Apple più forte che mai, verso i mille miliardi

Dopo aver superato gli 800 miliardi di dollari in valutazione il 9 maggio, Apple ha raggiunto un record, tra le aziende quotate negli Usa.

La produttrice di iPhone, iPads e computer Mac ha spinto parecchio sull’acceleratore negli ultimi tempi: il 12 maggio le sue azioni hanno chiuso a 156,10 dollari, in un incremento del 35 per cento dal primo gennaio e del 68 per cento rispetto agli ultimi dodici mesi. Per dirla in altri termini, due terzi dell’attuale valore di Apple sono stati creati nell’ultimo anno.

Alla base della recente spinta propulsiva di Apple ci sono diversi fattori chiave, alcuni dei quali sono dovuti al mercato globale e altri esclusivamente ad Apple. E con il nuovo iPhone all’orizzonte di quest’anno, superare la soglia dei mille miliardi di dollari non è più una questione di se, ma di quando.

CRESCITA DEI FONDI INDICIZZATI

Peter Lynch ha reso noti i fondi comuni di investimento negli anni novanta. Due decenni fa, i fondi comuni erano parte del portafoglio di molti investitori. Oggi, lo stesso può essere detto per i fondi indicizzati: si può dire che siamo nell’epoca dell’investimento passivo. E Apple ha finito per trarre vantaggio da questa tendenza più di ogni altra società.

I più popolari fondi indicizzati, che possono includere i fondi indicizzati quotati (Etf), sono panieri di titoli che imitano le prestazioni di un indice, come il S&P 500. Per loro definizione, i fondi indicizzati non battono il mercato — come cercano di fare i fondi gestiti attivamente — ma tentano semplicemente di replicare le prestazioni di un determinato indice.

Questo può sembrare noioso, ma tenuto conto dei loro bassi expense ratio, i fondi indicizzati sono estremamente popolari tra gli investitori al dettaglio oggi, un’era in cui la maggior parte dei fondi gestiti attivamente non riescono a battere il mercato. Secondo gli ultimi S&P Dow Jones Indices, il 66 per cento dei dirigenti a grande capitalizzazione, l’89 per cento di quelli a media capitalizzazione e l’86 per cento di quelli attivi a piccola capitalizzazione, hanno sottoperformato i loro rispettivi indici di riferimento nel 2016.

Apple è la componente più grande dell’indice S&P 500, con una ponderazione del 3,9 per cento. Ma poiché i fondi indicizzati cercano di mimare il S&P 500, attraverso l’acquisto di azioni che costituiscono l’indice, hanno versato miliardi di dollari per l’acquisto di azioni Apple.

Questa tendenza è evidente se si guarda ai maggiori proprietari di Apple: secondo quanto riportato dai dati del primo trimestre, il suo principale azionista unico era Vanguard Group Inc., che detiene 343,8 milioni di azioni, con un valore di circa 54 miliardi di dollari. Vanguard è il secondo fornitore al mondo di fondi indicizzati quotati (Etf). I quattro maggiori singoli azionisti di Apple erano Vanguard, BlackRock, State Street e Fmr (Fidelity Investments). Tutte queste aziende sono grandi attori nell’industria del fondo indicizzato.

Finché i fondi indicizzati continueranno a occupare una posizione di rilievo nei portafogli degli investitori, l’affluenza di capitali nelle casse Apple continuerà, insieme alla crescita della domanda per le sue azioni.

RIMPATRIO DEL DENARO

I dettagli sulle proposte di revisione delle tasse da parte di Donald Trump sono scarsi, ma gli analisti affermano che l’aspetto del disegno di legge relativo al rimpatrio dei fondi aziendali all’estero riceverà probabilmente ampio sostegno sia dai democratici che dai repubblicani. E questo comporta numerose conseguenze per gli azionisti di Apple.

Il provvedimento dell’amministrazione Trump garantirà probabilmente alle società per azioni una tassa ridotta una tantum [equivalente alla sanatoria in Italia ndr] nel momento in cui queste riportino in patria il denaro tenuto all’estero: secondo Julian Emmanuel, analista di Ubs che ha inviato una nota ai suoi clienti il 7 maggio – a sua volta citata da Cnbc – il rimpatrio sarà «un elemento della riforma sulle tasse su cui entrambi gli schieramenti potranno dirsi d’accordo».
«Il potenziale di buy-back continuati (con il risultato di un aumento degli Eps [utili per azione ndt]) dal rimpatrio rafforza il nostro giudizio di overweight su Tecnologia e Sanità, che assieme detengono più dell’80 per cento della liquidità all’estero».

Attualmente, fra tutte le corporation americane, è la Apple a detenere la quantità più grande di denaro all’estero: al 31 marzo, 240 miliardi di dollari, il 93 per cento della liquidità totale di Apple, risiedevano fuori dagli Stati Uniti. Quando Apple deciderà di riportare in patria questo mare di denaro, potrà gradualmente aumentare il prezzo delle proprie azioni.

Apple ha già uno dei programmi di buy-back delle azioni più efficaci tra tutte le compagnie della Borsa statunitense. In generale, le compagnie riacquistano semplicemente una quantità di azioni sufficiente a coprire la remunerazione delle azioni stesse, allo scopo di prevenire la diluizione degli azionisti esistenti. Ma la Apple ha riacquistato molte più azioni: da quando l’amministratore delegato Tim Cook ha annunciato il programma di buy-back nel 2012, l’azienda ha speso circa 144 miliardi di dollari per ricomprarsi le sue stesse azioni, sottraendo oltre un miliardo e 400 milioni di controvalore al mercato. Il valore medio ponderato delle sue azioni è sceso da 6 miliardi e 600 milioni del 2012 a 5 miliardi e 200 milioni oggi.

La direzione della Apple ha autorizzato 175 miliardi di dollari di buy-back; per osservare l’effetto di questa strategia, basta confrontare i dati dell’utile diluito per azione per il trimestre terminato a dicembre (di solito il miglior trimestre della compagnia, per via del periodo delle feste) tra il 2016 e il 2015: sebbene nel 2016 le entrate nette fossero minori (17 miliardi e 900 milioni di dollari) rispetto al 2015 (18 miliardi e 400 milioni), l’utile diluito per azione era più alto (3,36$ contro 3,28$) a causa del valore più basso della media ponderata delle azioni in circolazione.

Attualmente la Apple sta finanziando il riacquisto delle proprie azioni con il debito, quindi ulteriori buy-back sono limitati dalla quantità di liquidi nei suoi bilanci onshore. Ma se la compagnia decidesse di rimpatriare gran parte dei suoi 240 miliardi di dollari in liquidità offshore, la direzione della compagnia potrebbe venire incentivata ad accelerare ulteriormente il programma di buy-back.

LA VALUE STOCK DI APPLE

Negli ultimi anni le azioni della Apple si sono trasformate da growth stock [azioni ad alto tasso di crescita, ndr] a value stock [azioni vendute a un prezzo più basso del valore percepito dal mercato, ndr].

Stando al 12 maggio, il rapporto prezzo-utili attuale di Apple è a 18,3 e il suo rapporto futuro previsto è persino più basso: 17,9. Se si fa un paragone con le medie di S&P 500, ovvero 21,2 e 19,7, le azioni Apple sembrano davvero a basso costo, rispetto al mercato.

E questo ha attratto l’attenzione del più famoso value investor al mondo: Warren Buffet. Anche se è stato un altro manager di Berkshire Hathaway a cominciare a comprare le azioni Apple (e non Buffett stesso) da allora Buffett ha preso ad aumentare i suoi investimenti nella compagnia tecnologica.

Buffett crede nella compagnia per via della popolarità dell’iPhone e della fedeltà dei suoi consumatori: «Nel mercato degli smartphone non puoi affatto condizionare le persone in base al prezzo in un modo simile a quello che succede per gli elettrodomestici o per un sacco di altri mercati. La gente vuole quel prodotto. Non vogliono il prodotto più economico – ha affermato Buffett alla Cnbc – È un prodotto di grande, grande, grande valore per le persone che vi costruiscono attorno le proprie vite. Ed è vero per chi ha 8 anni e chi ne ha 80».

La capitalizzazione di mercato di Apple, stando al 12 maggio, ammonta a poco più di 825 miliardi di dollari. Se si sottrae la liquidità netta [cioè liquidità totale meno i debiti, ndr] che ammonta a 158 miliardi, il valore d’impresa di Apple ammonta a circa 667 miliardi. Stando a questo, il core business di Apple ha una ragionevole valutazione in multipli di 14,6.

E con l’attesa di un nuovo iPhone nei prossimi mesi – per commemorare il decimo anniversario dal lancio sul mercato – la Apple potrebbe essere all’inizio di un altro ciclo molto positivo. BMO Capital Markets, infatti, stima che il 31 per cento degli utilizzatori di iPhone avranno un telefono vecchio almeno di due anni, al lancio dell’iPhone 8. E grazie a questo, le azioni di Apple e la sua valutazione potrebbero crescere ancora di più.

Articolo in inglese: How High Can Apple Stock Go?

Traduzione di Vincenzo Cassano e Alessandro Starnoni

 
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