Nuovo scandalo sul latte cinese

Lunedì 27 marzo, a Shanghai ha avuto inizio un processo a dodici persone, accusate di aver contraffatto del latte in polvere. I membri di questa associazione a delinquere, che hanno anni di esperienza nel commercio di latte, sono accusati di aver acquistato del prodotto di bassa qualità e di averlo confezionato in modo tale da spacciarlo per latte in polvere di famosi marchi esteri.

Le prime denunce hanno riguardato la contraffazione del marchio americano Abbot: dal 2014, l’organizzazione criminale mescolava miscele a buon mercato con altre polveri, sia nazionali che estere, per poi confezionarle con il marchio Abbott; si parla di un totale di 12 mila lattine di prodotti contraffatti, 3 mila delle quali non sono state ancora rintracciate.

L’esistenza di questa organizzazione è stata scoperta a settembre del 2015, dopo che proprio la Abbot ha denunciato alle autorità l’esistenza di un prodotto contraffatto.

IL PRIMO GRANDE SCANDALO DEL LATTE

A settembre del 2008, in Cina era scoppiato un grande scandalo sui prodotti latteo-caseari della ditta Sanlu, nei quali era stata rivenuta della melamina chimica, usata per realizzare materie plastiche e adesivi.
Almeno sei bambini sono morti a causa di questa miscela, più 300 casi di avvelenamento di diversa gravità. In seguito a questo scandalo, la il governo cinese aveva chiuso 3.908 impianti di produzione latteo-casearia, tra i quali la Panda Dairy Products.

Un anno e mezzo dopo, l’allora premier cinese Wen Jiabao, in conferenza stampa, affermava che in tutto il Paese il latte alla melamina aveva contaminato circa 30 milioni di bambini e che il governo aveva speso 2 miliardi di yuan (270 milioni di euro), assicurando per vent’anni a questi bambini le spese mediche per il trattamento di eventuali danni. Secondo molti, tuttavia, si trattava soli di parole, ben lontane dalla realtà: «Non solo non abbiamo avuto l’assicurazione per le cure mediche, ma non siamo nemmeno stati inclusi nella lista per ottenere un risarcimento una tantum delle spese per il trattamento – ha affermato la madre di un dei bambini colpiti, Li Chongxiang – Il medico ha detto che il tumore non è grande abbastanza per ottenere un risarcimento».

Secondo altre vittime, la dichiarazione del primo ministro si riferiva ‘solo’ alle vittime dei prodotti dell’azienda Sanlu, nel contesto dello scandalo del 2008, il cui latte veniva prodotto da più di 10 grandi aziende cinesi, senza contare quelle minori.

PERDITA DI FIDUCIA

In Cina, latte in polvere e scandali vanno insomma a braccetto, al punto che ormai i cinesi comprano in massa il latte dall’estero.
Inizialmente, il modo più semplice consisteva nel comprarne all’ingrosso da Hong Kong [ex colonia britannica che gode di democrazia, pur essendo parte della Cina ndr], ma a causa di questo, la città era perennemente all’asciutto. Ma a marzo del 2013 il governo di Hong Kong è stato costretto ad adottare una legge in forza della quale al valico di frontiera della regione a statuto speciale si possono trasportare non più di due barattoli (o 1,8 kg) di latte in polvere; i  trasgressori rischiano fino a 60 mila euro di multa e due anni di carcere.

Secondo il giornalista cinese Zhou Qing, il latte in polvere con additivi chimici sarebbe uno dei risultati della corruzione nelle alte sfere del partito comunista: «Ogni volta che i fatti riguardanti il ??latte in polvere contaminato sono stati resi pubblici, la prima reazione è stata la censura – sostiene – La seconda, è stata la repressione delle voci dei genitori delle vittime; la terza, aiutare i produttori a nascondere i fatti. Infatti, se il governo avesse prestato un minimo di attenzione al problema del latte in polvere contaminato già nelle fase iniziali dello scandalo, forse tutto questo avrebbe potuto essere evitato».

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Traduzione di Vincenzo Cassano

 
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