La Brexit sarà l’El Dorado dei lobbisti

Dopo aver lasciato l’Unione Europea, la Gran Bretagna dovrà rapportarsi con un complesso mondo di affari e politica che prima non doveva gestire, protetta e mediata, com’era, dall’Europa.

Oltre a vari nuovi accordi commerciali, l’uscita dall’Europa porterà a uno sconvolgimento legislativo mai visto negli ultimi 50 anni, e in ballo ci sono interi settori commerciali, che subiranno le conseguenze dell’abbandono delle politiche e dei regolamenti europei: a cambiare potrebbero essere leggi importanti sulle tariffe, sul sistema bancario, sui diritti del lavoro, sulle regole finanziarie e commerciali e sulle politiche ambientali.
Per esempio la coltivazione di prodotti geneticamente modificati è fortemente limitata, sotto le attuali regole europee, e alcuni temono che le aziende agricole internazionali facciano pressione di gruppo come lobby per cambiare queste regole e portare a una crescita su larga scala delle coltivazioni Ogm sul suolo britannico.

La Brexit ha già portato a una corsa all’oro per le lobby economiche, e alcune aziende specializzate hanno creato dei ‘dipartimenti Brexit’ con l’apposita funzione di fornire servizi a lobby, associazioni di beneficenza, gruppi di esperti e corporazioni: un esempio importante è l’azienda di consulenza globale Teneo, che ha tra i suoi clienti McDondald’s, Coca-Cola, Nissan e Tesco. Teneo ha una cosiddetta ‘unità di transizione clienti dopo Brexit’ e l’ex ministro degli Esteri William Hague lavora da tempo a Teneo, come consigliere.

I lobbisti dicono che la portata della Brexit porterà inevitabilmente a un aumento vertiginoso della domanda dei servizi di lobbying: «Avendo votato ‘remain’ non mi piace il fatto che il Regno Unito abbandonerà l’Europa – afferma Olly Kendall, managing director dell’azienda di lobbying politica Westminister Public Affairs – Ma da un punto di vista professionale, è chiaro che la domanda per i nostri servizi ne sarà beneficiata».

La gente che assume lobbisti vede i cambiamenti politici come opportunità per portare avanti la loro causa, e da quel punto di vista la Brexit è un cambiamento politico quasi senza eguali: «La Brexit creerà una situazione unica – ha affermato Andy Sawford, uno tra i manager della Connect Communications, un’azienda di lobbismo – E cambierà l’ambiente legislativo in modo più significativo rispetto a un cambio di governo».

VUOTI NORMATIVI

Sebbene il lobbismo sia vitale nell’influenzare la politica, almeno nel contesto anglosassone, secondo i critici vi sono dei notevoli vuoti normativi sul tema, nel Regno Unito: «Molto di quello che accade nel contesto del lobbismo rimane nell’ombra – ha affermato Steve Goodrich, ricercatore britannico di Transparency International – La natura segreta del lobbismo porta al fatto che le informazioni ufficiali, riguardanti chi cerchi di influenzare i governi e legate alla necessità di garantire che l’accesso ai ministeri sia equo, sono poco affidabili».

MANCANZA DI ESPERIENZA

Negli ultimi 40 anni, è stata l’Ue a tenere varie importanti negoziazioni per conto dei suoi Stati membri; di conseguenza la Gran Bretagna potrebbe aver perso la mano.

Il Dipartimento del Commercio Internazionale britannico, creato in fretta dopo la Brexit, ha solo 8 mesi di vita, e un rapporto del 2016 di un comitato della House of Lords del Parlamento britannico, ha espresso preoccupazioni sulla mancanza di esperienza e preparazione di questo dipartimento, confermando di fatto i timori degli esperti del commercio.

Il dipartimento, comunque, ha assicurato che le mancanze dovute all’inesperienza sarebbero in via di soluzione: verranno infatti reclutati dei negoziatori esperti dall’Australia, dal Canada e dalla Nuova Zelanda.

Per Alexandra Runswick, direttore di Unlock Democracy, un’organizzazione di lobbismo, «indipendentemente da quel che si pensi della Brexit, a livello di comunicazione si parlava sempre di ‘riprendere il controllo’. Ora c’è un pericolo molto concreto però, ovvero che in mancanza di trasparenza nel lobbismo, la gente non sta ‘riprendendo il controllo’».
Unlock Democracy, afferma la Runswick, non ha alcuna posizione sulla Brexit, ma la relazione amichevole che c’è tra gli ex funzionari del governo e le lobby potrebbe costituire un punto debole per il governo: una debolezza sfruttabile da terze parti estere.

Per esempio a luglio 2016, George Osborne ha perso il suo posto di cancelliere. Solo due mesi dopo, ha creato un think tank con lo scopo di fare lobbismo per una causa che sosteneva quando era al governo, di fatto violando le regole. La sua punizione? Solo una lettera, contenente dure parole di rimprovero.

Lo spostamento di personale chiave tra settore pubblico e privato, definito «la porta scorrevole», è quasi privo di qualunque controllo, secondo Transparency International che definisce «inefficaci» i pochi esistenti.

L’organizzazione osserva anche che la Gran Bretagna se la cava invece molto bene, a livello globale, per quanto riguarda la corruzione (è nella top ten dei Paesi meno corrotti) quindi la mancanza di regole non si traduce immediatamente in corruzione, dato che la cultura del Paese e l’integrità dei suoi politici e dei leader delle sue aziende gioca un ruolo significativo. Ma i critici temono l’entità del livello di lobbismo che il governo britannico incontrerà.

Oltre a compagnie e industrie, anche le altre nazioni esercitano pressioni lobbistiche per ottenere l’accesso commerciale al mercato britannico, o politiche di commercio favorevoli. Per influenzare i governi, alcuni Paesi, tra cui la Cina, usano mezzi diplomatici, mezzi di soft power come le iniziative legate all’istruzione, e organizzazioni che si rivolgono alla comunità cinese in quegli Stati.

In un esempio di influenza estera, nel 2014, Lord Blencathra, ex membro del Parlamento ed ex capogruppo dei Tories, ha chiesto pubblicamente scusa per aver firmato un contratto di 12 mila sterline [13 mila 750 euro ndr] al mese in cui accettava di influenzare i suoi colleghi parlamentari, e i ministri, per conto del governo delle Isole Cayman.

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non riflettono necessariamente il punto di vista di
Epoch Times.

Articolo in inglese: Brexit Opens Lobbying Gold Rush

 
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