Dal marciapiede ai più prestigiosi palcoscenici di tutto il mondo. Storia di un grande ballerino

Da ragazzo, dopo la scuola, Ben Chen non tornava a casa come tutti i suoi compagni. Finiva i compiti sul marciapiede, e poi accompagnava la madre per ore, giorni e persino notti, a partecipare a delle manifestazioni pacifiche legate ai diritti umani. Ma l’infanzia trascorsa per le strade più frequentate di Londra, non è stata che una parte del suo difficile viaggio. Lui stesso non avrebbe mai creduto di poter un giorno diventare ballerino di livello internazionale, parte di Shen Yun Performing Arts, una compagnia di danza e musica classica cinese che risiede a New York.

Ben e sua madre praticano il Falun Gong, conosciuto anche come Falun Dafa: un’antica pratica di coltivazione del corpo e dello spirito, fondata sui principi di ‘Verità, Compassione e Tolleranza’. Solo in Cina, è praticata da circa cento milioni di persone, e il Partito Comunista Cinese (Pcc), vedendo in questa disciplina pacifica una minaccia al proprio potere assoluto, il 20 luglio 1999 ha dato il via a una feroce persecuzione, per eliminarla. Tra le motivazioni della persecuzione c’è proprio la capillare diffusione di questa pratica e l’ossessione del regime cinese a mantenere un controllo assoluto delle menti delle persone.

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Come riferisce il Falun Dafa Information Center, da quel giorno milioni di aderenti al Falun Gong sono stati arrestati e imprigionati. Erping Zhang, portavoce del Falun Gong, ha spiegato: «Nel corso degli ultimi diciotto anni, numerosi praticanti hanno perso la casa, il lavoro e anche la vita. Ma, peggio ancora, il governo ha organizzato in modo criminale il prelievo forzato, e il commercio internazionale, degli organi di prigionieri di coscienza».

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Per informare le persone sulla persecuzione, e contrastare la propaganda diffamatoria che il Pcc diffonde nel mondo tramite i media ad esso affiliati, i praticanti del Falun Gong di tutti i Paesi si sono mobilitati con totale dedizione: da anni infatti organizzano parate, lunghe veglie con candele tra le mani, distribuzione di volantini informativi per le strade, e siti web informativi.

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Ben Chen ha scritto sul sito ufficiale di Shen Yun: «In un mondo dove tutti sono sommersi dalle menzogne su di noi, diffuse dalla schiacciante propaganda del Pcc, vogliamo che la gente sappia. Vogliamo informare il popolo cinese e la comunità internazionale di quello che sta succedendo».

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Quando Chen ha danzato nel ruolo di un praticante del Falun Gong perseguitato, durante uno spettacolo di Shen Yun Performing Arts, ha raccontato di aver sperimentato «la gioia di danzare per gli altri». La storia dei perseguitati cinesi, ha spiegato Ben, è in un certo qual modo la sua, nonostante lui non l’abbia vissuta in prima persona.

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Prima di entrare in Shen Yun, per far conoscere la verità sulla persecuzione, Ben partecipava regolarmente con la madre a sit-in o a manifestazioni pacifiche e silenziose, in cui i praticanti si davano il turno in meditazione 24 ore al giorno, sette giorni su sette, sul marciapiede davanti all’ambasciata cinese di Londra, a Portland Place.

La tradizione di questo sit-in è iniziata il 5 giugno 2002, quando Chen aveva appena 11 anni. Per parecchi mesi si è seduto in meditazione, insieme alla madre, Gao Yudong e numerosi altri praticanti, e ha dormito per innumerevoli notti in una tenda sul bordo della strada.

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Durante la settimana, si svegliava alle sette, andava a lavarsi i denti in un McDonald’s vicino, poi metteva la divisa da studente, prendeva metro e bus, e in un’ora circa arrivava a scuola. Nel pomeriggio tornava a Portland Place e faceva i compiti sul marciapiede.

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Un giorno ha chiesto alla madre per quanto tempo avrebbero dovuto restare là. E lei ha risposto: «Fino alla fine della persecuzione».

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Numerose persone, come anche il nonno di Chen, chiedevano spesso «se questi sforzi verranno ricompensati». Il nonno ha scritto a Chen in una e-mail: «Si dovrebbe essere ricompensati per i propri sforzi. Ma voi, lavorate tanto duramente senza venire pagati».

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Il ragazzo ha risposto: «Penso sempre che le difficoltà temprano il carattere, ci arricchiscono di esperienze e rafforzano la nostra moralità. […] Certamente, non ricerchiamo le sofferenze, ma, tra le difficoltà della vita, se qualcuno mi maltratta e anche se mi perseguita, non posso abbandonare. Devo essere determinato a seguire la mia strada».

«I miei genitori erano impegnati perché la persecuzione continuava sempre, e ancora continua. Tanta gente non lo sa. La vita umana è così preziosa, per questo i miei genitori lavorano giorno e notte».

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«Dici che gli sforzi devono essere ricompensati, anche io lo credo. Sono passati tanti anni. Non importa la situazione della nostra famiglia o come mi abbiano allevato, forse non saremo ricompensati subito. Si vedrà magari fra diversi anni, ma gli sforzi dei miei genitori non saranno stati inutili».

E conclude: «Confucio ha insegnato la giustizia e il destino. Qualunque sia il risultato delle nostre azioni, ce l’avremo fatta, perché in termini di moralità e coscienza, saremo sempre in una posizione invincibile».

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Diversi anni dopo, Chen ha lasciato il marciapiede. Infatti, nel 2008 si è trasferito a New York per studiare alla Fei Tian Academy of the Arts, dove ha imparato la postura, la forma e la tecnica della danza classica cinese. Dal 2011 fa parte della compagnia di Shen Yun Performing Arts e partecipa alle tournées mondiali, per trasmettere agli spettatori l’essenza autentica della cultura cinese e per informarli della situazione dei praticanti del Falun Gong in Cina.

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Da quando è partito, sua madre ha continuato nel suo impegno senza sosta, per tutti giorni della settimana. E, nonostante alcuni passanti non a conoscenza dei fatti della persecuzione l’abbiano insultata, lei continua serenamente, giorno dopo giorno, anno dopo anno.

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Ma ogni anno, a maggio, Chen torna a Londra dai genitori, e va sempre a Portland Place. Nel documentario Candlelignt Across the Street ha dichiarato: «Quando mi siedo in meditazione da solo e faccio gli esercizi, mi sento veramente in pace. Mi ricorda tutto quello che facciamo e perché lo facciamo».

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Il giorno in cui Chen ha danzato nell’ultimo episodio intitolato La rinascita divina comincia, ha avuto l’impressione di essere davanti all’ambasciata cinese. Ha scritto: «Potete immaginare l’emozione, quando si è alzato il sipario per l’ultima volta, rivelando una scena e una storia della Cina di oggi? Potete immaginare le gioie, le pene, la nostalgia dell’adolescenza con i dieci anni di perseveranza nel vento e nella pioggia che ritornavano in un istante, sul palcoscenico?».

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«Poi, il rumore dei bus è sparito ed è iniziata la musica dell’orchestra. Davanti a noi, non passavano solo dei pedoni, c’era una sala piena, spettatori pronti ad ascoltare quello che noi trasmettiamo col nostro spettacolo».

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In quel momento Chen ha sentito che non stava danzando più solo per sé stesso. Ora danzava per i milioni di praticanti del Falun Gong «che soffrono ancora per indescrivibili torture, per la prigionia e l’oppressione in Cina», per la madre, che sta seduta sul marciapiedi davanti all’ambasciata cinese, e per i numerosi «nonni e nonne con i volantini» che denunciano faticosamente la persecuzione alla gente per strada.
Danza anche per «i milioni di persone nel mondo che credono che il Bene prevarrà sempre».

 

Articolo in inglese: Boy used to spend days & nights on sidewalk for a noble cause—today he’s a world-class dancer

Traduzione di Francesca Saba

 

 
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