«Scudo e spada», gli avvocati cinesi prendono coraggio

L’avvocato Yu Wensheng, di violazioni dei Diritti Umani se ne intende: nel 2014 la polizia gli ha impedito di incontrare un suo cliente in un centro di detenzione, e Yu ha deciso di protestare, sia fuori dall’edificio che online. Due giorni dopo, è stato arrestato lui stesso. A quel punto nemmeno all’avvocato dell’avvocato, è stato permesso di visitare il centro.

E, durante i 99 giorni in cui si trovava in detenzione, l’avvocato Yu Wensheng è stato crudelmente torturato. Tra le numerose torture, la polizia gli ha legato le mani a una sedia di ferro per lungo tempo: «Le mie mani si erano gonfiate e ho sentito così tanto dolore da non voler più vivere – ha raccontato Yu ad Amnesty International nel 2015 – I due agenti della polizia mi hanno più volte strattonato le manette. E io urlavo di dolore ogni volta che le tiravano».

In ogni caso, la crudeltà della polizia non ha impedito all’avvocato cinquantenne Yu Wensheng di accettare, in seguito, altri casi in difesa dei diritti umani: quest’anno, Yu e altri avvocati hanno denunciato le autorità municipali di Pechino e di altre città vicine, con l’accusa di incapacità nel combattere l’inquinamento atmosferico. In passato Yu ha anche rappresentato diversi attivisti e praticanti del Falun Gong, una pratica tradizionale cinese di meditazione perseguitata sistematicamente dal regime dal 1999.

In un caso di alto profilo di marzo 2016, Yu e altri tre avvocati hanno difeso dei praticanti del Falun Gong nella città costiera di Tianjin. L’avvocato ha incontrato ripercussioni molto leggere da parte delle autorità cinesi, fatto insolito data la crucialità dei casi del Falun Gong e il tipo di difesa scelto.

«In oltre un decennio di difesa a sostegno dell’innocenza dei praticanti del Falun Gong – ha dichiarato Yu Wensheng a Epoch Times in una recente intervista – è diventato chiaro chi sia a rispettare la legge e chi stia invece commettendo un crimine».
Nella prima metà dell’intervista, tagliata per brevità, Yu discute dei casi riguardanti il Falun Gong.

Recentemente ha rappresentato il praticante del Falun Gong Qin Wei di Pechino. Può confermare che è stato condannato a due anni e mezzo di prigione per aver dato un libro?

Per quanto ne so, è stato condannato a due anni e mezzo perché aveva dato a un passante una copia dei Nove Commentari sul Partito Comunista [una serie di editoriali di Epoch Timesndr].

I Nove Commentari trattano la storia degli ultimi decenni della Cina sotto il Partito Comunista Cinese. Ho sfogliato quel libro e ne ho letto alcune parti: tutto quello che dice è vero, e niente è inventato. Pubblicare un libro e distribuire un libro, sono atti normali e legali, che fanno parte della libertà di parola. Usare i Nove Commentari come «prova» per condannare Qin Wei, sostenendo che abbia «minato la legge usando una religione eterodossa» è assurdo.

La Cina non ha alcuna legge che definisce il Falun Gong come «religione eterodossa». Il regime cinese si serve dell’Articolo 300 del codice penale come pretesto per condannare i praticanti. Le autorità dicono che Qin Wei stava minacciando la legge: e quale legge avrebbe minacciato? Non era coinvolto in alcun crimine. Non posso tollerare questo tipo di repressione da parte delle autorità: la condanna a Qin Wei è persecuzione politica.

Qin Wei è una persona di fede. La Costituzione cinese protegge la libertà di credo. La libertà di religione è prevista in modo chiaro nella Dichiarazione dei Diritti Umani. Io ritengo che Qin Wei non fosse coinvolto in attività politiche e non rappresentasse alcuna minaccia per il Paese o per la società. Nell’intero percorso per difenderlo in tribunale, non ho trovato alcuna prova contro di lui. Nemmeno l’accusa è stata capace di fornire alcuna prova.

Ovviamente nei casi politici, spesso non conta quante prove ci siano. I Nove Commentari presentano molte verità storiche, ma le autorità non vogliono che i cittadini cinesi conoscano la verità.

Ha mai avuto dei casi di persone condannate per un libro?

Sì. Ho sentito di una persona arrestata e condannata per una poesia. Tempo fa ho assunto il caso di Yu Yanjie, del distretto Daxing di Pechino. Yu Yanjie era stato arrestato e processato per aver pubblicato online una breve poesia, che in un verso affermava: «La sciarpa rossa è macchiata di sangue, e dietro di essa vi sono spiriti malvagi».

In tribunale ho detto: «”La sciarpa rossa è macchiata di sangue” è un qualcosa che abbiamo imparato da bambini con l’educazione comunista. Per quanto riguarda la frase “dietro di essa ci sono spiriti malvagi”, ricordo che nel Manifesto del Partito Comunista, Karl Marx disse che “uno spettro imperversa per l’Europa, lo spettro del comunismo”. Questo è quello che ha detto Marx: uno spettro. Che differenza c’è tra uno spettro e uno spirito malvagio?»

Quando ho detto questo, i funzionari del tribunale mi hanno intimato di tacere, affermando che io stesso mi stessi dando alla «propaganda reazionaria». Questo è il Manifesto del Partito Comunista, è quello che voi stessi avete detto. Dite proprio che la bandiera cinese è macchiata di sangue, e io mi starei dando alla propaganda reazionaria perché ho ripetuto le parole del Partito Comunista Cinese?! Non posso nemmeno usare le loro stesse parole?! Diventa propaganda reazionaria se esce dalla mia bocca, ed è pubblicità positiva se viene dalla loro?!

Il codice penale non contiene la parola “reazionario”. Quale articolo del codice penale afferma che andare contro il partito è un crimine? Se sei in errore, è normale che ti si vada contro; eppure non permettono nemmeno le critiche o delle voci di opposizione. Allora non c’è bisogno del ‘Congresso del Popolo’, delle leggi, degli avvocati, degli ispettori e dei tribunali: basterebbe l’Ufficio di Pubblica Sicurezza.

Se un utente di internet qualunque non è contento del governo, non succede niente di grave: potrebbe essere arrestato, e rilasciato dopo qualche giorno. Ma i praticanti del Falun Gong vengono processati; il fatto diventa politico, e le autorità prendono un libro o una poesia come scusa per accusare qualcuno, arrestarlo e perseguitarlo.

Le autorità cinesi spesso hanno processato i praticanti del Falun Gong usando come giustificazione la necessità di «mantenere la stabilità» sociale. Ritiene che i praticanti costituiscano una minaccia per la società?

Questo è un Paese governato da atei. E il partito comunista vieta alle persone di credere in Dio. Non ti permette di staccarti dall’ateismo: hanno formato delle organizzazioni che controllano tutte le religioni tradizionali, come l’Associazione patriottica cattolica cinese e l’Associazione buddista cinese. I monaci sono classificati a livello di divisioni e sezioni del partito comunista. In sostanza, la religione è gestita dal partito.

Ho avuto a che fare con molti praticanti del Falun Gong. Io ritengo che se tutti credessero nel Falun Gong, dal punto di vista del partito la società diventerebbe troppo armoniosa. Non provo altro che rispetto, per i praticanti del Falun Gong. Sottopongono loro stessi a dei requisiti morali estremamente alti, a cui io non potrei attenermi, perché non posso rinunciare a molte cose mondane. Il Falun Gong ti insegna a essere una persona migliore e ad abbandonare i tuoi desideri egoistici.

Molti di noi, quando sorgono dei problemi, per sfuggire alle proprie responsabilità, danno la colpa agli altri. I praticanti del Falun Gong sono diversi: quando sorgono dei problemi, prima si guardano dentro e cercano i propri difetti. Si prendono la responsabilità per le proprie azioni, e vanno anche oltre. Questo mi ha davvero commosso.

A volte ho dei disaccordi con i praticanti del Falun Gong, ma qualunque sia il problema, loro si guardano sempre dentro per cercarne la ragione. Dopo aver interagito con loro per un po’ di tempo, ho imparato anch’io a cercare prima di tutto i miei problemi, prima di incolpare gli altri. Solo quando sono sicuro di non essere in torto, posso cominciare a considerare se gli altri sono in torto. Ma non sono ancora arrivato al punto di riuscire ad abbandonare il mio egoismo.

Articolo correlato precedente:

Ha accettato molti casi del Falun Gong. Il modo in cui imposta la sua difesa è diverso da quello usato da altri avvocati in passato?

Dal 2016 ho accettato molti casi del Falun Gong in tutto il Paese. All’inizio pensavo che mi sarei occupato solo di qualche caso e che poi sarei passato ad altro. Non immaginavo, invece, che le autorità avrebbero arrestato così tanti praticanti del Falun Gong quell’anno.

Penso che 10 anni fa gli avvocati avevano una strategia principalmente difensiva e protettiva. L’accusa aveva le spade, e la difesa aveva gli scudi. Ma uno scudo può solo proteggerti. Io penso che questa strategia non basti più. Uno scudo può proteggere, ma anche se non si viene colpiti, non si pone alcuna minaccia alle autorità che perseguitano il Falun Gong.
La mia idea ora è che gli avvocati che vanno in tribunale dovrebbero portare uno scudo in una mano e una spada nell’altra. Se vai con una spada e mostri qual è la verità e come loro stiano commettendo un crimine, l’accusa avrà paura di venire danneggiata.

Che sia la polizia, il pubblico ministero o i tribunali, tutti devono tenere in conto che, continuando a perseguitare il Falun Gong, in futuro ne verranno ritenuti responsabili.

Osservo sempre i pubblici ministeri. Hanno partecipato a tanti casi legati al Falun Gong, e così quando tu parli in tribunale loro non ascoltano e fanno giusto qualche cenno. Ma non appena dici che loro stanno commettendo un crimine, iniziano a essere attenti: il Pm improvvisamente alza la testa per ascoltare.
Anche il giudice ascolta, e in effetti nei loro cuori lo capiscono chiaramente: chi perseguita il Falun Gong verrà ritenuto responsabile in futuro. Devono avere chiarezza sul fatto che perseguitare il Falun Gong sia un crimine! Dobbiamo farlo notare non solo da una prospettiva tecnica, ma anche da un angolo fondamentalmente giuridico.

Dal punto di vista legale, non c’è alcuna legge che per cui la pratica del Falun Gong sia illegale. Il Falun Gong non è una delle 14 ‘sette’ identificate ufficialmente dal Partito. In realtà anche l’etichetta di ‘setta’ data a queste 14 organizzazioni è illegale, perché il Ministero della Pubblica Sicurezza e l’Ufficio Generale dello Stato non hanno il potere di determinare quale organizzazione sia una setta.

Il mio cambio di strategia, cioè di andare più sull’offensiva nel rappresentare i miei clienti, ha portato alla difesa di Zhou Xiangyang e di Li Shanshan a Tianjin. Nonostante si tratti di un singolo caso, mi è sembrato che riassumesse tutto quanto è accaduto dal 1999, cioè la persecuzione con motivi politici del Falun Gong; inoltre ha mostrato come siano le autorità stesse, in realtà, a commettere i crimini.

Questo caso mi ha dato l’opportunità di aiutare questo gruppo di persone nel modo che meritano. I praticanti del Falun Gong le hanno passate di tutti i colori. Io ritengo che la comunità del Falun Gong abbia creato un’apertura, per i cinesi: senza di loro, la situazione dei diritti umani in Cina avrebbe potuto essere molto peggiore.

 

Articolo in inglese: ‘Bring a Shield in One Hand and a Sword in the Other’: An Interview With Chinese Lawyer Yu Wensheng

Traduzione di Vincenzo Cassano

 

Per saperne di più:

 
Articoli correlati