Dieta fruttariana, quando benessere, salute e bellezza si incontrano a tavola (Parte II)

Prosegue la seconda parte dell’intervista a Marco Urbisci sulla dieta fruttariana, un approccio alimentare basato sul consumo quasi esclusivo di frutta, con benefici sulla salute, la bellezza e il benessere.

Marco come sei diventato frugivoro?

Ho passato un’adolescenza colma di disturbi e malattie varie ed ero sempre in cura dai medici, che mi prescrivevano farmaci e trattamenti. Niente di grave, ma soffrivo di tanti disturbi, come molti problemi alla pelle, tra cui acne, funghi, verruche, cisti, cheloidi, porri, eczema ed epidermofizia interdigitale [più comunemente conosciuta come piede d’atleta, ndr], emicranie molto violente, problemi ai denti, problemi alla vista, con conseguente prescrizione degli occhiali, asportazione delle tonsille, a cinque anni e tutte le varie malattie infantili. Ho anche sofferto di fenomeni artritici, contratture muscolari, problemi tendinei e gastrointestinali, violenti mal di stomaco e bassa pressione sanguigna, con frequenti svenimenti. Insomma, molti problemi, accompagnati da pesanti crisi esistenziali che mi avevano portato sull’orlo del suicidio più volte.
Con il senno di poi, questa non poteva che essere la logica conseguenza derivante da un’alimentazione estremamente snaturata. Mangiavo tutti i dolci possibili e immaginabili, tutti i prodotti animali e poca frutta. Inoltre assumevo caffè e stimolanti vari, alcol e droghe leggere.
All’età di 21 anni, dopo averle provate tutte, ho avuto la fortuna di conoscere un collega a scuola che mi consigliò di provare la dieta vegetariana. Così, ho sperimentato e ho osservato che nel giro di pochissimo tempo sono cominciati a sparirmi alcuni disturbi. Voglio precisare, solamente alcuni, poiché nella dieta vegetariana una persona può sostituire la carne per esempio con la mozzarella, come facevo io, e ritrovarsi a volte con problemi peggiori dei precedenti. Comunque, notai che qualcosa era successo.

Avevi eliminato carne e pesce?

Sì e anche i derivati di cui ero ghiottissimo. Così passo 30 anni di sperimentazione, in cui mi sono letto, a partire dagli anni 80, tutti i libri disponibili sulle diete. Tuttavia, di base erano vegetariani poiché avevo compreso che avere una fetta di carne nel piatto o di prosciutto nel panino, decretava l’uccisione dell’animale. Da quel momento, da quando ebbi questa realizzazione, decisi che avrei sperimentato solo regimi alimentari vegetariani. Sperimento la dieta macrobiotica, quella energetica di Henri Chenot, la dieta Mayer, la dieta vegana: una valanga di diete e combinazioni e una valanga di alimenti, integratori e super alimenti (come il lievito di birra, il germe di grano, l’aloe, il miele, il ginseng, la pappa reale e le alghe). In questi 30 anni, ho sicuramente sperimentato cambiamenti, però alla fine, dopo dieci anni di sperimentazione e quindi verso i 30 anni, mi assesto su una dieta vegetariana con una buona quantità di frutta e verdura che, alla luce di quanto mangio ora, è una quantità minima.
Erano spariti molti problemi, ma ne permanevano molti altri, come l’acne e la stanchezza post-prandiale che mi costringeva a dormire tutti i pomeriggi anche per 2-3 ore, giustificandola con il fatto di essere molto sportivo e di avere una certa età. Pensavo fosse una condizione normale. Inoltre permanevano fenomeni artritici, tendiniti, contratture, un paio di raffreddori pesanti ogni anno e muco presente tutti i giorni. Per me questa era una disgrazia poiché sono un cantante e tutte le mattine dovevo aspettare delle ore prima di poter cantare; se avevo una rappresentazione di mattina, dovevo svegliarmi verso le 4 per far defluire il catarro depositato di notte sulle corde vocali, poiché stavo in posizione orizzontale.
A 51 anni, ho avuto l’ennesimo raffreddore ma non avevo alcun impegno canoro in vista e non avevo assunto alcun medicinale, come quelli a base di cortisone. Mi ricordai di aver letto che una dieta a base di frutta e verdura avrebbe potuto rimettermi in sesto. Provai l’esperimento ma ero molto goloso e quindi avevo bisogno di un supporto. Vado su internet e dopo 24 ore di dieta a sola frutta, scopro un libro che per me è stata una pietra miliare: Il sistema di guarigione della dieta senza muco di Arnold Ehret. Lo lessi in una sola notte, fui totalmente coinvolto, dopodiché nei giorni successivi entro nei vari forum specialistici. Da qua riesco a cogliere i nomi di nutrizionisti d’oltreoceano, prevalentemente statunitensi, che stavano portando avanti delle ricerche da tanti anni. Ordino tanto materiale relativo – libri, interviste, conferenze audio e video. In seguito, ho scoperto che diversi medici si erano dissociati dalla medicina ufficiale e avevano fondato cliniche in cui curavano malati, definiti terminali dalla scienza ufficiale, con ottimi risultati. Tra questi c’era anche lo scienziato Colin Campbell, autore del best-seller The China study.
La mia ricerca si amplia quindi a macchia d’olio e in preda al totale entusiasmo mi ritrovo dopo tre settimane con la sparizione di tutto quello che mi disturbava da tutti quegli anni, compresa una cervicalgia che avevo da 30 anni e il gomito del tennista di cui soffrivo da otto.
Inoltre, da quando sono frugivoro non ho più muco: posso cantare subito, al mattino appena sveglio, sono pieno di energia, ho una favolosa concentrazione mentale. Quando ho intrapreso questo approccio alimentare, ho perso diversi chili (ero in un leggero sovrappeso, che cercavo di eliminare da anni). Ho riscontrato anche benefici sul riposo, che adesso è meraviglioso. Mi ritrovo insomma in questo stato ‘miracolato’ con una miriade di dati a mia disposizione che voglio che siano alla portata di tutti e a quel tempo, sui testi in lingua italiana, si parla del 2010, non ne avevo trovati.

Nasce in me l’esigenza di portarli a conoscenza del pubblico. Chiedo a un paio di autori d’oltreoceano, secondo me i migliori, se sarebbero stati interessati a una mia traduzione dei loro testi e poi alla successiva pubblicazione in lingua italiana. Purtroppo mi risposero di no, e a quel punto, per puro dovere etico, mi vedo costretto a fare una cosa che non avevo voglia di fare: scrivere un libro.
All’inizio volevo che fosse molto succinto, 80-100 pagine, ma i dati a disposizione erano troppi. Nasce così il mio libro ‘Dea: dieta energia alta’ visionabile sul sito omonimo, da cui si può scaricare gratuitamente un estratto di 30 pagine, per farsi un’idea.
Ho impiegato un anno e mezzo per scrivere questo libro, lavorandoci circa 6 ore al giorno, e nonostante la fatica e la mancanza di voglia, sono rimasto soddisfatto. Questo è il libro che avrei sognato di poter leggere quando avevo 18 anni e che auguro a tutti di poter leggere almeno una volta nella vita per venire a conoscenza di una quantità di dati di cui non si parla. Poi ognuno è libero di fare le proprie scelte, ma tutte queste notizie potrebbero tornare utili anche in futuro. È un consiglio spassionato che do a tutti.

Quali benefici stai riscontrando adesso? Hai inoltre delle storie da raccontare riguardanti i tuoi amici o parenti?

Sono spariti tutti i problemi che avevo. La mia mente e il mio fisico funzionano al meglio delle proprie potenzialità. Quando le persone mi chiedono se la frutta faccia bene, rispondo in maniera un po’ provocatoria che la frutta non fa bene. Dico così poiché ritengo che questo modo di pensare sia già scorretto alla base. Seguendo il ragionamento comune, si presuppone che quello che si mangia in una dieta sia corretto e che un po’ di frutta sia salutare. Ma non è così. La macchina che va a benzina, ha bisogno di benzina per funzionare al meglio; non è la benzina che fa bene alla macchina, è la macchina che è stata costruita per rendere al meglio se rifornita del giusto carburante. Noi siamo stati costruiti (certamente ognuno con il proprio patrimonio genetico) per funzionare al meglio delle nostre potenzialità se veniamo riforniti del giusto carburante: la frutta.

Non ho quindi alcun disturbo, è bellissimo vivere così la vita. In maniera un po’ provocatoria vorrei dire che capisco chi continua ad assumere cocaina. Una volta mi chiedevo perché certe persone continuassero ad adottare questo comportamento. Poi ho compreso il motivo: è bellissimo avere tantissima energia, essere pieni di lucidità, di voglia di vivere, positività, ottimismo. È bellissimo fare sport tutti i giorni e avere tempi di recupero minimi. Per gli sportivi questa è una dieta meravigliosa. Difatti, durante la pratica sportiva, l’acidità dei muscoli deve essere smaltita e spesso sorgono contratture e quando i muscoli sono stanchi ne possono risentire i tendini. Io ero soggetto a contratture e tendiniti, ma adesso non più: posso allenarmi tutti i giorni. Questo perché la mia alimentazione non è acifidicante, ma alcalinizzante; per cui l’acidità che si produce a seguito dell’attività fisica (a patto di non eccedere), viene subito riassorbita poiché il sangue e la linfa sono già in condizione alcalina.

Hai sperimentato dei cambiamenti nel sonno?

Certo, un conto è andare a dormire con cibi pesanti nello stomaco, un altro dopo aver mangiato frutta. Anche adesso, quando trasgredisco andando a mangiare pizza o pasta, non è che mi faccia male più di tanto, ma la qualità del mio sonno cambia. Inoltre cambia anche la qualità del mio risveglio perché non sono più così energico. Quando mangio crudo la sera, sono molto attivo a livello fisico e mentale. Quando mangio invece piatti cotti, la mia energia diminuisce subito. Per non parlare poi delle rare volte in cui ho mangiato un piatto solo di verdure, anche le più semplici, come patate lesse e un altro tipo di verdura condita, a metà giornata: ho avuto una sensazione di grosso calo di energia. Quindi il cibo cotto lo mangio, al limite, solo la sera.
Addirittura succede che quando la sera sono troppo carico di energia e ho bisogno di dormire perché il mattino devo svegliarmi presto, di proposito mangio cibi cotti perché mi abbassano l’energia. Tutta questa energia durante il giorno mi permette di fare tante cose, ma quando vado a dormire, il fatto di avere lo stomaco e l’intestino liberi o non troppo impegnati dalla digestione, mi permette di avere una qualità ottimale del sonno. Questo vale anche per gli incubi. Ho passato la vita a fare brutti sogni e ho capito che derivavano da quello che mangiavo la sera precedente. A volte quando esagero con il cotto, ho degli incubi. Questo non avviene quando mangio crudo. Sono così abituato agli effetti positivi che non me ne vengono in mente altri.

Per risponderti all’altra domanda, ti posso dire che ho osservato benefici in molte altre persone, anche se non seguono questo approccio alimentare al 100 per cento, o al 90 per cento come me. Tutti hanno testimoniato le stesse cose di cui ho appena parlato. Inoltre le testimonianze possono essere lette su vari forum o gruppi facebook. L’effetto più clamoroso l’ho osservato su mia mamma che ha 86 anni: ha seguito molte delle mie scelte alimentari, in tutta la mia vita, non prende più medicine e percorre a piedi 5/6 chilometri al giorno, a volte anche 10. È una persona viva, energica e fa cinque piani di scale. Le sue amiche, che mangiano molta carne, sono piene di reumatismi, gotta, alcune devono prendere il malox per problemi gastrointestinali, chi le pillole per dormire, chi gli antidepressivi. Tra l’altro, questa alimentazione è antidepressiva poiché la giusta quantità di carboidrati nel sangue mette voglia di vivere. Il carboidrato è il carburante umano per eccellenza, è quello di cui ha bisogno il cervello.

Questa alimentazione è costosa rispetto a un regime onnivoro?

Potrebbe esserlo se si fa la spesa dal fruttivendolo, ma personalmente non ci vado più. Quando si intraprende un’alimentazione di questo genere è fondamentale cambiare approccio agli acquisti. Io vado all’ortomercato, che a Milano apre al pubblico dalle 9 alle 12 ogni sabato, e acquisto la frutta e la verdura a cassette. In questo caso l’alimentazione è più economica, anche perché non si usano condimenti, come olio, sale, aceto, zucchero, pane, eccetera.

Inoltre carne e pesce costano molto di più della frutta e in questa dieta non si mangiano.

Sì, anche se in effetti non sono più molto informato poiché è da anni che non li compro. L’alimentazione più economica in assoluto è quella vegana con presenza prevalente di riso, come riso e verdure o riso e legumi. La frutta è un po’ più cara, ma con la giusta organizzazione, andando per esempio all’ortomercato o ai mercati rionali, è sicuramente molto meno dispendiosa rispetto a un’alimentazione onnivora in cui è presente il dolce a fine pasto ed eventualmente integratori, per non parlare dei soldi per interventi medici, farmaci e trattamenti. Tutte cose a cui non si ricorre più seguendo una dieta frugivora. È giusto comprendere anche questi aspetti, poiché non si spendono più soldi per trattare disturbi causati da un’alimentazione non consona alla specie umana.

 

Da quando sei frugivoro hai notato miglioramenti nello sport?

Onestamente no, ma non ho notato peggioramenti a livello di prestazione. Non sono diventato più muscoloso o forte, ma ho la possibilità di allenarmi tutti i giorni. Ci tengo a precisare che non sono un fanatico dello sport al punto da aver seguito su di me una sperimentazione, però non ho più contratture, tendiniti, artriti. Mi posso allenare con gioia e i risultati sono più o meno gli stessi.

Certamente, se facessi uso di sostanze varie come anabolizzanti e facessi il pieno di proteine animali come carne, uova, proteine in polvere, non escludo che potrei avere una potenza maggiore. Ma a che prezzo? Per cui, ci tengo a precisare, che mangiando in modo frugivoro difficilmente si potrà avere l’aspetto del culturista pompato da alti livelli di carne, proteine e anabolizzanti, ma si arriva a vivere in armonia con le leggi della natura. In natura nessun animale è fanatico dello sport o decide di allenarsi per un certo numero di ore: sono tutte aberrazioni mentali dell’uomo. In natura si coltivano altri aspetti, come l’armonia, la gioia e soprattutto il rispetto del proprio corpo. Per esempio, quando si è stanchi, non ci si dovrebbe allenare e se un animale è stanco per una settimana, se ne sta a dormire per una settimana. Questo fa a pugni con la mentalità di oggi dell’ottenere risultati.

Diciamo quindi che la frutta porta le persone più consapevoli a comprendere che non si tratta solo di mangiare frutta per vivere bene, ma di fare anche la giusta quantità di movimento, di dormire nella giusta misura e non fare uso di integratori per avere una prestazione migliore. Si entra in un altro ordine di idee, si comprende che la vita non è solo inseguire un record, ma anche fermarsi nella natura, parlare con una persona, eccetera. Cambia quindi il modo di rapportarsi alla vita.

Io credo che se una persona voglia star bene di salute, non dico che deve sposare questa filosofia al 100 per cento. Si tratta di capire che la natura ci vuole come esseri completamente integrati. Non parlo solo di benessere fisico e mentale, ma anche spirituale per ampliare maggiormente la propria veduta di idee. Si tratta di una ricerca di tutto quello che ci dà gioia, evitando tutto quello che da dolore.

Vorrei quindi introdurre un concetto più ampio che non includa solo l’alimentazione, ma anche altri fattori come per esempio il vivere di più all’aria aperta, prendere più sole, cercare di accompagnarsi a persone e situazioni che diano sensazioni piacevoli, evitando quelle che danno sensazioni sgradevoli. Cercare di rifuggire da ambienti in cui sono presenti rabbia, competitività, invidia, possessività, odio. Cercare secondo me di guardare meno televisione, giornali e film imperniati su notizie disastrose, rispetto alle quali non si può fare niente. Orientarsi invece su letture che mettano in contatto con energie più positive di qualunque natura esse siano – io le definisco spirituali.

Nel tuo libro hai parlato di fase di transizione. Cos’è e come consigli di farla?

Cito in questo caso il professore Arnold Ehret. Lui parlava di vigorose proprietà della frutta, in quanto la sua assunzione provoca una veloce disintossicazione e depurazione dell’organismo, che non essendo più impegnato a difendersi dall’attacco di nemici non-alimenti, finalmente può dedicarsi a ‘mettere ordine’. Se si esegue una transizione troppo veloce, c’è il rischio di trovarsi con una quantità di vecchie tossine, veleni, pus, muco, residui di farmaci, droghe, masse fecali vecchie di anni rimaste nell’intestino, che possono riversarsi troppo velocemente nel sangue per essere eliminate. Questo può costituire un auto avvelenamento che il corpo non è in grado di gestire e dare così origine a episodi nocivi.

Per questo Ehret consigliava l’introduzione di frutta in modo graduale, così come l’eliminazione graduale delle sostanze che favoriscono la malattia. Perciò, il consiglio è di fare una transizione lenta, cominciando per esempio 1-2 mattine la settimana a provare a mangiare solo frutta, oppure a mangiare un po’ di frutta prima di pranzo e cena e poi aumentando in quantità e frequenza di assunzione. Si può per esempio mangiare frutta tutte le mattine e poi magari un mattino alla settimana mangiare frutta sia al mattino che a pranzo, e poi aumentare il numero di volte che si mangia frutta anche a pranzo. Poi se si vuole si può sperimentare di mangiare per un giorno solo frutta, oppure frutta e verdura alla sera. In seguito si può provare qualche giorno così, poi una settimana e poi per un mese.
L’importante è che ognuno segua la sua strada e che capisca qual è la giusta direzione. Poi si può giustamente fare un passo alla volta, ma l’importante è capire la giusta direzione.

Quali sono i sintomi di disintossicazione?

Dai più leggeri come debolezza, come ne ho sofferto io sporadicamente nelle prime settimane, a qualche sensazione di svenimento, emicranie, oppure il riaffiorare di vecchie problematiche come allergie, problemi di pelle, fermentazione intestinale, gonfiori – insomma sintomi di vario tipo. Comunque, i sintomi di disintossicazione devono sparire velocemente poiché le tossine riversate nel sangue devono essere espulse con rapidità.
Se questi sintomi non passano entro una giornata, consiglio di fare un passo indietro: rallentare la disintossicazione e ritornare a mangiare cibi non così sani, ma cercando sempre di fare attenzione alla loro salubrità. Per fare un esempio se si mangia solo frutta, si può mangiare un po’ di pasta o riso, cercando di evitare di evitare di ricadere nei cibi carnei o lattiero-caseari. Si fa un passo indietro, si aspetta gradualmente il termine della disintossicazione e altrettanto gradualmente si mangia in base al nuovo percorso intrapreso.

Quanto può durare questa fase di disintossicazione?

Nel peggiore dei casi, direi pochi mesi. Quando leggo, su gruppi di facebook, oppure le mail di alcune persone che mi scrivono dicendomi che hanno gonfiore intestinale, scopro che commettono errori alimentari, come per esempio mangiare troppa frutta secca. Difatti, alcune persone per rimanere fruttariane, o frugivore, cominciano a mangiare tanti datteri, uvetta o fichi secchi. Oppure mangiano troppi avocado, andando così ad alzare troppo la quota di grassi. Oppure sbagliano combinazioni alimentari o mangiano frutta non completamente matura, oppure mangiano in continuazione. Nel mio libro li elenco tutti questi problemi.
Questo regime alimentare è semplice, siamo noi che siamo diventati molto complicati. La semplicità diventa un obiettivo difficilmente raggiungibile per una persona complicata.

In questa dieta non c’è il rischio di incorrere in una carenza da vitamina b12?

Quella della b12, è una questione molto controversa, cioè la domanda se è necessario o meno integrarla sotto forma di vitamina sintetica in un’alimentazione vegana. Una eventuale carenza, in realtà, è stata occasionalmente riscontrata sia in persone vegane, che vegetariane, e anche in persone onnivore, suggerendo quindi che il problema non riguarda solo la sua mancata assunzione (visto che i cibi di origine animale la contengono, mentre i vegetali odierni, provenienti da agricolture depauperate, ne sono in gran parte privi, se non sono di origine bio), ma anche il suo assorbimento. Per quanto riguarda il regime alimentare di cui tratto nel mio libro, a base di frutta e verdura crude, il discorso potrebbe essere diverso, perché essendo l’apparato digerente completamente privo di scorie, come effetto di un’alimentazione completamente atossica, le riserve di B12 presenti nel nostro organismo, più una piccola quantità che viene comunque prodotta dal nostro stesso corpo, potrebbero essere sufficienti. Uso il condizionale perché in realtà non sono a conoscenza di nessuna sperimentazione eseguita su larga scala su individui frugivori. Ad ogni modo credo che la scelta più sensata sia quella di tenere ben presenti i sintomi imputabili a una sua carenza, oppure eseguire analisi del sangue ogni tanto, per poter intervenire in caso di necessità. Ci sono pastiglie a diversi dosaggi, che si sciolgono sotto la lingua, e eseguire un ciclo di integrazione per qualche mese all’anno non è veramente un problema.

Ritenzione idrica e cellulite. La dieta fruttariana è utile in questo senso?

Assolutamente sì. Ritenzione idrica e cellulite vanno di pari passo con l’introduzione di alimenti non specifici per la nostra specie. In inglese esiste un detto: ‘The best solution to pollution is dilution’ che tradotto significa ‘La migliore soluzione all’inquinamento/intossicazione è la diluizione’. E quindi il corpo, per diluire le tossine che introduciamo con la dieta, trattiene acqua in eccesso.
Perchè esiste la ritenzione idrica? Perchè si introducono tossine. Una delle più frequenti il sale, sotto qualsiasi forma, come cloruro di sodio o sotto il nome di qualche salsa dal nome esotico come il tamari (la salsa di soia), il miso, il gomasio o qualsiasi salsa come quelle vendute nei negozi di prodotti biologici – sono tutte a base di sale. Nessun animale mangia il sale in natura o condisce i propri cibi.

Quindi seguendo il tuo ragionamento di prima, l’uomo condisce per cercare di dare sapore a cibi che non sono adatti per la sua specie.

Esatto. E la conseguenza è l’introduzione di sostanze tossiche. Ecco che il corpo deve ritenere acqua per diluire gli effetti nocivi delle tossine introdotte con l’alimentazione. Questo provoca ritenzione idrica e cellulite. La cosa bella di questo regime alimentare, è che se una persona potesse sperimentarlo al 100 per cento anche per sole 2/3 settimane, perderebbe tanto peso: parte sarebbe grasso, ma molto sarebbe acqua che viene trattenuta unicamente per diluire l’intossicazione quotidiana di cui si è vittime.

Troppa frutta non alza la glicemia?

Sì, esattamente come qualsiasi altro alimento. Tutti i carboidrati alzano la glicemia in base alla loro indice glicemico. Ci sono quelli ad alto indice glicemico come lo zucchero, i dolci, il pane, la pasta, il riso bianco. La frutta, nella maggior parte dei casi ha un basso indice glicemico e in alcuni casi medio. In realtà è più preciso parlare di carico glicemico, ma non è così rilevante.
Quello che alza la glicemia non è solo la velocità con cui i carboidrati entrano nel sangue. Ad ogni modo, se una persona seguisse una dieta a zero carboidrati come per esempio la Dukan, le proteine e i grassi verrebbero comunque trasformati in carboidrati e questo perché il corpo ha costantemente bisogno di carboidrati semplici per la propria sopravvivenza. Il carboidrato è essenziale per le cellule e il cervello: i carboidrati sono fondamentali e se non vengono ingeriti, il corpo li produce trasformando proteine e grassi. Questo significa che nel sangue la glicemia deve essere sempre mantenuta entro un determinato intervallo: se è bassa è un rischio per la sopravvivenza, se è troppo alta, appaiono numerose conseguenze. Prima tra tutte la sovrapproduzione di insulina da parte del pancreas; a lungo andare questo organo prima si indebolisce, poi si esaurisce ed ecco che appare il diabete.

Il diabete può regredire o essere curato con una dieta fruttariana?

Negli Stati Uniti sono state fatte delle sperimentazioni che in tre settimane curano il diabete di tipo II, grazie a una dieta vegana a basso contenuto di grassi. Adesso spiego il motivo e mi ricollego al discorso di prima. I termini dell’equazione non riguardano solo la quantità di zuccheri nel sangue, ma anche la velocità della loro fuoriuscita dal sistema sanguigno. Pertanto, viene fuori questa notizia, che quando l’ho letta ho pensato all’uovo di colombo: è importante la quantità di zuccheri nel sangue. Una dieta normale comprende dal 40 al 60 per cento di calorie dai grassi. Quanto c’è una presenza eccessiva di grassi nel sangue (situazione comune a tutti i regimi alimentari tranne che in una dieta vegana a basso contenuto di grassi, oppure in una dieta frugivora o una dieta fruttariana), i grassi creano un film lipidico, una pellicola isolante, attorno alle pareti delle arterie. Quindi gli zuccheri, tra cui quelli della frutta, in questa situazione entrano nel sangue ma non riescono a uscire. Il problema non è solo quello di ingerire dei tipi di carboidrati che provocano un aumento troppo rapido della glicemia (e comunque la frutta non è responsabile poiché ha un basso indice glicemico), ma soprattutto il fatto che i carboidrati stessi non riescono a uscire prontamente dalla arterie a causa della presenza di questi grassi depositati sulle pareti delle arterie stesse.
La controprova è che quando si assumono pochissimi grassi, in questo regime alimentare statunitense di cui ho accennato, gli zuccheri entrano nel sangue e velocemente escono per arrivare alla cellule e fornire energia. Per cui non si pone più il problema del diabete. Anche perché la frutta è ricca d’acqua e le fibre rallentano l’assorbimento di zuccheri nel sangue, a patto che venga consumata integra. Quando parlo di frutta, intendo quella fresca e non secca, e inoltre non deve essere centrifugata poiché essendo priva di fibra viene assorbita troppo velocemente.

Se la frutta è inserita in un contesto alimentare in cui i grassi sono molto bassi, al massimo 10-15 per cento su base calorica, la glicemia non sarà mai alta. Nel mio libro spiego come arrivarci: si escludono cibi di origine animale, aggiungendo una quota corretta di grassi giornalieri, pari a un cucchiaio di olio, oppure mezzo avocado, o 10/15 olive, oppure 6/7 noci o una decina di mandorle, o un cucchiaio di semi di lino o girasole. Quando si mangiano troppi grassi, questi sono costantemente presenti nelle arterie, indipendentemente che siano assunti nel cappuccino, nei biscotti, nella carne, nei salumi, nei formaggi, nei condimenti – si assumono grassi in continuazione. Inoltre il grasso impiega dalle 12 alle 24 ore ad abbandonare il flusso sanguigno. Pertanto, mangiando ogni 3 o 4 ore, il sistema è intasato da questi grassi, costantemente, per tutta la vita.

Per tornare alla domanda, il diabete è la conseguenza di qualsiasi cibo (non solo la frutta che è il minore degli indiziati) che fornisce troppi zuccheri oppure degli zuccheri che non riescono a fuoriuscire velocemente dal sangue. La cosa strana delle persone che si preoccupano riguardo al mangiare troppa frutta, è che pensano alla frutta ma non ai dessert di fine pranzo o agli alimenti a base di farina raffinata che hanno un alto indice glicemico.

Probabilmente c’è un blocco psicologico che li induce a non voler rinunciare a questi alimenti

Sì. Piuttosto che rinunciare a certi alimenti, si preferisce usare una medicina o un integratore, o un super alimento del momento. Ogni due anni esce fuori un nuovo super alimento e viene così dimostrato che quello di prima non aveva una così grande utilità. Io, che sperimento da quando avevo 20 anni, posso dire che ciclicamente vengono immessi sul mercato nuovi super alimenti, che sia il lievito di birra, il germe di grano, le alghe, le bacche di goji, l’aloe vera, eccetera. Ma questi non servono per rimediare a una situazione scorretta alla base.Equivale più o meno a introdurre nel serbatoio dell’auto tutto tranne che la benzina e poi mettere la pillola magica per cercare di risolvere la situazione. Non è così che funziona. Noi dobbiamo nutrirci del carburante giusto, dopodiché la salute non ce la dà il carburante, è semplicemente un valore originario legato alla nostra macchina biologica.

Enzimi e fitonutrienti: cosa sono e come mai sono così importanti?

Secondo me è uno degli argomenti più interessanti del mio libro, addirittura mi sono letto alcuni libri dedicati esclusivamente agli enzimi, frutto di centinaia di sperimentazioni. Esiste un autore americano, Edward Howell, che ha passato la sua vita a studiare gli effetti degli enzimi sul corpo. Gli enzimi sono sostanze alla base di qualsiasi forma di vita animale o vegetale. Sono dei catalizzatori, in pratica accelerano le reazioni chimiche. Il nostro corpo è una fabbrica in cui avvengono milioni di reazioni chimiche continue, che permettono di pensare, digerire, muoversi, crescere, di ricevere gli impulsi sensoriali. Qualsiasi azione ha alla base il lavoro degli enzimi.
Questi enzimi non si trovano però in quantità illimitata nel nostro organismo, come le vitamine e i sali minerali, bensì si trovano in massima concentrazione all’inizio della vita e poi decrescono, fino alla fine in cui non ci sono abbastanza enzimi per aiutare le reazioni e sopravviene la morte.

Se noi mangiamo cibi crudi introduciamo continuamente enzimi, mentre se mangiamo cibi cotti non solo perdiamo il contributo di enzimi che provengono dal cibo, ma dobbiamo attingere ai nostri enzimi digestivi e, peggio ancora, agli enzimi metabolici, che sono responsabili del rinnovamento continuo delle cellule. Per cui vengono sottratti e in questo modo si accelerano i processi di degenerazione e vecchiaia. Questo sta succedendo a molte persone e lo si può osservare guardando la pelle, che sfiorisce velocemente, perde elasticità, bellezza e si riempie di rughe.

Io sono un esempio vivente di come un regime alimentare frugivoro favorisce i miracoli alla pelle. Ho 58 anni, con una pelle molta elastica, fresca e giovane: è una meraviglia. Ho notato che nei periodi della mia vita in cui mangiavo cotto, la mia pelle sfioriva. Questa è una notizia molto bella per tutte le donne, ma anche per tutti gli uomini che tengono al proprio aspetto estetico. Mangiare in questo modo significa veramente fare un patto duraturo con la salute, la bellezza e la gioventù; si arriva avanti con gli anni non solo con un’ottima condizione di tutti gli organi interni ed esterni come la pelle, ma anche con una bellezza e una vitalità invidiabile da qualunque persona, e che tutti ricercano.
Parliamo ora di fitonutrienti: sono dei componenti delle piante che le aiutano a difendersi da predatori, malattie, ultravioletti e ossidazione e che sono in grado di agire positivamente anche sulla nostra salute. Una loro mancanza nella nostra dieta dà origine a numerose malattie e invecchiamento precoce. Sono caratterizzati da colori, aromi e sapori molto forti e rispondono a nomi quali carotenoidi, alfa e beta carotene, resveratrolo e antocianidine, ecc. Ognuno di loro ha una funzione ben specifica che va dalla protezione da alcune malattie al rafforzamento di funzioni quali quella arteriosa, circolatoria, respiratoria, antiossidante, ecc. e provvedono alla salute di denti, ossa, cuore, vista, pelle, crescita e sviluppo, mantenimento del giusto livello di colesterolo. La bella notizia è che frutta e verdura crude sono straricche di fitonutrienti, quella brutta è che la cottura li distrugge: che ognuno si faccia 2 conti.

Come hai detto in precedenza, non ci sono premi e punizioni nel seguire un regime alimentare frugivoro o fruttariano. Cosa consigli quindi a una persona nel gestire lo sgarro?

Consiglio di gestirlo nel migliore dei modi: gustandoselo senza sensi di colpa. Detto questo, è chiaro che minore è lo sgarro, meglio è. Quando si mangia per la maggior parte frutta e verdura cruda, non si sente più l’esigenza di sgarri pesanti perché un tale regime alimentare ricondiziona le papille gustative a percepire correttamente i gusti. Se si è abituati a mangiare invece cibi a base di zucchero raffinato come biscotti, brioches, pasticcini, lo sgarro deve naturalmente prevedere questo. Ma se ci si abitua a mangiare frutta, si cambiano le sensazioni percepite dalle papille gustative e non si ha più bisogno di quel tipo di sgarro. Io, che sono un ex super goloso, ti assicuro che l’ultima cosa che mi viene in mente quando sgarro, è di mangiarmi brioches, biscotti, pasticcini, cioccolata, torte, eccetera anche quando li ho sotto gli occhi. Questo perché il mio sangue è pieno di zucchero e il mio cervello non ne desidera ulteriormente. Pertanto lo sgarro può andare più in direzioni di cibi salati. Ma anche qui non è più come quando mangiavo insaccati, carne, eccetera. Adesso per me il massimo dello sgarro è mangiarmi riso bianco e verdure saltate, che hanno un condimento minimo e sono molto leggere; oppure mangiare la verdura cotta, o magari una pizza alla marinara (pomodoro, aglio e origano). Detto questo, seguo una dieta fruttariana al 90 per cento da sette anni.

Per tutte le altre persone è importante secondo me non farsi sensi di colpa. Se una persona mangia per una settimana in modo fruttariano e vuole mangiarsi poi delle patatine, ben venga, sarà il suo corpo stesso a segnalargli quanto sono pesanti. E la volta dopo ridimensionerà il modo di sgarrare.
Oppure ecco un altro consiglio: fare il pieno di frutta, poi verdura a foglia cruda e infine verdura cotta, prima di sgarrare. Lo stomaco a questo punto sarà già abbastanza pieno e lo sgarro sarà inferiore in quantità e sarà più gustato, come nel caso in cui, come dicevo prima, una persona decida di fumarsi solo due sigarette al giorno.
Perciò, io dico di essere intelligenti nello sgarro: è importante gustarselo, ma facciamolo diventare eccezione e non regola e poi gustiamolo senza sensi di colpa. E soprattutto diventiamo osservatori anche delle reazioni allo sgarro, a livello fisico.

Immagino cosa vuoi intendere: una persona sgarra, percepisce le reazioni nefaste nel proprio corpo e poi si domanda: ma ne è valsa la pena?

Esatto.

Immagino anche che seguendo questa alimentazione si diventa molto sensibili a tutto quello che al corpo non fa bene.

È esattamente quello che succede. Una volta che al corpo si restituiscono i campanelli di allarme che sono stati soppressi molte volte, piano piano cresce anche lui. Noi, che siamo più consapevoli, insegniamo a crescere al nostro corpo e alla nostra mente, che è fatta di emozioni e che ha stabilito un rapporto affettivo ma deleterio con il cibo. Così come lo faremmo con un amico che è innamorato di un/una partner che non lo corrisponde o che lo tradisce: ne ha bisogno? Sì, ma noi gli diamo un consiglio, quello di osservare cosa succede. Magari vede il/la propria partner una volta ogni tanto e sta bene, ma poi nel resto degli altri giorni sta in casa a lamentarsi e a rattristarsi per situazioni che non lo aggradano.
Bene, anche con il cibo abbiamo stabilito un rapporto affettivo. Un conto è il godimento nel momento dello sgarro, ma poi c’è il dopo. Quindi impariamo a osservare, a dare consigli a quella parte di noi stessi che non è ancora molto consapevole, come il corpo e la mente, a farla crescere, prendendola per la mano e facendole notare le reazioni: gustiamoci lo sgarro ma gustiamoci anche con gioia gli effetti deleteri del cibo. Rimaniamo sempre positivi. Io sono per il rimanere sempre positivi, per mantenere sempre le energie alte. Quindi rimanere positivi, ma osservare quello che succede.

 
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