Doping, uso, abuso e misuso di farmaci

Il 16 dicembre si concluderà il Master universitario di I livello Doping uso, abuso e misuso di farmaci nello sport, nato su richiesta della Farmacologia di Udine, approvato e finanziato dal Ministero della Salute. Lo scopo è formare esperti negli Enti di Promozione Sportiva, per diffondere la cultura del corretto uso di farmaci, medicamenti e integratori nello sport, soprattutto tra chi pratica un’attività sportiva non agonistica.

Lo studente Stefano Boscarato, dottore in scienze motorie e scienza dello sport, si è attivato con una serie di progetti all’interno delle scuole, ed ha organizzato un convegno patrocinato dal Comune di Conegliano.

A pochi giorni dal termine del Master, Epoch Times lo ha intervistato chiedendogli un parere sul fenomeno doping e su come arginarlo.

Come vede la situazione attuale del fenomeno doping?

Il panorama a livello nazionale è relativo ad un abuso sia a livello di palestre, come può essere una palestra di bodybuilding, sia all’interno di società sportive. Però c’è stato negli ultimi anni anche un uso legato ad attività lavorative e ad attività amatoriali, come lo sportivo della domenica che magari cerca di ricorrere a qualche piccolo aiuto per poter fare la prestazione.

Il fenomeno è sempre più diffuso, soprattutto perchè la reperibilità dei prodotti è piu alta: tramite internet chiunque, anche in questo momento, può ordinare qualsiasi tipo di sostanza, o la maggior parte dei principi attivi farmacologici, e farsi il proprio programma un po’ ‘fai da te’.

L’abuso di farmaci è pericoloso; cosa manca a livello informativo per mettere in guardia le persone?

Al giorno d’oggi si assumono dei farmaci molte volte con leggerezza. Quindi anche una sostanza che può risultare dopante viene assunta molte volte senza che si sia di questo consapevoli, in quanto sia alcune società sportive, sia alcuni forum su internet. spiegano nel dettaglio come assumere e come fare per ottenere queste sostanze.

Su internet si possono ottenere informazioni corrette?

C’è il sito del Ministero della Salute, dove possiamo trovare tutte queste informazioni. Poi c’è il sito del Coni. Poi c’è il sito della Wada. Canali ufficiali ce ne sono assolutamente. Il problema sono i canali non ufficiali. Nel senso che ormai tutti parlano di tutto sensa cognizione di causa.

Secondo lei cosa induce una persona a doparsi?

Sono tanti i motivi. Molte volte è un’insicurezza di base: spesso chi inizia a fare sport viene sovraccaricato di responsabilità, e, di conseguenza, essendo che abbiamo delle capacità limitate come tutti gli esseri umani, siamo costretti a compiere delle prestazioni sempre straordinarie, altrimenti non siamo considerati. Allora una persona cerca di aiutarsi in qualche modo. Finche ci aiutiamo con l’alimentazione e con l’integrazione seguita dal medico sportivo va bene. Quando si va in sostanze che non sono permesse è chiaro che non va più bene, soprattutto per la salute. Però questo sovraccarico di performance a tutti i costi spinge una persona a ricorrere a questi metodi. È questo “bisogna assolutamente vincere sempre e comunque”; non c’è la cultura della sconfitta.

Quali situazioni possono portare all’abuso di farmaci?

Il passaggio è legato un po’ al passaparola. Molte volte una persona all’interno di un ambiente sportivo, come esempio la palestra. C’è sempre chi conosce queste sostanze. C’è un po’ un passaparola generale. Uno inizia con l’integratore; poi vede che l’integratore non basta più; allora bisogna prendere quel ‘farmaco’; fare un ciclo; iniziare per un periodo; poi aumentare le dosi. E da lì il fenomeno va avanti. Ci possono essere altri casi, ma questo può essere un esempio.

Le persone di quali fascie di età abusano di più dei farmaci?

Ovviamente non i bambini; dai ragazzi che iniziano a fare sport, soprattutto nel settore professionistico, fino ad arrivare agli adulti. Dipende dal contesto: molte volte questo avviene in un contesto amatoriale, poi ci sono società in cui questo non avviene per nessun motivo, e società in cui avviene in minima parte, oppure anche in società in cui non si sa che avvenga, perchè gli sportivi lo assumono di loro iniziativa. Difficile capire. Bisogna puntare più che altro sul discorso della prevenzione.

Qual è la strategia migliore per arginare il problema?

Molto semplice: basterebbe lavorare in collaborazione con le scuole in cui passano tutti i ragazzi che poi, un domani, saranno i professionisti dello sport, e cominciare a fare una corretta diffusione dell’informazione. Magari all’interno delle lezioni di educazione fisica, o magari creare dei moduli appositi. Dipende se c’è la volonta del Ministero dell’Istruzione. Perché se c’è la volontà si fa tutto; se non c’è la volonta, se non ci sono i fondi, se non vengono attivati o coordinati esperti che possono diffondere questo messaggio, prevenire è abbastanza difficile.

L’obbiettivo del master è quello di formare dei professionisti del settore che diffondano il messaggio. Però in realtà non c’è poi un iniziativa coordinata. Ci sono degli episodi un po’ sporadici. Per esempio c’è stato Donati a Conegliano, una settimana prima del nostro convegno, che ha fatto un intervento, al (teatro) Accademia, con delle scuole.

La sua proposta?

Un’idea intelligente dal mio punto di vista sarebbe che all’interno del programma didattico annuale delle materie sportive di tutte le scuole di ogni grado, partendo proprio dall’elementari, fosse inserito proprio il modulo in cui si parla del doping.

Quali sono le indicazioni fondamentali generali da dare a livello informativo?

È molto semplice: consultare il medico di base o il medico sportivo della società prima di assumere qualsiasi sostanza. Quindi, per qualsiasi tipo di cosa io assumo, prima devo chiedere di cosa si tratta e rivolgermi al mio medico di base se faccio attività amatoriale; oppure al medico sportivo, se è presente nella società. In questo modo c’è un controllo totale.

Ha un’alternativa al doping?

Ho un’idea abbastanza chiara di cosa fare. Per avere effetti benefici sulla salute, al giusto costo, con un metodo che sia legale, corretto anche dal punto di vista etico, bisogna seguire un piano alimentare adeguato, tramite un medico sportivo nutrizionista, un’equipe di professionisti che sanno cosa è giusto fare per un determinato sport, legato anche a un corretto allenamento: perchè molte volte l’equipe che prepara gli atleti, magari, non cura adeguatamente la preparazione fisica, e di conseguenza gli atleti sono soggetti a molti infortuni, non riescono a rendere, e quindi tentano di ricorrere a metodi un po’ ‘particolari’.

E in merito agli integratori alimentari?

Non è che siano da bandire come sostanze che fanno male alla salute, però vanno inserite in un contesto. Facciamo l’esempio di una società professionistica, bisogna calibrare bene la preparazione fisica annuale con una programmazione corretta. Programmare l’alimentazione e programmare i cicli di integrazione. Se questo viene fatto in maniera sinergica, tutto ha un giusto posizionamento, e poi tutto funziona. Se invece tutto viene fatto in maniera improvvisata, anche l’integratore può creare dei problemi. Quindi bisogna creare un piano strutturato in queste tre fasi: intergrazione, alimentazione e preparazione fisica.

Se parliamo di professionisti, gli integratori si dividono in tre categorie: a uso plastico, quindi le proteine; ci sono quelli a uso energetico, che sono i carboidrati; ci sono quelli per integrare le perdite di sali minerali, che sono quelli idrosalinici. Queste sono le grosse categorie. Poi ci sono i micro e i macro nutrienti. Soprattutto i micro, che sono le vitamine e i minerali. Il tutto va calibrato in base al tipo di sport. In base a una programmazione annuale.

Sugli scaffali dei supermercati si trovano anche le bottigliette di bevande energetico-saline spesso assunte anche dai giovani sportivi…

Prendere la bottiglietta del supermercato così non ha nessun senso, è una follia. Per i ragazzini non ce n’è bisogno, perchè si può sostituire con del succo di frutta, della spremuta. Ci sono delle alternative: la semplice acqua va benissimo. Quelle bevande lì, in quel contesto di ragazzini non ha molto senso; per quanto riguarda i professionisti, ancora meno, perchè loro devono seguire un piano ben strutturato. Altrimenti è come navigare a vista.

Il suo messaggio conclusivo?

Prima di assumere qualsiasi sostanza informarsi da chi di competenza: se non sappiamo da chi andare, andiamo dal medico di base. Seconda cosa, se ci sono dei dubbi all’interno della propria società, parlarne con i propri genitori, parlarne con il medico di base: evitare il fai da te ed informarsi il più possibile; ma informarsi nei canali adeguati.

Intervista rivista per brevità e chiarezza.

 
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