La ricerca di vita extraterrestre continua, ma dovrebbe? (Parte 2)

L’universo è pieno di misteri che sfidano le nostre conoscenze. Nella sezione ‘Ai confini della realtà: Viaggio nei misteri della Scienza’ Epoch Times raccoglie storie che riguardano questi strani fenomeni per stimolare l’immaginazione e aprire possibilità ignote. Se siano vere o no, sei tu a deciderlo.

Ci sono varie ragioni per cui sarebbe una buona idea stare alla larga dagli extraterrestri, nonostante le continue ricerche degli scienziati. Queste ragioni includono una serie di contaminazioni ambientali indirette, la possibilità che alcune culture sul nostro pianeta reagiscano negativamente alla presenza aliena, grande o piccola che sia, o addirittura un’invasione di livelli apocalittici da parte di un aggressore avanzato, come preavvisato da Stephen Hawking.

Tuttavia ci sono anche ragioni per cui un contatto con gli alieni potrebbe essere una cosa buona. Gli scienziati del Seti (Search for Extraterrestrial Intelligence) la pensano così; hanno lavorato duro, setacciando per decine di anni montagne di segnali radio provenienti dal cosmo, sperando di rendere possibile un contatto.

Ma ci sarebbero dei benefici per la nostra civiltà se trovassimo vita extraterrestre?

Gli scienziati della Nasa, del Seti e di altre organizzazioni in tutto il mondo, sperano che la risposta a questa domanda sia sì. Tuttavia, le risposte potrebbero variare in base al tipo di vita aliena che potremmo trovare.

Ad esempio, il rover della Nasa Curiosity continua la sua ricerca su Marte per scoprire se il pianeta possa essere abitato dall’uomo. In qualsiasi momento, il rover potrebbe trovare vita microbica o prove che questa vita un tempo esisteva su Marte.

La scoperta di prove fossili di una precedente vita microbica su Marte potrebbe essere difficile da confermare, poiché gli scienziati dovrebbero basare le proprie scoperte sui dati provenienti dal rover. I dati dovrebbero essere quindi comparati con i nostri sulla sola base del paragone: esempi simili qui sulla Terra. Il dibattito farebbe probabilmente il giro del mondo per mesi o anni, fino a quando non ci saranno prove sufficientemente evidenti per permettere alla Nasa di dare una conferma ufficiale.

Infatti, una situazione simile si è verificata all’inizio di quest’anno, quando la geobiologa Nora Noffke, della Old Dominion University, in Virginia, ha annunciato alla rivista Astrobiology di aver riscontrato similitudini tra antiche rocce sedimentarie scolpite dai microbi tra le rocce sporgenti del lago Gillespie, nella Yellowknife Bay su Marte e rocce sedimentarie scolpite da microbi qui sulla Terra. Tuttavia, secondo l’Astrobioligy Magazine, questa scoperta suggerisce soltanto, senza provare, che, circa 3,7 miliardi di anni fa, ci sia stata vita sulla fredda superficie di Marte.

Se trovassimo vita microbica su Marte, le cose probabilmente non cambierebbero molto, e in maniera immediata, sulla Terra. Infatti, secondo il Seti, la questione entrerà probabilmente nell’arena politica e forse verranno discusse due opzioni: disturbare la vita con la nostra presenza o trasformare Marte in una specie di riserva naturale.

Ma, se una forma di vita microbica simile a quella trovata sulla Terra venisse trovata su altri pianeti come Marte, confermerà probabilmente quello che molti scienziati già credono: che la vita è abbastanza comune nell’universo. Aiuterebbe probabilmente a determinare se altri lontani pianeti possano ospitare una simile forma di vita. Potrebbe anche spingere i politici e le organizzazioni ambientaliste ad attuare politiche internazionali per regolare i contatti con la suddetta forma di vita.

La scoperta di vita microbica potrebbe anche essere un punto di riferimento per un possibile contatto con vite aliene più grandi e avanzate e stabilire eventuali standard politici e normativi…

La scoperta di vita microbica potrebbe anche essere un punto di riferimento per un possibile contatto con vite aliene più grandi e avanzate e stabilire eventuali standard politici e normativi nel caso di un incontro. Il beneficio sarebbe come un piccolo passo verso un contatto con una specie più avanzata.

Quali sarebbero i benefici dell’incontro con delle specie aliene avanzate?

Mettendo da parte gli avvertimenti di Stephen Hawking, secondo cui aprire un dialogo con gli extraterrestri potrebbe portare la versione cosmica dei conquistadores sulla Terra, il concetto ipotetico del contatto con delle specie avanzate di alieni potrebbe offrire un grande slancio alla nostra scienza e alla nostra conoscenza dello spazio.

Sicuramente, questo accadrebbe solo nel caso in cui gli ipotetici alieni siano inclini alla condivisione e non abbiano alcune politiche interstellari, come la prima direttiva di Star Trek, che proibiva lo scambio di tecnologie e limitava severamente i contatti con le culture meno avanzate.

In effetti, secondo l’articolo Would Contact with Extraterrestrials Benefit or Harm Humanity?A Scenario Analysis ( Il contatto con gli extraterrestri gioverà o nuocerà all’umanità? Un analisi ipotetica), se ci fossero dette politiche contro gli alieni, si potrebbe spiegare perché non ci hanno ancora contattato e sarebbe una possibile spiegazione al paradosso di Fermi: se ci sono alieni sparsi in tutto la galassia, perché ancora non li abbiamo visti?

L’articolo prosegue descrivendo tre possibili scenari di un contatto con civiltà aliene più avanzate della nostra. Primo scenario: gli alieni sono pericolosi (discusso nella prima parte). Secondo scenario: sono neutri, e ciò includerebbe il fatto che potrebbero non essere interessati a comunicare, il fatto che sono lontani, che sono una forma di vita così diversa che la comunicazione è impossibile o (come accennato precedentemente) si stanno intenzionalmente nascondendo da noi.

Ma, supponendo che siano pacifici e socievoli, i potenziali benefici includerebbero significativi progressi nella matematica e nella scienza, consigli su come evitare le catastrofi globali, soluzioni ai problemi della Terra e perfino miglioramenti nella filosofia.

È possibile che una civiltà avanzata di molte generazioni, o con centinaia di anni più di noi alle spalle, possa essere arrivata a risolvere molti problemi filosofici che ancora affliggono gli umani, forse anche basilari: domande come ‘da dove veniamo, cosa siamo e dove andiamo’. Potrebbe anche aver adattato delle strutture economiche e politiche più avanzate che noi non abbiamo ancora preso in considerazione, o superato gli stessi problemi sociali che ancora perseguitano i terrestri.

«Forse abbiamo bisogno di un qualche tipo di minaccia esterna universale. A volte penso a quanto velocemente le nostre differenze in tutto il mondo svanirebbero se dovessimo affrontare una minaccia aliena esterna a questo mondo».
— Ronald Reagan

Eppure, c’è un altro possibile beneficio, una cosa probabilmente molto profonda, che avrebbe la capacità di portare gli umani a stringere un forte legame: se gli alieni dovessero essere ostili, noi ci uniremmo come pianeta per contrastare quelle forze.

«Forse abbiamo bisogno di un qualche tipo di minaccia esterna universale. A volte penso a quanto velocemente le nostre differenze in tutto il mondo svanirebbero se dovessimo affrontare una minaccia aliena esterna a questo mondo. Eppure, vi chiedo, una forza aliena non è già tra noi? Cosa potrebbe esserci di più alieno dalle aspirazioni universali della nostra gente della guerra e della minaccia della guerra», ha detto il presidente Ronald Regan in un discorso alle Nazioni Unite, nel 1987.

(Parte 1)

Articolo in inglese: ‘The Search Continues for Extraterrestrial Life, But Should It? (Part 2)’

 
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