Crisi greca e Fmi

Mentre le trattative con la Grecia sono appese a un filo, il Fondo monetario internazionale è stato scelto ancora una volta per fare la parte del dittatore. Impone riforme strutturali controverse a un Paese che sta vivendo un grave disagio economico e le cui conseguenze sociali sono state disastrose negli ultimi sette anni. 

Tuttavia l’Fmi è usato in molte modi come capro espiatorio affinché politici eletti e burocrati non eletti dell’Eurozona promuovano scelte politiche impopolari, e sono ben consapevoli del fondamentale impegno dell’organizzazione europea nel favorire la stabilità fiscale. 

Mentre il 30 giugno è arrivato e la Grecia è al capolinea per rimborsare gli 1,5 miliardi di euro, ecco cinque cose fondamentali da sapere sulla posizione dell’Fmi. 

1. MANTENERE INTATTA L’EUROZONA 

Mantenere l’eurozona unita è una preoccupazione di primaria importanza per i negoziatori dell’Fmi. Pertanto quasi certamente non raccomanderanno alla Grecia di uscire dall’euro, cosa per lei verosimile per azzerare i suoi debiti. 

Questo è dovuto al rischio d’instabilità sistemica. Ed è anche dovuto alla possibilità, a causa dei regolamenti dell’eurozona, di agire come un vincolo esterno sulle future scelte di politica economica in Grecia – che l’Fmi ha da lungo tempo visto come bisognose di ulteriori riforme strutturali e di maggiore disciplina fiscale. 

Inoltre l’organizzazione ha da lungo tempo mostrato un pregiudizio preesistente quando ha dovuto fare i conti con una possibile disgregazione monetaria regionale, come nel caso della zona del rublo nel periodo 1991-1993. 

2. COSTI DI REPUTAZIONE 

L’Fmi è pienamente consapevole dei costi di reputazione che deve affrontare se venisse accusato di un default della Grecia, figuriamoci se la Grecia dovesse essere costretta a lasciare l’euro. La posta in gioco con i termini di salvataggio della Grecia, e se la Grecia esce dall’euro, differisce notevolmente per il Fondo monetario internazionale rispetto ai suoi partner della troika, la Banca centrale europea e la Commissione europea. 

Dopo che l’Fmi ha preso l’iniziativa di coordinare una risposta multilaterale alla crisi finanziaria asiatica del 1997-1998, si è fatta carico della maggior parte della colpa degli errori di politica che infiammavano la crisi. Ciò ha motivato ??molti Paesi a evitare l’Fmi nei successivi dieci anni, fino a quando è scoppiata la crisi del 2008. 

Non ci possono essere veri vincitori nella partita di poker tra la Grecia, l’Unione europea e il Fondo monetario internazionale, che si sta ‘giocando’ da quando il partito di coalizione Syriza è salito al potere nel mese di gennaio. Ma il modo in cui potrebbe cambiare la reputazione dell’Fmi in seguito alla crisi della zona euro, avrà un impatto rilevante sul suo futuro ruolo di gestione delle crisi, sia in Europa che oltre. 

Questo è uno dei motivi per il quale l’Fmi nel 2013 ha ammesso pubblicamente di aver commesso errori di rilievo nel sottovalutare i danni che la prima serie di austerità nel 2010-11 avrebbe portato all’economia greca. Questo riconoscimento ha contribuito a creare una certa distanza tra la posizione dell’Fmi e l’apparente impegno dei leader dell’Ue di porre l’austerità a ogni costo, riducendo il potenziale per l’Fmi e per i partner nella Troika di essere usati come capro espiatorio. 

La preoccupazione di proteggere la sua reputazione è anche il motivo per cui l’Fmi si è sforzato di sottolineare nelle conferenze stampa che ha spinto per «l’equità sociale e l’equilibrio sociale» nel disegno di riforma del sistema pensionistico greco. 

3. L’IMPEGNO DELLA GRECIA PER LE RIFORME STRUTTURALI 

Quanto sarà flessibile l’Fmi nel raggiungere un compromesso con il governo greco dipenderà in gran parte da come valuta l’impegno della Grecia nell’attuare le riforme economiche strutturali. 

Da quando è stato eletto cinque mesi fa, il governo del partito Syriza ha dimostrato poca o nessuna volontà politica di attuare importanti revisioni al sistema pensionistico e al sistema tributario, problemi chiave per l’Fmi. 

Qui una questione più generale è il principio dell’Fmi di «uniformità di trattamento» per i debitori. Ci saranno inevitabilmente dibattiti interni su quanti compromessi l’Fmi dovrebbe fare con la Grecia in merito ai suoi termini di salvataggio. Ma questo principio vincola quanto dovrebbe essere vista flessibile l’organizzazione per ogni singolo Paese, per evitare che i futuri debitori possano richiedere condizioni più morbide di prestito, ad esempio attraverso obiettivi politici perdenti o un ritmo più lento delle riforme strutturali. 

4. PROSPETTIVA SULLA RIFORMA FISCALE 

La visione a lungo termine dell’Fmi sulla riforma fiscale limita anche la flessibilità delle recenti proposte della Grecia di aumentare le tasse. Qui, come in altri Paesi, il Fondo Monetario Internazionale sta cercando un ampliamento sostanziale della base imponibile attraverso l’espansione e la semplificazione delle imposte sui consumi. 

Si teme che il solo aumento delle tasse non possa colmare il divario fiscale in un Paese con un sistema fiscale che notoriamente non funziona bene. Anche se gran parte delle modifiche proposte dal Syriza possono aumentare il gettito fiscale nel breve termine, l’Fmi è più interessato a una riforma strutturale del sistema fiscale che possa aiutare nella definizione delle politiche a lungo termine. 

Nel frattempo tagliare la spesa pubblica in Grecia, dal punto di vista dell’Fmi, è più facile per il Governo affinché ottenga una soluzione di ripiego, ed è un indicatore migliore per i creditori del Paese dell’impegno politico del Governo nell’attuare riforme dolorose. 

5. LEADERSHIP 

Durante i quattro anni in cui l’ex ministro delle Finanze francese Christine Lagarde è stata direttore generale dell’Fmi, i suoi commenti pubblici sulla Grecia si sono gradualmente spostati verso il riconoscimento della necessità di una riduzione del debito. Si tratta di un cambiamento importante rispetto alla posizione ufficiale nel 2010-2011, rivelando quindi una maggiore apertura dell’Fmi a negoziazioni. Nel frattempo ciò ha messo pressione sui partner della Troika, perché così potrebbero pensare di fornire una qualche forma di alleggerimento del debito. 

Eppure nonostante il crescente riconoscimento che la riduzione del debito dovrà essere parte di un accordo a lungo termine per raggiungere la stabilità fiscale in Grecia, questo probabilmente rischia di essere collocato formalmente sul tavolo delle trattative solo dopo che il Governo s’impegnerà in un pacchetto completo di riforme strutturali. 

FINE DEL GIOCO 

Mentre i negoziati sul futuro economico della Grecia stanno entrando nella fase finale, il divario tra il Paese debitore e i suoi creditori rimane sia ampio che profondo. Il sollievo dovuto alla riduzione del debito è probabile che diventi reale una volta che sono stati fatti solidi progressi nell’attuare riforme strutturali, che sono state ritenute inaccettabili dal governo Syriza della Grecia. 

È difficile immaginare come possa essere mascherata una soluzione praticabile a lungo termine in questa fase. Questo avrebbe bisogno o che i creditori allentino le loro richieste di continua austerità oppure che il Governo ceda e accetti le riforme strutturali contro cui ha fatto una campagna nelle elezioni di gennaio. La prima soluzione è altamente improbabile, considerato il segnale che questo invierebbe ad altre economie. L’ultima sembra altrettanto improbabile e se succede potrebbe causare il crollo del Governo e le nuove elezioni, iniziando tutto da capo un processo disordinato di negoziati. 

André Broome è professore associato di economia politica internazionale presso l’Università di Warwick, in Inghilterra. Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su TheConversation.com. 

Le opinioni espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente il punto di vista di Epoch Times. 

Articolo in inglese: ‘5 Things You Need to Know About the IMF’s Stance on Greece

 
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