La fine (incerta) di Lula e il caos della politica brasiliana

In Brasile, dietro la rapida caduta in successione dei governi del Partito dei Lavoratori di Lula e Dilma, c’è sicuramente il problema della corruzione, ora al vaglio della giustizia sudamericana.

La prima fase di udienze aperte al pubblico e presiedute dal giudice Sergio Moro, per il caso di corruzione dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, è cominciata lunedì 20 novembre a Curitiba, la capitale di Paraná, dove si indaga già sul caso Petrobras. L’ex presidente e sua moglie Marisa Letícia non si sono presentati, ma hanno a loro volta presentato una denuncia per abuso di potere contro il giudice.

A questo proposito, la manifestazione popolare dello scorso 30 ottobre, nel secondo turno delle elezioni amministrative in Brasile, ha messo in risalto la delusione di tutti gli elettori del Pt. Già nella prima fase delle elezioni, il partito di linea bolivarista e cheguevarista aveva perso il potere in più di 350 città.
Se prima infatti, governando 630 prefetture, il Partito dei Lavoratori era il terzo con più potere, ora è il decimo, con circa 250 prefetture, secondo i dati pubblicati dal quotidiano OGlobo. Il Movimento Democratico Brasiliano (Pmdb), di cui Michel Temer è attualmente presidente, è in testa con 1.038 comuni.

L’ex metallurgico e sindacalista Luiz Inácio ‘Lula’ da Silva ha partecipato alla formazione del Pt nel 1980, promettendo alle persone di creare migliori politiche sociali per superare la povertà. Senza essere il partito con il maggior numero di iscritti, era stato capace di conquistare la presidenza nel 2003; il Pt brasiliano conta attualmente 1.765.166 membri (su una popolazione di 200 milioni di persone) e ha solo 10 senatori su un totale di 81. Con 13 rappresentanti è parte del blocco dei parlamentari di Resistenza Democratica.
Nell’attuale lotta per il potere e durante questa situazione di difficile governabilità basata principalmente sul compromesso, è stato superato dal Movimento Democratico Brasiliano (Pmdb), che ha 19 membri, e dal blocco socialdemocratico, con 16 membri. Si trova inoltre in stretta concorrenza con il blocco moderato, che segue il Pt con 12 senatori, e con il blocco democratico progressista che ne ha undici.

Secondo l’analisi del quotidiano colombiano El Espectador, la tensione politica in Brasile si manifesta nel fatto che più della metà dei senatori brasiliani risulta coinvolta in procedimenti penali o è accusata di corruzione. E se si osserva l’Indice sulla Percezione della corruzione 2015, il Brasile si trova al 76esimo posto, su un totale di 168 Paesi.
In America latina, il Venezuela è 158esimo, l’Argentina e l’Ecuador sono al 107esimo posto, Bolivia e Paraguay 99esimi, e il Messico 95esimo.
In Europa, l’Italia è al 61esimo posto, mentre la Spagna al 34esimo.

Durante il primo mandato di Lula, il suo governo è stato bersagliato dalle richieste di tangenti, ma il leader ha comunque vinto la rielezione nel 2006, con oltre il 60 per cento del consenso popolare al secondo turno. Il suo successore Dilma Rousseff, 68 anni, ha governato un periodo contrassegnato dal crescente malcontento, dall’aumento del costo della vita e dall’aumento della disoccupazione, che ha raggiunto l’11,6 per cento nel mese di agosto, secondo i dati pubblicati da O Globo. Nel 2010, l’indice era sceso al di sotto del 7 per cento, dopo un periodo di crisi nel 2009 con circa l’8,1 per cento.

L’ex guerrigliera marxista degli anni della dittatura (1964-1985) è stata rimossa dal suo incarico il 31 agosto 2016 da parte della maggioranza del Senato, ed è stata inoltre allontanata dai pubblici uffici e accusata di aver ritoccato i conti pubblici. Fino alla fine del suo mandato (2018) la sostituirà il suo ex vice presidente Michel Temer, membro del Pmdb, che guiderà il Senato. A tal proposito la Dilma si è difesa affermando che si è trattato di un colpo di Stato.

La Procura di Curitiva ora accusa Lula e la moglie di aver illegalmente ricevuto «circa 1,1 milioni di dollari dal gruppo Oas». La società Oas infatti, è stata condannata per aver deviato denaro dall’azienda statale Petrobras, al fine di ristrutturare un appartamento di proprietà di Lula con vista mare, e si ritiene che le indagini siano già a buon punto.

Lula, che è coinvolto anche in altri casi di corruzione con Petrobras, si è difeso ribaltando l’accusa contro il giudice Moro per abuso di potere. I suoi avvocati hanno presentato denuncia venerdì 18 novembre.

Manifestanti protestano contro la corruzione a Curitiba il 20 novembre, 2016, aspettando l’esito del processo contro Lula. (Twitter)

Nel verbale citato dal Pt, l’ex presidente, quando è stato chiamato a testimoniare, ha affermato di esser stato privato della libertà per circa sei ore, e che i suoi beni sono stati sequestrati, e le telefonate intercettate.

In alcune dichiarazioni pubbliche rilasciate nel corso di un incontro con il regista statunitense Oliver Stone, secondo quanto riporta il Pt, ha dichiarato, senza entrare nei dettagli: «Qui in Brasile è in corso una guerra. Quello che sta accadendo è un processo di violenza contro la democrazia».

«Per giustificare l’eliminazione della Dilma e la penalizzazione del Pt sono state montate tantissime menzogne», ha aggiunto Lula.

La polizia federale brasiliana accusa Luiz Inácio da Silva di essere coinvolto nel complesso sistema di corruzione legato alla compagnia petrolifera Petrobras. Si stima che la società abbia pagato una frode di un milione di dollari. Le indagini nella cosiddetta ‘Operazione Lava Jato’, indicano che grandi aziende private avrebbero corrotto dirigenti della società petrolifera statale e numerosi politici in cambio di appalti. Mentre il processo continua, l’elenco dei nomi coinvolti cresce, e per evitare di perdere nuovi appalti, alcune aziende hanno deciso di ammettere i pagamenti effettuati ‘sotto banco’.

Secondo le dichiarazioni rilasciate su Twitter dalla squadra di Lula, «Lava Jato ha accusato Lula di aver ostacolato la giustizia per diversi mesi». Ma secondo il leader, «lo smentiranno i testimoni stessi».

Nel frattempo la rivista Época e il quotidiano O Globo, hanno rivelato che Lula ha dichiarato a livello federale di aver ricevuto come conferenziere ben 27 milioni di reais in quattro anni, pari a circa 12,3 milioni di dollari. E mentre la battaglia per la trasparenza continua sia a livello politico che mediatico, Lula continua a non nascondere il suo interesse per le prossime elezioni presidenziali del 2018.

Traduzione di Alessandro Starnoni

 
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