La Cina prepara campi per rifugiati al confine con Corea del Nord

Il giorno successivo alla pubblicazione di un insolito articolo in cinese, che spiegava ai cittadini come proteggersi al meglio da un attacco nucleare, è stato diffuso online un documento che rivela il piano di Pechino per accogliere i rifugiati nord coreani in caso di guerra.

Secondo il media di Hong Kong Hk0, il testo – che in origine era una circolare interna della filiale dell città di Baishan della compagnia statale per le telecomunicazioni China Mobile – riporta che la contea di Changbai, nella provincia meridionale di Jilin, ha programmato di aprire cinque centri di accoglienza per rifugiati nordcoreani. Oltretutto, la compagnia, per soddisfare le richieste del governo della regione, ha dovuto anche garantire nell’area comprendente i cinque campi per rifugiati la copertura di segnale – che ha finito di testare il 2 dicembre – per le telecomunicazioni. Infatti, la contea di Changbai – conosciuta anche con il nome di contea autonoma coreana Changbai e amministrata dalla città di Baishan – si trova proprio di fronte alla città nordcoreana Hyesan e condivide 260 chilometri di confine con la Nord Corea.

Il 6 dicembre, l’organo di informazione statale Jilin Daily ha dedicato un’intera pagina del giornale a un articolo contenente informazioni dettagliate sugli ordigni nucleari, su come esplodono e sui successivi effetti collaterali, e sulle tecniche di sopravvivenza in caso di attacco. Né il governo della provincia di Jilin né il portavoce del ministro degli esteri Geng Shuang hanno confermato che l’articolo sia stato pubblicato per preparare i cittadini a un’esplosione nucleare nella penisola coreana, ma, essendo uscito mentre la Corea del Nord continua a portare avanti i suoi test nucleari, ha indotto molti osservatori a trarre tale conclusione.

(a sinistra) Cho Tae-yul, l’ambasciatore sud coreano negli Stati Uniti, parla con l’ambasciatore Usa Nikki Haley (a destra), mentre presenziano a un meeting di emergenza delle servizio di sicurezza dell’Onu sulle preoccupanti ambizioni manifestate dalla Corea del Nord, al quartier generale dell’Onu, il 29 novembre 2017. (Drew Angerer/Getty Images)

Ora, con l’aggravarsi delle tensioni tra Corea del Nord e Stati Uniti, sono degenerate anche le relazioni tra Corea del Nord e Cina. Al punto che l’inviato speciale cinese Song Tao, a capo dell’International Liaison Department del Partito Comunista Cinese, ha riferito che quando ha visitato Pyongyang, non ha nemmeno incontrato il leader nordcoreano Kim Jong-un. E alcuni giorni dopo il rimpatrio dell’inviato, la Cina ha addirittura chiuso un passaggio chiave tra la città di Dandong, situata nella provincia cinese di Heilongjiang e quella di Sinuiju nella Nord Corea.

Inoltre, secondo una notizia pubblicata dal Global Times – organo di regime del Pcc – i tentativi della Cina di fare da mediatore tra Stati Uniti e Corea del Nord sembrano aver toccato il fondo. L’articolo prosegue affermando che la Cina ha già «fatto del suo meglio» e, visto che «non è capace di convincere né gli Usa né la Corea del Nord», invece di continuare a «battersi per cercare di conciliare le parti» dovrebbe «prepararsi allo scenario peggiore».

Infatti, recentemente alcuni resoconti riferiscono di attività militari cinesi a fine novembre: secondo il portavoce di regime Xinhua, il 78esimo corpo d’armata cinese, uno dei comandi settentrionali dell’esercito ha condotto un’esercitazione sul campo nella Mongolia interna, la provincia cinese più a Nord, al confine con quella di Jilin.

 

Articolo in inglese: China Prepares Refugee Camps at Border with North Korea

Traduzione di Massimo Marcon

 
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