Hermann Hesse e gli antichi poeti cinesi

Lo scrittore tedesco Herman Hesse, conosciuto per le sue opere sulla natura e per la sua ammirazione per la cultura e il pensiero orientali, è autore di una breve fiaba ambientata nell’antica Cina: si intitola Il poeta, e racconta la vita e le opere di Han Fook, un aspirante poeta che lascia la vita secolare per studiare con un misterioso saggio che si presenta come il Maestro della Parola Perfetta. È una delle otto brevi storie contenute in una pubblicazione del 1972 intitolata Strane notizie da un’altra stella.

L’eroe di Hesse incontra il saggio mentre sta osservando l’indescrivibile bellezza del festival della lanterna riflesso nel Fiume Giallo, nella sua città natale. Sopraffatto dal sentimento che «la vera felicità e una profonda soddisfazione» possono venire soltanto dal rispecchiare «l’essenza del mondo» nella sua poesia, Han Fook si imbatte in uno strano uomo anziano in abiti viola che rivela la propria identità come il Maestro e lo porta con sé nelle montagne.

Di grande importanza nella storia di Hesse è l’idea di esprimere, attraverso l’arte, la purezza del pensiero in un mondo di fenomeni caotici. Anche se inizialmente Han Fook lascia la sua casa per migliorare le sue abilità e farsi un nome nel mondo, gradualmente durante la sua formazione abbandona l’attaccamento al perseguimento mondano, e scopre una forma di realizzazione più alta, che non ha radici nel guadagno mondano.

Un connazionale di Hesse, Johann Wolfgang von Goethe, scrisse nel sonetto Natura e arte che l’arte è un riflesso della natura prodotto dall’uomo che, come il protagonista di Hesse scopre, offre la vera libertà.

Natura e arte, sembrano andare in direzioni separate,
Eppure improvvisamente si incontrano.

Infatti, solo uno sforzo onesto è meritevole!
E solo quando dosiamo le ore
E ci leghiamo all’arte con spirito e diligenza,
La natura accenderà di nuovo i nostri cuori.

L’arte come ricerca dell’unione dell’uomo con la natura è un tema ricorrente nella letteratura cinese, come mostrato nel lavoro di due famosi poeti cinesi solitari vissuti oltre mille anni fa.

TAO YUANMING E L’ANELITO PER LA NATURA

Tao Qian (365-427), conosciuto anche come Tao Yuanming, era un ufficiale durante il frammentario periodo delle Sei Dinastie (220–589). Dopo molti anni di servizio, disilluso dai fastidi della vita politica, si ritirò in campagna, dove compose opere molto famose.

In Ritorno alla vita nei campi n.1, rende chiara questa fuga alla natura e dagli impegni secolari:

Fin da giovane non sono mai stato adatto alle abitudini mondane:
La mia natura è innamorata di colline e montagne.

Gli uccelli in gabbia anelano i loro vecchi boschi;
I pesci dello stagno pensano ai nativi abissi.
Ho reso accessibile della terra nell’arido sud,
mantenendo la mia semplicità, torno alla terra e ai campi
.…
Nella mia casa non c’è il trambusto del mondo terreno;
Nelle sue stanze vuote vi è la ricchezza dell’ozio.
Così a lungo ho vissuto in una gabbia,
E ora torno alla Natura.

Una delle opere in prosa più famose di Tao Yuanming, la Sorgente dei fiori di pesco, ritrae il viaggio del narratore in una terra nascosta fuori dal mondo. Dopo il breve e idilliaco soggiorno, il viaggiatore parte con l’intenzione di tornare. Eppure, anche con l’aiuto di un amico facoltoso, non sarà mai più in grado di riscoprire questa utopia attraverso il perseguimento fisico ed esteriore.

Proprio come Tao Yuanming è guidato dalla ricerca del regno naturale, il protagonista di Hesse è motivato dal desiderio innato di riflettere nelle sue parole la bellezza del mondo. Sente che è una predestinazione per lui avere la possibilità di studiare e imparare dal Maestro della Parola Perfetta, e abbandonare sua moglie e la sua posizione per studiare nella natura selvatica.

La sensazione di questa predestinazione è riconosciuta dal padre di Han, che ipotizza che potrebbe essere la prerogativa di una divinità. Han Fook parte per i monti del nord ovest e inizia la coltivazione della sua arte, che sa potrebbe richiedere anni.

LA COLTIVAZIONE DELLA MAESTRIA ARTISTICA NEL SANTUARIO DELLA NATURA

Durante la formazione di Han Fook, diventa presto chiaro che la sua abilità non è l’unico argomento della sua coltivazione, ma che deve anche elevare il suo livello spirituale. Molte volte torna a casa con il pensiero di aver perso qualcosa nella vita, ma ogni volta finisce con l’essere riportato nei boschi e dal suo maestro, che lo istrusce con suggerimenti e semplici prescrizioni, insieme all’insegnamento del flauto e dello zither.

L’uso della musica ha un significato profondo nella tradizione spirituale cinese: era considerato da Confucio, il grande insegnante sociale e morale, come lo strumento chiave per un governo armonioso. Allo stesso modo l’arte della poesia stessa diventa il connettore tra i confini del linguaggio umano e le miriadi di espressioni del piano viscerale e naturale.

L’opera poetica cinese è permeata di scene della natura e si rivolge alla ricerca di un piano più elevato. Wang Wei, un poeta della prima Dinastia Tang, che divenne un devoto buddista, ne è un famoso esempio. In La magione dell’estremo sud descrive il trasferimento nelle montagne in cerca di una ‘buona Via’ e alla fine perde il sentiero del tempo conversando con un anziano uomo incontrato nella natura.
Le poesie di Wang Wei si concentrano sulle scene che ritraggono la vastità e la maestosità del mondo naturale; gli esseri umani, anche quando appaiono, sono minuscoli.

In Vita di montagna in una notte d’autunno Wang Wei scrive di imponenti montagne dopo la pioggia, a dimostrazione della grandezza di Cielo e Terra. Poi, viaggia attraverso boschi di pini e corsi d’acqua sorgente, fino a delle lavandaie che chiacchierano in un boschetto di bambù. L’ultima riga del narratore esprime la sua sommessa soddisfazione per questa scena.

È questa umile reverenza che Han Fook sviluppa di fronte al suo maestro e, cosa più importante, di fronte al mondo. Si distacca persino dal trascorrere del tempo. Non solo abbandona le sue fortune secolari, ma anche il desiderio della realizzazione mondana, scambiati con la completa maestria della sua vocazione.

Solo attraverso un’apparente perdita, Han Fook riesce a trovare ciò che sta cercando. Come scrisse Goethe in Natura e Arte:

Colui che cerca la grandezza deve raccogliere se stesso:
il Maestro rivela se stesso solo nella limitazione,
e solo la legge può darci la libertà.

TRASCENDERE L’ELEMENTO UMANO E LASCIARE IL PIANO SECOLARE

Dopo l’improvvisa partenza del suo maestro, Han Fook comprende che il suo apprendimento è completo e torna alla sua città natale. Osserva il medesimo Festival della Lanterna che per primo aveva stimolato la sua odissea spirituale. Guardando la scena autunnale, Han Fook, ora anziano e nuovo maestro, vede la perfezione non solo nella natura ma nella sua enunciazione, proprio come il Fiume Giallo la riflette nelle sue acque.

Perchè il mondo descritto nei versi della poesia cinese – la maestria delle «parole perfette», come Hesse la chiama – è raggiunta attraverso l’elevazione spirituale e abbandonando gli interessi materiali.

La poesia di Tao Yuanming, Wang Wei e dei poeti della targa dinastia Tang e della dinastia Song— Li Bai, Du Fu, Su Shi, per citarne alcuni— sposò l’arte lirica della poesia con la saggezza dei maestri e filosofi cinesi. Il vasto corpo di opere famose e la ricchezza della lingua cinese scritta nel corso dei secoli, hanno raggiunto un vasto pubblico fino al presente, e superando i confini stessi della Cina.

Articolo in inglese: Hermann Hesse’s Understanding of Ancient Chinese Poets

Traduzione di Veronica Melelli

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