Canale del Nicaragua, il megaprogetto che fa acqua da tutte le parti

Nel giugno del 2013, il governo del Nicaragua di Daniel Ortega ha approvato in un solo giorno la legge per la costruzione del canale che collegherà l’Oceano Pacifico con quello Atlantico. Il giorno seguente, ha concesso l’appalto a un consorzio cinese. L’accaduto ha sollevato preoccupazioni tra gli ambientalisti, difensori dei diritti umani ed ex funzionari, che accusano il governo di aver concluso l’accordo senza alcun preavviso o studio.

Questo canale dovrebbe attraversare l’intero Paese da Est a Ovest, tagliandolo in due, e passare attraverso il Lago Nicaragua o Cocibolca, considerato il più importante serbatoio di acqua dolce in America Centrale.
Si stima che il costo totale del progetto «più ambizioso del secolo» sia di circa 50 miliardi di dollari, pari a circa cinque volte il Pil annuo del Nicaragua, con la concreta possibilità di raggiungere l’incredibile cifra di 100 miliardi di dollari.

Oltre allo scavo del canale, il consorzio cinese Hknd Group (Hong Kong Nicaragua Canal Investment Development Group) prevede di costruire strade, due porti, un lago artificiale, un resort e una zona di libero scambio, acciaierie e cementifici. Nel caso venisse portata a termine, sarebbe la più grande opera di infrastrutture mai costruita dall’uomo. L’inaugurazione è prevista per il 2020.

UN PROGETTO DISCUSSO FIN DALL’INIZIO

Secondo il sacerdote ed ex ministro della Cultura del Nicaragua Ernesto Cardenal riportato da El Pais, l’accordo sarebbe estremamente vantaggioso per il consorzio cinese al quale si offrono garanzie di esenzione da tutte le normative vigenti, nonché la libertà dai vincoli di responsabilità amministrativa civile e penale, perfino se non dovessero adempiere ai propri obblighi.

Il contratto dell’Accordo quadro di attuazione e implementazione del canale del Nicaragua tra il governo del Nicaragua e il consorzio cinese, andrebbe a gravare sul Nicaragua per più di 100 anni, e comporterebbe la concessione di diritti illimitati alla Hknd su tutte le risorse naturali del Paese: la terra, le foreste, la piattaforma continentale, l’aria, l’acqua di superficie e sotterranea eccetera.

Inoltre, il progetto ha generato il dissenso dei gruppi ambientalisti e dei difensori dei diritti umani. L’opera, se realizzata, andrebbe a innescare una catastrofe ambientale e sociale, con «gravi rischi di contaminazione» e lascerebbe buona parte della popolazione senza acqua, secondo quanto elaborato in una conferenza tenuta dal Centro Humboldt, nota Ong specializzata nello sviluppo del territorio e nella gestione ambientale.

Il Centro Humboldt, insieme ai rappresentanti di altre associazioni ambientaliste, ha inoltrato nell’ottobre 2015 al Tribunale Latinoamericano dell’Acqua, una istanza di giustizia per i crescenti conflitti idrici, dal momento che la sovvenzione al consorzio cinese esenta tutti i progetti dal conformarsi alla legislazione ambientale.
Gli argomenti sollevati dalle associazioni ambientaliste sono chiari: il progetto compromette seriamente le risorse idriche e altera drasticamente la flora e la fauna, andando a complicare la vita di tutti i suoi abitanti.

 

 
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