietica, gli economisti Fred Harrison e Mason Gaffney facevano parte di una delegazione che per 10 anni ha esercitato pressioni sui leader russi per creare un nuovo modello di tassazione per un’economia libera.

Harrison, autore di Rent Unmasked, ha espresso la speranza, sua e del collega, di costruire un nuovo modello economico per la Russia, «non solamente per dare prosperità, ma per assicurare la pace, perché le due cose sono intrecciate». Se il corso della Storia fosse andati in un modo diverso, Harrison crede che la Russia avrebbe «costruito un’economia libera che sarebbe potuta essere la migliore del mondo».

Ma la riforma economica ha invece fallito, lasciando la Russia con «una società e un’economia sbilanciate, con elevate differenze fra la classe superiore e quella inferiore».

Harrison sostiene che la fallita economia russa abbia portato i suoi leader a cercare un diversivo. «Putin ha questo problema adesso.  In qualche modo ha mantenuto la stabilità sociale ma non ha portato prosperità al popolo russo». E «quando le cose ti sfuggono di mano in casa, inizi a prendere iniziativa all’estero».

Gaffney, che ha esercitato pressioni sulla Russia insieme a Harrison, ha dichiarato che le economie europee che stanno fallendo, hanno anch’esse portato a una riduzione della presenza militare e questo ha incoraggiato lo scontro: «L’Unione Europea si sta indebolendo drasticamente, lo dimostra anche il Brexit – senza contare l’atteggiamento ribelle dei Pigs [Portogallo, Italia, Grecia, Spagna, ndt] – che certamente fa parte di quello che incoraggia Putin a mostrare i propri muscoli. L’Unione Europea non fa più spaventare per le ambizioni della Russia come lo era in passato».

Harrison crede inoltre che questo non sia un problema che riguarda solo una delle due fazioni, ritiene infatti che la Nato stia affrontando gli stessi problemi e che debba condividere le stesse responsabilità: «Le banche italiane sono del tutto in bancarotta e la Grecia è ostaggio dell’ideologia dell’austerità. Allora che cosa si può fare? È opinione diffusa che dall’altro lato del confine si nasconda una minaccia, che sarebbe meglio dare il via alle esercitazioni della Nato, affilare le armi e spingere le fabbriche a produrre ancora». E ancora: «L’Europa dipende dalla Russia per l’approvvigionamento di gas. Dovremmo essere amici della Russia, ma invece stiamo agitando le sciabole».

Gli eserciti si stanno concentrando lungo entrambi i lati del confine russo, e questo è un «cocktail letale», commenta Harrison. «Basterebbe l’errore di un idiota» per mettere a rischio l’intera regione, un episodio simile allo «Sparo sentito in tutto il mondo» che ha fatto scoppiare la Prima Guerra Mondiale.

?Articolo in inglese Distrust Escalates Tensions Between Nato and Russia

 

 
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