Cina, addio al riequilibrio finanziario

Nessuno crede ai dati economici cinesi ufficiali, ma in assenza di valide alternative, continuano a essere utilizzati.
I numeri del 2016, mostrano un settore immobiliare gonfiato, un debito in crescita vertiginosa e un’attività industriale in ricaduta. E mentre le imprese di Stato investono come se non ci fosse un domani, quelle private serrano i portafogli.
Al contempo, i profitti della maggior parte delle società sono calati e alcune, a causa dei pesanti debiti contratti, sono fallite e hanno chiuso.

Ma, se i dati ufficiali sono inattendibili, cosa sta succedendo realmente? Fortunatamente c’è il Libro Beige Cinese [un report analitico periodico sull’economia cinese e fonte di dati indipendenti, ndt] che raccoglie informazioni reali sul campo; e, riguardo all’ultimo trimestre, quello che dice questo report è in linea con lo scenario ufficiale.

I DATI INTERNI CONFERMANO LA TEORIA DELLO STIMOLO

Ogni trimestre, il Libro Beige raccoglie dati da migliaia di imprese cinesi, includendo interviste approfondite ai dirigenti e ai banchieri locali. Sebbene il resoconto non fornisca i numeri certi della crescita, registra, per esempio, il numero delle società che hanno aumentato i profitti e quello dei lavoratori disoccupati.

Ma, cosa più importante, il resoconto del Libro Beige sul terzo trimestre del 2016 mostra come il regime cinese abbia dovuto ricorrere a uno stimolo di vecchia scuola per evitare il collasso dell’occupazione, versando in questo modo ‘acqua fredda’ sulle speranze di un riequilibrio verso un’economia dei consumi e dei servizi: «I motori di crescita di questo trimestre sono stati esclusivamente quelli della ‘vecchia economia’, quindi manifatturiero, immobiliare e materie prime. La ‘nuova economia’ invece, composta da servizi, trasporti e in particolare vendita al dettaglio, ha riscontrato dei deboli risultati».

Il Libro sostiene, in sintonia con gli indicatori ufficiali per il manifatturiero, che le entrate delle società del settore sono aumentate del 53 percento, un 9 percento in più rispetto allo scorso trimestre.
Questo settore, secondo i dati ufficiali sarebbe ‘caldo’ grazie a un aumento in doppia cifra sia dei prezzi che delle vendite. In conformità a questi, il resoconto afferma che il 52 per cento delle società ha aumentato le proprie entrate (erano il 48 per cento nell’ultimo trimestre).

ULTERIORI DEBITI

Sia il settore manifatturiero che l’immobiliare hanno recuperato terreno grazie a un aumento del debito e degli investimenti nelle infrastrutture; in particolare sono aumentati i mutui per le abitazioni e gli investimenti da parte delle imprese statali.

Il Libro Beige sostiene che «il numero delle imprese che si sono garantite un prestito è salito notevolmente, raggiungendo negli ultimi tre trimestri il livello più alto degli ultimi tre anni».

Secondo i dati ufficiali i prestiti bancari sono cresciuti del 13 percento a agosto rispetto all’anno precedente, e sempre secondo il Libro, il 27 percento delle società ha aumentato i propri indebitamenti (il 10 per cento in più rispetto al passato trimestre).

In merito al settore immobiliare, il resoconto afferma che «se vendite e prezzi continueranno a crescere nel prossimo trimestre, sarà dovuto a delle maggiori leve finanziarie. Secondo i dati della Banca popolare cinese, ad agosto i mutui sulle case erano composti per il 71 percento da nuovi mutui».

Inoltre, le analisi confermano il fatto che le imprese statali hanno aumentato gli investimenti nonostante il 60 percento di loro stia aumentando le spese per capitale (il 16 percento diimprese in più rispetto al secondo trimestre).
Fathom Consulting in un recente comunicato in merito alla situazione cinese afferma che «con tutta probabilità i legislatori cinesi, impazienti di vedere una forte crescita, hanno accantonato l’obiettivo del riequilibrio e hanno raddoppiato gli investimenti per guidare la crescita». In effetti i numeri confermano questa affermazione.

Viceversa, le piccole società private non hanno investito molto. Le più piccole imprese hanno aumentato gli investimenti nel 34 percento dei casi rispetto al 44 percento del trimestre precedente.

Goldman Sachs scrive: «Nonostante guardiamo ancora al debito bancario […] come la più importante spinta per l’infrastruttura a breve e medio termine, ci aspettiamo che la sua sostenibile crescita dipenda maggiormente dal coinvolgimento di capitale privato».

IL PREZZO DA PAGARE

In ogni caso, queste strategie pianificate centralmente hanno un prezzo da pagare. Il Libro Beige afferma che solo il 45 percento delle società hanno riportato un aumento dei profitti, rispetto al 47 percento dello scorso trimestre: «I dati mostrano un peggioramento dei profitti e dei flussi di capitale, la qual cosa rovina l’effetto degli aumenti registrati in prestiti e investimenti». Il resoconto inoltre osserva che il flusso di capitali è deteriorato in tutto il Paese, e questo spiega l’aumento dei default in quest’anno.

La causa principale per il rinnovo di questi stimoli, secondo il Libro, è che il regime cinese ha paura della disoccupazione, elemento che è iniziato a apparire nei dati nel secondo trimestre. Il tasso di disoccupazione ufficiale è assolutamente inaffidabile poiché negli ultimi dieci anni è rimasto fisso al 4 per cento.
Pertanto, dopo l’offensiva negli investimenti di questo trimestre, il 38 percento delle società afferma di aver assunto più persone. Il Libro afferma che «le assunzioni sono state nuovamente vigorose, ed è corretto dire che questa è la questione singola più importante per il governo centrale».

Ma comprare parte della crescita e dell’occupazione indebitandosi, non è un vecchio trucco?
Che fine hanno fatto la riforma e il riequilibrio?

Il Fondo monetario internazionale scrive in un recente report che «un’economia maggiormente orientata ai servizi aumenterà la voce del Pil riguardante la quota delle entrate provenienti dal lavoro ma è necessaria una maggiore ridistribuzione delle politiche fiscali allo scopo di ridurre le disparità di reddito e provvedere a una parità di opportunità fra le famiglie in città e campagna».
Sfortunatamente, i dati non confermano la presenza di tali riforme nel Paese. Se nulla si dovesse muovere in questa direzione, il terzo trimestre sarebbe un passo indietro per la Cina.

Il libro sostiene: «Servizi, trasporti, e in particolare la vendita al dettaglio saranno colpiti duramente in questo trimestre». Solo il 53 percento delle società di servizi hanno riportato un aumento nei guadagni, rispetto al 57 percento dello scorso trimestre.

 

Articolo in inglese: China: Forget About Rebalancing

Traduzione di Davide Fornasiero

 
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