Celiachia, i funghi possono essere decisivi

La medicina ufficiale ritiene che il solo trattamento riconosciuto contro la celiachia sia una dieta priva di glutine al 100 per cento da seguire per tutta la vita. Ma non tutti i medici concordano.

Secondo Alberto Ritieni, docente di chimica degli alimenti presso l’Università Federico II di Napoli, potrebbe esistere una relazione indiretta tra la celiachia e le micotossine (sostanze chimiche prodotte dai funghi) presenti nel grano.
Anche Walter Ardigò, medico, agopuntore, specialista in psichiatria, ha dichiarato in un’intervista a Epoch Times che «la soluzione c’è e risiede nei funghi». Omeopata e anche psicoterapeuta, Ardigò è autore del libro Micoterapia per tutti, in cui spiega il ruolo dei funghi medicinali per ritrovare benessere e salute.

«Dobbiamo saper distinguere tra la celiachia dell’adulto e quella del lattante o del neonato. La celiachia dell’adulto è una malattia autoimmune cronica, dove autoimmune ha a che fare col sistema immunitario che nel caso della celiachia comincia a produrre degli autoanticorpi: l’antitransglutaminasi e l’antiendomisio. Questi sono gli auto-anticorpi che vanno ad attaccare quell’enzima che occorre alla cellula per metabolizzare il glutine, inibendo tale funzione; per questo bisogna quindi astenersi completamente dal glutine. Cronica significa per tutta la vita. Nella celiachia del lattante o del neonato è un discorso genetico, in quanto l’enzima che dovrebbe digerire il glutine non c’è e quindi, proprio perché la genetica non è modificabile, ci si dovrà astenere per tutta la vita dal glutine».

Come è noto, il glutine si trova in alcuni cereali come il frumento, farro, kamut, orzo, segale, sorgo, spelta e triticale; questo significa che se una persona soffre di celiachia del lattante o del neonato non potrà mangiare numerosi alimenti come farina, amido, semolino, fiocchi di questi cereali, pasta, pasta ripiena (ravioli, tortellini), pane, pane comune, pan grattato, dolci, biscotti, torte, grissini, cracker, fette biscottate, pan carré, focacce, pizza, gnocchi di patate, gnocchi alla romana, crusca, malto d’orzo, müsli, miscele di cereali, corn flakes al malto.

È evidente che quando si parla di celiachia nell’adulto il limite di questo approccio è che i sintomi scompaiono solo quando non si assume glutine. «In questo modo si risolve la patologia solo a un livello superficiale», spiega Ardigò secondo cui astenersi non significa risolvere, ma al massimo riuscire ad affievolire i sintomi (dolore, infiammazione intestinale, gonfiore, coliche addominali, cattivo assorbimento, debolezza generale, dimagrimento, anemie, osteoporosi). «Affrontare la cura solo con l’eliminazione al 100 per cento dal glutine per tutta la vita potrebbe portare la persona, per compensare alla rimozione di quegli alimenti contenenti glutine, a inserire nella propria alimentazione latte, formaggi e carni. Ecco che a questo punto può succedere di entrare in una sorta di ‘loop’ inconsapevole. È vero che il latte, formaggi e le carni non contengono glutine, ma è anche vero che assumere latte, formaggi e carni in grandi quantità altera la flora intestinale (secondo migliaia di studi effettuati, come per esempio the China study), favorendo l’azione di batteri patogeni, che fermentano e creano gonfiore e tossine».

Ardigò ritiene invece che il celiaco adulto possa affrontare un percorso curativo differente, grazie ai funghi: «la micoterapia è una medicina olistica che, attraverso l’utilizzo di funghi medicinali, rinforza il sistema immunitario e aiuta l’organismo a migliorare la propria salute. È una disciplina medica, profondamente radicata nelle culture orientali, nello specifico in Cina e Giappone, che è stata riscoperta in epoca moderna negli anni 70 del secolo scorso dal professor israeliano Solomon Wasser». Secondo il medico, attraverso l’uso di funghi medicinali, si possono prevenire e curare diverse patologie e riequilibrare l’organismo: «esistono circa 140 mila specie di funghi, che si possono suddividere in funghi velenosi, commestibili e medicinali».

Il consiglio conclusivo del dottor Ardigò è di informarsi pienamente e in modo consapevole su un’alimentazione sana, senza eccessi. «Se non si pone un’attenzione adeguata a 360 gradi sulla propria alimentazione, ma la si accoglie superficialmente, il celiaco incorre nel rischio di soffrire di quegli stessi sintomi dolorosi dovuti dalla sua patologia, pur non assumendo glutine».

Questo articolo ha funzione e obiettivi meramente informativi. Si consiglia di confrontarsi sulla materia trattata con il proprio medico di fiducia.

 
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