Cina, l’ideatore dei troll di internet condannato per corruzione

Un gruppo di individui si aggira per internet allo scopo di dirottare le opinioni in favore del Partito Comunista Cinese. Sono noti come la ‘Banda dei 50 centesimi’ e non sono altro che dei troll pagati dal governo cinese (il soprannome deriva dalla paga che pare ricevano per ogni messaggio che inviano). Tra i loro compiti c’è anche insultare chi non si allinea alla propaganda del Partito.

Il 25 agosto, però, questi troll non si vedevano da nessuna parte, quando il loro ‘padre fondatore’ ha ammesso in tribunale di essere colpevole di corruzione. Ma forse i membri della banda dei 50 centesimi non conoscono nemmeno il proprio albero genealogico.

Qiu He, ex vice segretario del Partito nella provincia sud-occidentale dello Yunnan, nonché ex segretario del Partito della città meridionale di Kunming, secondo Xinhua ha ammesso di aver intascato tangenti per un valore di più di 24 milioni e 300 mila yuan (circa 3 milioni 260 mila euro) in cambio della promozione di progetti imprenditoriali altrui e di facilitazioni nell’ottenimento di prestiti bancari. La sua condanna arriverà nel corso di una futura udienza.

Su Sina Weibo, il più popolare sito di microblogging in Cina, molti utenti hanno denunciato varie malefatte passate di Qiu, e alcuni hanno messo in dubbio che i soldi ottenuti tramite la corruzione siano stati solo quei 24 milioni di yuan.
Un utente dal nome ‘Sotto le stelle lontane’, dello Yunnan, ha scritto: «Quando Qiu He era qui, si demolivano villaggi, i mercati venivano spostati, gli aeroporti venivano rilocati fuori dalla città e le scuole venivano spostate in campagna […] Potrebbe sembrare una qualche sorta di successo politico, ma era tutta roba di tangenti, che hanno arricchito un sacco di capi di società e funzionari del Partito».
L’utente ‘Small Cobbler1977’ ha scritto: «Hai venduto tutte le scuole e gli ospedali! Come ti permetti di parlare di successo politico?».
Quando tra il 2001 e il 2006 Qiu è stato segretario del Partito di Suqian, una città nella provincia costiera del Jiangsu, aveva la cattiva fama di privatizzatore di scuole e ospedali. La sua idea di riforma si è rivelata un disastro: le cure mediche private si sono rivelate inadeguate e nel 2011 le autorità sono state costrette a darsi da fare in fretta per costruire un ospedale pubblico con oltre 2 mila letti.

Secondo quanto riportava il sito cinese Sohu, a Suqian, nel 2005, l’ufficio della Propaganda della città ha assunto 26 commentatori online allo scopo di «guidare l’opinione pubblica»: è stato il primo caso pubblicamente noto di persone assunte dal regime cinese per manipolare le opinioni online.

Se gli utenti di internet ricordano la carriera politica di Qiu, e un po’ meno il suo ruolo nella ‘Banda dei 50 centesimi’, ancora meno sanno del fatto che un sito web con sede negli Usa lo accusa di aver perpetrato diverse violazioni dei diritti umani.
Minghui.org, un sito che raccoglie informazioni di prima mano sulla persecuzione del Falun Gong in Cina, ha infatti elencato Qiu tra le persone attive in questa persecuzione, nel periodo in cui svolgeva i suoi incarichi politici sia a Suqian che poi a Kunming.

Il Falun Gong, anche noto come Falun Dafa, è un’antica pratica spirituale composta di lenti esercizi meditativi e di insegnamenti morali. A partire dal luglio del 1999, quando l’allora capo del Partito Jiang Zemin ha dato inizio a una campagna di eliminazione del Falun Gong, gli aderenti alla pratica hanno subìto, da parte della polizia cinese, tentativi di ‘lavaggio del cervello’ [torture psicologiche per costringere una persona a cambiare le proprie idee o abbandonare la propria fede, ndr], torture fisiche e incarcerazioni.

Una delle vittime di Qiu, racconta Minghui, è stata Peng Sufen, 75 anni, condannata a un anno del Tribunale Intermedio del Popolo di Kunming per aver appeso degli striscioni sul Falun Gong nella città. Peng è stata portata in prigione a settembre del 2013 dopo un’irruzione della polizia nella casa di un altro praticante del Falun Gong. La ‘colpa’ dei due: stavano leggendo insieme dei libri della pacifica disciplina spirituale.


I commenti di alcuni utenti di internet che considerano Qiu come padre fondatore dei troll online sono stati cancellati, ma possono essere rivenuti su Free Weibo e Weiboscope (siti che registrano quello che viene censurato sui social media cinesi).

Articolo in inglese: Father of China’s ‘Fifty-Cent Army’ Admits to Corruption Charges

Traduzione di Vincenzo Cassano

 

 
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