Volkswagen: Das Auto, ieri. Class (Action) Auto, oggi

Sono almeno 11 milioni in tutto il mondo i veicoli che sarebbero coinvolti nel maxi scandalo Volkswagen.

La Casa automobilistica tedesca ha ormai notevolmente perso credibilità, dopo l’accusa di aver installato – nelle auto equipaggiate a motore diesel – un dispositivo specificamente studiato per falsare i dati sulle emissioni inquinanti e superare i test.

L’idea degli ingegneri tedeschi è stata semplice ma astuta: secondo l’Agenzia di protezione dell’ambiente statunitense (Epa), infatti, la Volkswagen avrebbe utilizzato un software in grado di rilevare quando le vetture fossero sottoposte alle verifiche ufficiali di collaudo per le emissioni. Il dispositivo sarebbe poi rimasto spento durante le normali situazioni di guida, permettendo alle auto di circolare inquinando oltre il limite legale.

Dopo lo scoppio dello scandalo, e le conseguenti dimissioni dell’amministratore delegato Martin Winterkorn di mercoledì 23 settembre, la bufera continua a causa delle proteste degli automobilisti ‘traditi’: negli Stati Uniti sono già più di 25 le azioni collettive presentate in diversi Stati. Secondo gli esperti, le richieste di risarcimento potrebbero raggiungere i 25 miliardi di dollari solo negli Usa. E contando che le vetture coinvolte nel mercato americano non sono nemmeno 500 mila (meno del 5 per cento del totale delle macchine incriminate), il colosso tedesco ha ottimi motivi per temere il peggio. Persino in Italia, infatti, le associazioni di consumatori stanno raccogliendo migliaia di adesioni, in modo da partecipare alle class action statunitensi. In pratica è un ‘arrembaggio’.

E alla causa collettiva di milioni di automobilisti in tutto il mondo, va anche aggiunto il cosiddetto lucro cessante dovuto al crollo di immagine che il marchio tedesco sta subendo.

Da lunedì 21 settembre, infatti, in Canada sono state sospese le vendite dei modelli Jetta, Passat e Golf prodotti nel 2009. E anche i modelli diesel dell’Audi A3 (l’Audi è un marchio di proprietà Volkswagen) per il momento non verranno più venduti.

Jessica Lancaster, una nutrizionista canadese che si è unita alla class action nazionale organizzata dal Merchant Law Group LLP, ha dichiarato al Canadian Press che trovava degno di nota come la Casa tedesca pubblicizzasse proprio l’ecosostenibilità dei propri motori diesel: «è davvero ingiusto ingannare i consumatori che pensano di fare un acquisto consapevole». La giovane donna, proprietaria di una Jetta TDI del 2009, spiega di aver tenuto in alta considerazione l’integrità della Volkswagen, e di aver spesso letteralmente predicato ai suoi amici quanto la tecnologia del diesel tedesco fosse economica e al tempo stesso ecologica. Ora, Jessica non è nemmeno sicura se mai tornerà a guidare la sua Volkswagen; e il suo problema è che «adesso il valore dell’usato è precipitato, quindi per il momento non esiste alcuna possibilità di rivendere l’auto».

Tony Merchant, l’avvocato a capo della class action, ha spiegato al Canadian Press che i proprietari delle Volkswagen «sono furiosi. Hanno pagato un prezzo aggiuntivo per comprare dei veicoli che pensavano fossero migliori per l’ambiente, e ora scoprono che le loro auto sono tra le più sporche degli inquinatori». Secondo alcuni rapporti, infatti, i motori Volkswagen in questione potrebbero produrre sostanze tossiche tra le 10 e le 40 volte superiori ai limiti di emissione consentiti dalla legge.

Mentre si dice che la sede centrale di Wolfsburg abbia già iniziato a mettere da parte fondi per circa 6 miliardi e mezzo di euro, per far fronte a eventuali sanzioni pecuniarie, la Volkswagen Canada non ha rilasciato alcun commento a seguito delle richieste da parte della stampa locale.
Al momento  l’Epa statunitense sta supportando l’organismo governativo canadese Environment Canada (Ec) nell’inchiesta sulla presunta violazione: è stata ordinata una verifica su 100 mila vetture diesel Volkswagen e Audi vendute in Canada dal 2009 al 2015. L’Ec ha poi voluto sottolineare che «i proprietari delle auto dovrebbero sapere che sebbene il presunto dispositivo ostacoli l’efficacia dei sistemi di controllo delle emissioni inquinanti nell’aria, non è una questione di sicurezza».

Che la sicurezza dei veicoli Volkswagen non sia in discussione è senz’altro un’ottima notizia. Lo sconcerto, tuttavia, rimane: quella che fino ieri vendeva se stessa come l’Auto in senso assoluto (letteralmente, ‘Das Auto’ nel payoff pubblicitario), ora è ridotta a banale oggetto di scherno su internet: dal nomignolo ‘Gas Auto’ alle immagini ironiche di tutti i generi, il web è diventato la piattaforma di quella che ha assunto la forma di una vera e propria rivincita dei consumatori di tutto il mondo.

 
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