Congresso Usa parla di diritti umani in Cina prima dell’arrivo di Xi Jinping

Mentre Washington si prepara a srotolare il tappeto rosso per la prima visita di Stato negli Usa del capo del Partito Comunista Cinese Xi Jinping, dissidenti cinesi, attivisti per i diritti umani e giornalisti si sono riuniti al Congresso degli Stati Uniti per fornire una testimonianza sulla drammatica situazione dei diritti umani in Cina.

All’ordine del giorno delle discussioni è stato esposto il problema del giro di vite generale nei confronti degli avvocati difensori dei diritti umani, il problema della repressione della libertà su internet e quello della persecuzione degli uiguri, dei tibetani e dei gruppi religiosi in generale. Per la prima volta, nei giorni precedenti alla visita di un leader cinese, il Congresso ha inserito nell’agenda delle questioni attinenti ai diritti umani anche il problema del prelievo degli organi ai danni dei prigionieri di coscienza praticanti del Falun Gong.

Nel suo discorso di apertura della sessione del 18 settembre, il rappresentante degli Stati Uniti Chris Smith, presidente della Commissione esecutiva sulla Cina del Congresso, ha detto che Xi Jinping visiterà gli Stati Uniti in un periodo in cui il regime comunista «sta attuando uno straordinario attacco allo Stato di diritto, ai diritti umani e alla società civile». In precedenza, Smith aveva citato come esempio l’arresto a luglio di Wang Yu, avvocato difensore dei diritti umani noto per aver preso le difese del dissidente uiguro Ilham Tohti e di molti altri casi.

«Sotto la guida di Xi, il governo cinese è riuscito a far passare nuove leggi e un progetto di legge che mira alla legittimazione della repressione politica, religiosa ed etnica, a limitare ulteriormente le libertà civili e ad ampliare la censura di internet», ha proseguito il repubblicano Smith.

Durante la sessione, sei testimoni hanno rilasciato le loro dichiarazioni e risposto alle domande sulla situazione dei diritti umani in Cina. Si tratta di: Teng Biao, avvocato cinese difensore dei diritti umani e intellettuale, ospite della facoltà di legge dell’Università di Harvard; Xiao Qiang, fondatore del sito web cinese d’informazione China Digital Times; Yang Jianli, preminente avvocato cinese sostenitore della democrazia; Wei Jingsheng, il dissidente cinese che è stato soprannominato il ‘padre della democrazia cinese’; Shoret Hoshur, giornalista uiguro per Radio Free Asia e infine Ethan Gutmann, giornalista investigativo americano e autore di The Slaughter [Il massacro, ndt], un libro che svela la pratica del prelievo degli organi dai prigionieri di coscienza perpetrata dal regime cinese.

I relatori hanno invitato, quasi all’unanimità, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ad adottare una posizione ferma nei confronti di Xi Jinping, durante il loro prossimo incontro.

«Suggerisco che il presidente Obama, quando si incontrerà con il presidente Xi Jinping, prenda in considerazione, come temi principali dei loro negoziati, il ripristino dello Stato di diritto, il rispetto della legge e l’abolizione di ogni forma di detenzione illegale e di tortura in Cina, anziché trattare concetti generici e superficiali sui diritti umani», ha detto in cinese Wei Jingsheng. «Quando Xi Jinping farà visita al Congresso degli Stati Uniti, dovrebbero fare pressione su Xi Jinping riguardo a questi temi anche i legislatori, al fine di promuovere i diritti umani in Cina, e di proteggere le centinaia di migliaia di cittadini statunitensi in Cina e i loro diritti e interessi».

IL PRELIEVO DEGLI ORGANI

Nella sua dichiarazione, Ethan Gutmann ha fornito un breve riassunto della storia del prelievo di massa degli organi a danno dei prigionieri di coscienza – i condannati a morte nello Xinjiang, gli attivisti uiguri e i praticanti del Falun Gong detenuti illegalmente – perpetrato dal Partito Comunista dai primi anni 90 fino a oggi.

Gutmann ha anche invitato Washington a fermare la sua complicità nei crimini, che stima abbiano causato la morte, tra il 2000 e il 2008, di 65 mila praticanti del Falun Gong, vietando ai cittadini americani di recarsi in Cina per il turismo dei trapianti.

«Questa è un’oscenità: un americano che nel 2015 si reca in Cina per il trapianto di un organo sta in effetti rendendosi complice di questo crimine contro l’umanità tuttora in corso», ha detto Gutmann. «Quindi, richiedo che venga rimosso il nostro ‘privacy shield’», ha continuato. «E fino a quando lo Stato cinese non fornirà quella spiegazione completa ed esauriente che il mondo richiede, chiedo che venga seguito l’esempio di due Paesi tanto piccoli quanto ammirevoli – Israele e, proprio di recente, Taiwan – e che venga vietato il turismo dei trapianti in Cina».

In risposta alla domanda rivolta dal repubblicano Smith, sul fatto che gli Stati Uniti avessero riferito sufficientemente riguardo al prelievo degli organi, Gutmann ha detto che dovrebbero essere rivelate le informazioni che Wang Lijun, ex funzionario locale di alto rango di Chongqing, ha divulgato al Consolato degli Stati Uniti, dal momento che ritiene contengano informazioni cruciali sui prelievi degli organi.

«Il problema non è il crimine: è l’occultamento della verità», ha aggiunto Gutmann, che ha anche invitato il governo e le aziende degli Stati Uniti a «eliminare la nostra decadenza morale» nel fare affari con la Cina. «Converrete che, in base ai principi morali più basilari, con le atrocità morali che vediamo attualmente, si sta oltrepassando il limite», ha poi detto Gutmann.

Articolo originale: http://www.theepochtimes.com/n3/1754982-before-xi-jinping-us-visit-congressional-hearing-raises-human-rights-organ-harvesting/

 
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