Braccio di ferro Brennero, i pericoli per l’economia

La chiusura del passo del Brennero sarebbe nefasta non solo per i migranti che cercano di dirigersi in altri Paesi, ma per la nostra stessa economia: un terzo delle merci che su Tir valicano i nostri confini nordici, passano infatti dal Brennero.

L’Austria (con alle spalle la Germania), allo scopo di limitare il numero di profughi che varcano illegalmente il confine italiano, ha minacciato di chiudere il passo del Brennero, rinforzando i controlli. Oltre alla possibilità di stanare persone che possono nascondersi nei Tir, aiutati da camionisti bendisposti o talvolta intrufolatisi con tecniche di scasso, l’eventualità del blocco costituisce un grave minaccia economica per l’Italia.

Per il presidente del Consiglio Matteo Renzi è solo «propaganda». Una motivazione per questa posizione molto forte è infatti che il governo austriaco sembra volersi ingraziare (con questo e altri interventi anti-migranti) il suo probabile prossimo presidente, il leader di estrema destra Norbert Hofer. L’Austria è una repubblica semipresidenziale, quindi il presidente della Repubblica viene eletto dal popolo e condivide con il primo ministro il potere esecutivo, ma ha il potere di destituire quest’ultimo: da qui nascerebbe il cambio di toni preventivo del governo.

Per il professor Gian Enrico Rusconi, intervistato da La7, la faccenda non è così semplice come dice il premier: «L’Austria non avrebbe mai fatto questa manovra dimostrativa se dietro non ci fosse la Merkel», sostiene il professore, affermando che Renzi «probabilmente sopravvaluta il carattere amichevole, gentile, mai sopra le righe della Merkel».
I due Paesi germanici in realtà intenderebbero «saggiare la resistenza degli italiani a una grossa sberla che potrebbe arrivarci addosso».

DISASTRO ECONOMICO?

L’Ufficio studi della Confartigianato (Cgia) ha analizzato i dati Alpininfo riferiti all’ultimo anno disponibile, il 2013, tracciando un quadro molto pesante per l’economia italiana. Sono infatti 89 milioni le tonnellate di merci che transitano per i nostri confini nordici ogni anno, con i Tir. Di questi, un terzo (29 milioni) passano dal confine del Brennero. Altri 11,7 milioni di tonnellate, sostiene lo studio della Cgia, vi passano mediante ferrovia.

«Secondo uno studio redatto dall’associazione degli autotrasportatori belgi – afferma Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia – ogni ora di lavoro costa mediamente 60 euro. Con un ritardo di sole 2 ore è stato stimato un aumento dei noli del 10 per cento che ricadrà, nel medio e lungo periodo, sui costi e quindi sui prezzi dei prodotti e di conseguenza sul consumatore finale».

Secondo la Cgia c’è anche il rischio che, con l’aumento dei controlli, molti operatori stranieri nel settore degli autotrasporti potrebbero insediarsi in Italia, ostacolando i nostri. Lo studio segnala inoltre che per l’Europa intera, la revoca/sospensione degli accordi Schengen (e quindi la ripresa dei controlli ai confini) porterebbe a decine di miliardi di danni annui per la minore crescita, causata dall’aumento del prezzo delle importazioni. Nel peggiore dei casi la perdita potrebbe arrivare fino a 94 miliardi l’anno.

 
Articoli correlati