Campionati Europei Mtb, Calvetti e Casagrande: sarà una grande emozione

Sabato scorso, nonostante il caldo record, Michele Casagrande e la sua fidanzata, Serena Calvetti, insieme ad altre centinaia di ciclisti delle ruote grasse provenienti da tutta la penisola, hanno pedalato a tutta forza sui sentieri polverosi del circuito permanente di Volpago del Montello, nel trevigiano. In palio la maglia tricolore di mountain bike nella specialità olimpica del cross country maschile e femminile.

L’ex campione europeo a squadre si aspettava più di un ottavo posto, soprattutto davanti al pubblico di casa; ma per il 30enne trevigiano la delusione è diventata gioia quando è arrivata la convocazione in nazionale: venerdì prossimo disputerà la prova ad eliminazione (Xceliminator) ai prossimi campionati europei di mountain bike, nella località bellunese di Chies d’Alpago.

Mentre l’ex campionessa italiana under23 si è laureata vice campionessa italiana donne elite al suo terzo anno nella categoria: anche senza una condizione fisica ottimale è arrivata alle spalle della fuoriclasse altoatesina, Eva Lechner.

Come sempre, anche venerdì sarà al fianco di Michele per sostenerlo; ma domenica i ruoli si invertiranno, perché anche lei difenderà i colori italiani nella gara valida per il titolo europeo donne elite.

I due azzurri si sono conosciuti oltre quattro anni fa, durante i vari ritiri con la nazionale. Dal 2013 sono inseparabili, vivono tra Domodossola e Vittorio Veneto, tranne quando sono impegnati in trasferte all’estero in gare differenti.

Da allora condividono la passione per lo stesso sport. Epoch Times li ha intervistati per conoscerli meglio prima di questo importante obbiettivo stagionale:

Sei nato e vivi a pochi chilometri da dove si corre questo campionato europeo. Cosa significa vestire questa maglia azzurra?

M: «anche se non abito in provincia di Belluno… questa è sempre stata la mia gara di casa. E poi è sempre stato un sogno che avevo in comune con altri amici quello di vincere una gara a Chies d’Alpago. È chiaro, vincere l’europeo è un po’ difficile, però già essere con la maglia azzurra in casa sarà un’emozione diversa dalle altre partecipazioni».

E per te Serena?

S: «A parte (il fatto) che non avevo mai corso l’europeo in Italia, qua ormai è come la mia seconda casa; verranno tanti amici e tanta gente che conosco nel mondo della mountain bike… sarà una grande emozione».

Come vi siete preparati per questo evento?

M: «Non ho fatto una preparazione per l’Xceliminator, perchè mi sono preparato per il campionato italiano, quindi ho perso un po’ di potenza. Ho contribuito a disegnare il percorso con gli organizzatori dell’Alpago, e (su questo tracciato) uno che fa cross country può difendersi. Però c’è da dire che è quasi impossibile competere con i tre quattro specialisti dell’Xce, perché si sono preparati apposta (per questo evento)… hanno un wattaggio per gli sprint diverso da quello che abbiamo noi del cross country».

S: «Abbiamo fatto la preparazione per l’italiano, e questa settimana puntiamo più sullo scarico, sul mantenimento, perché ormai il lavoro più grosso l’abbiamo fatto questo mese. Noi non sempre siamo sicuri di andare all’europeo».

M: «Sabato, il commissario tecnico è venuto da me appena ho tagliato il traguardo per comunicarmi che mi convocava per l’Xce. Prima non ne sapevo niente. Pensavo di dover andare in Alpago a vedere le gare, più che a correre…».

E tu Serena cosa ti aspetti da questa gara?

S:«le sensazioni non sono delle migliori, forse per il gran caldo, e il percorso non è adatto alle mie caratteristiche. Spero di fare una bella gara. Sarei soddisfatta se arrivassi nelle prime 20».

Quante possibilità ci sono per l’Italia di vincere qualche medaglia?

S: «Nelle donne junior c’è una ragazza che va forte, e anche nelle donne under».

M: «Nella staffetta la medaglia è quasi assicurata. Poi nell’Xce speriamo (dice ridendo). Possono puntare a una medaglia anche nell’elite maschile e femminile. È difficile, però Tiberi… non so se per competere con Absalon e Kulhavy, ma tra i primi cinque potrebbe esserci».

Cosa significa condividere la stessa passione?

M: «Significa che devo sistemare due bici (dice ridendo) … ma siccome mi piace come lavoro, infatti l’ho già fatto in un negozio, lo faccio volentieri. Poi è bello perché hai più tempo per stare insieme, perché ti alleni agli stessi orari e poi al pomeriggio sei libero».

S: «È bello perché condividendo lo stesso lavoro, la stessa passione, capiamo le nostre esigenze. Con un ragazzo ‘normale’, non capirebbe che devi riposare. Magari ti direbbe: “perchè non esci stasera?”. Non può capire i sacrifici che fai, o perchè devi andare via per un ritiro (con la nazionale). Invece lui lo sa, e capisce e io capisco quello che fa lui».

I lati negativi?

M: «Che devo mettere a posto due bici (ride ancora). I problemi possono arrivare quando uno dei due fa una gara sotto tono. Lì è un po’ dura. Corriamo sempre per arrivare davanti. Se alla domenica in gara arriviamo un po’ dietro, il lunedì e il martedì siamo un po’ nervosi. Allora è compito dell’altro, se ha fatto una bella gara, cercare di dare una mano».

S: «Però se andiamo male tutti e due rischiamo di picchiarci (dice ridendo Serena)».

Come superate queste situazioni?

M: «Alla fine abbiamo imparato che non tutte le gare sono uguali. Ogni domenica ce n’è una. Non è perché una è andata male che devono andar male tutte le altre. Si cerca di superare con determinazione e impegno… poi faccio anche lo ‘psicologo’ (dice riferendosi a Serena)».

S: «A sentirlo fa tutto lui».

E quali sono i compiti di Serena?

M: «Lei è la ‘massaggiatrice’, ma part-time, perché ultimamente non mi massaggia tanto.(dice scherzando) Il prossimo anno faremo un contratto scritto, così non può più saltare. Poi mi aiuta a seguire la dieta che stò facendo ora. Pranzo e cena siamo sempre insieme, perchè non sempre è facile mangiare certi cibi farro etc…».

S: «Faccio anch’io la psicologa».

M: «Poi, quando andiamo a correre all’estero, siccome non sono tanto bravo con l’inglese, è lei che che organizza tutto perché sa parlare tedesco, francese, inglese».

S: «Io lo porto in giro».

Qualche altra passione in comune?

M:«Il mare, quando possiamo andiamo al mare. Se capita la vacanza andiamo sicuramente al mare, non in montagna»,

S: «A me piace sia mare che montagna, mentre a lui solo il mare».

Cosa significa fare sport per voi?

S: «È il nostro lavoro la nostra passione. È quello che amiamo fare. Nel senso che se stiamo due giorni senza far niente cominciamo già a innervosirci. Lo sport è la nostra vita».

M: «I soldi non sono la prima cosa che mi vengono in mente… lo farei lo stesso anche se non mi pagassero per correre; andrei in bici come amatore, perché ho questa passione. Però sono più appassionato ad arrivar davanti che ad andar in bici perchè quando hai degli obbiettivi, per raggiungerli, devi arrivar davanti».

E quali sono i vostri obbiettivi ora?

M: «Quest’anno, uno era di arrivare più avanti al campionato italiano. Però quello è andato. Adesso è di far bene all’europeo. Conta anche un po’ la fortuna. Poi ci sarà la prova di coppa del mondo in Val di Sole. Vedrò se c’è la possibilità di guadagnarsi un posto per il mondiale di Andorra. Altrimenti, forse, penserò al ciclocross».

S: «Sì, anche per me ormai le gare importanti sono le stesse».

M: «Purtroppo il calendario Italiano (delle gare importanti) è concentrato nella prima parte della stagione, fino ad aprile. Hai una gara a giugno e poi l’italiano. Quest’anno è un caso che ci sia l’europeo in Italia. Gli internazionali d’Italia sono concentrati tutti all’inizio. Con un team come il nostro, con budget limitato per le trasferte all’estero, gli obbiettivi li hai all’inizio stagione; poi rimangono gli italiani e i mondiali, se ci sei».

E progetti a lungo termine?

M: «Di andare ad abitare insieme… Invece dal punto di vista sportivo è difficile fare programmi perché hai sempre contratti annuali. Quindi non sai mai come sarà l’anno dopo. Pensiamo di correre almeno ancora per un paio d’anni, ma non sono più giovanissimo…».

S: «Di sicuro correrò fino all’anno prossimo, perchè è l’anno olimpico, e dopo si vedrà».

Quindi punti all’olimpiade?

S:«Sì, ma sarà molto difficile perché adesso abbiamo solo un posto (come nazione) per le donne. È difficile far punti per arrivare a due. E comunque il posto ce l’ha Eva (Lechner), giustamente».

Cosa avete imparato l’uno dall’altro da questa esperienza?

S: «Ho imparato a mettere a posto la bici (dice ridendo). Ho imparato a stare più tranquilla perché ce ne già uno di ‘agitato’… Prima tendevo ad innervosirmi, adesso invece sono più rilassata. Poi stando dietro a lui (in bici) ho migliorato la guida».

M: «Quindi alla fine sono io l’insegnante… prima, quando provavo i percorsi (di gara) mi innervosivo se trovavo donne in mezzo nei tratti in discesa. Adesso con una fidanzata che corre in bici sono più tranquillo. Ho sempre avuto rispetto per le donne, ma questo fatto prima mi innervosiva facilmente».

Come va il movimento mountain bike?

M: «È in crescita. ci sono sempre più tesserati, perché si spostano dalla strada alla mountain bike. Ma economicamente non è in crescita, anzi… ci sono atleti a livello nazionale che prendono poco niente».

E quello femminile?

S: «Sta crescendo. Ci sono tante ragazze giovani che vanno forte. Però le donne a una certa età smettono. Speriamo che queste vadano avanti.

Per una donna è uno sport difficile. Siamo ancora meno pagate degli uomini. Quindi una donna, quando finisce le scuole, preferisce trovarsi un lavoro piuttosto che fare tanti sacrifici per guadagnare poco. Preferisce trovarsi un lavoro sicuro, magari fare progetti e metter su famiglia».

Cosa farete quando smetterete di correre?

M: «Sarebbe bello rimaner nel mondo della Mountain Bike. Magari in un negozio di bici, o seguire qualche squadra (come direttore sportivo) e, se occorre, integrare con un altro lavoro».

S: «Anche a me piacerebbe rimanere nell’ambiente, ma per il momento penso solo a correre…».

Intervista rivista per brevità e chiarezza.

 
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