Dieta fruttariana, quando benessere, salute e bellezza si incontrano a tavola

È risaputo quanto una corretta alimentazione o il costante movimento influiscano sull’energia e sull’umore di una persona. Da questa prospettiva, benessere, salute e bellezza sono obbiettivi che possono essere raggiunti attraverso costanti e corrette azioni quotidiane.

Epoch Times ha approfondito un approccio alimentare molto semplice, che sta riscuotendo sempre più sostenitori, intervistando Marco Urbisci, insegnante di educazione fisica di scuola superiore e autore del libro Dea (Dieta alta energia), che riporta la sua conoscenza ed esperienza sulla dieta a base prevalente di frutta.

Marco che cos’è la dieta fruttariana?

Innanzitutto più che di dieta fruttariana, quella di cui parlo nel mio libro è una dieta frugivora. Questo perché la dieta fruttariana comprende solamente frutta (compresi i fruttortaggi, che sono pomodori, cetrioli, peperoni, zucca e zucchine) mentre quella frugivora comprende anche le verdure, prevalentemente a foglia, tra cui tutti i tipi di insalate, compresi anche gli spinaci e il sedano. Quindi io seguo e parlo di una dieta frugivora in quanto se la frutta è fondamentale per le vitamine, per quanto riguarda il contenuto di sali minerali è indispensabile utilizzare anche una congrua percentuale di verdura a foglie, vista la depauperazione dei terreni al giorno d’oggi.

In che cosa si differenzia la dieta fruttariana da quella vegana?

Parlando sempre di dieta frugivora, la differenza fondamentale da una dieta vegana è che in quella frugivora si utilizzano solamente alimenti di cui ci si potrebbe nutrire se fossimo liberi in natura, come lo siamo stati per milioni di anni, come animale uomo. Sto parlando quindi di frutta, foglie, germogli, bacche, eccetera. Mentre invece una dieta vegana esclude per definizione solo qualsiasi prodotto proveniente dal regno animale: sia che ne comporti l’uccisione – carne, pesce e derivati di entrambi – sia anche che ne includa lo sfruttamento – uova, latte e formaggi. La dieta vegana, a differenza di quella frugivora, include anche l’ingestione di legumi e tutti i tipi di cereali e loro derivati come pane, pasta, pizza, eccetera. Poi nella dieta vegana si fa uso di tutti i tipi di condimento: dall’olio al sale, all’aceto o alla salsa di soia. Una dieta frugivora, invece, si limita esclusivamente, nella sua accezione più ferrea, all’ingestione di frutta e foglie allo stato naturale ossia non conservate, non centrifugate, non estratte, così come si troverebbero se una persona vivesse nella natura. Questo è proprio l’esempio più lampante per poter comprendere a che cosa ci si riferisce quando si parla di dieta frugivora.

Posso fare un esempio. Secondo la tassonomia l’uomo appartiene, assieme alle altre scimmie antropomorfe (orango, gorilla, scimpanzé e bonobo), alla superfamiglia hominoidea o, appunto, delle scimmie antropomorfe. Questi nostri ‘cugini’ sono in pratica i più simili all’uomo fra tutti gli altri animali da un punto di vista anatomico, fisiologico (digestione, respirazione, circolazione, eccetera), ematologico (la chimica del sangue), psicologico e anche come dna. Che cosa mangiano i nostri cugini primati se sono liberi in natura, cioè se non sono in cattività? Essi non fanno altro che nutrirsi di quello che la natura ha previsto per loro, così come tutti gli altri animali.

Quindi, prima di tutto, esiste una grossa linea di demarcazione: il cibo è crudo poiché non esiste la cottura. Nessun animale cuoce il proprio cibo. Solamente l’uomo ha sviluppato l’intelligenza per rendere commestibile e appetibile qualcosa che non è stato previsto per lui. E questa è stata una scelta molto intelligente, altrimenti moltissimi uomini si sarebbero estinti poiché nel momento in cui l’uomo si è allontanato, per varie ragioni, dalle zone tropicali e sub-tropicali (in cui ha avuto origine), non avrebbe più trovato cibo in natura per nutrirsi. Ha quindi imparato con intelligenza ad addomesticare il fuoco e a usare le armi, ma ha cominciato a cibarsi di tutto quello che non era previsto per la propria specie. 
Tornando all’inizio della domanda, a quello che dovrebbe essere il cibo più naturale per l’uomo, facendo riferimento proprio alle altre scimmie antropomorfe, di cosa si nutrono queste ultime? Esse si nutrono di frutta, foglie e, per essere corretti, di una piccola percentuale di prodotti di origine animale: vermi, insetti, piccoli vertebrati, larve, uova di uccelli. Ma si tratta di una percentuale minima, dallo 0,… a circa il 5 per cento, tutto il resto sono frutta e foglie.

L’uomo invece ha invece stravolto completamente questa percentuale, delegando l’utilizzo di cibo specifico per la nostra specie, frutta e foglie, solamente al cinque per cento, nel migliore dei casi. Per il resto ingerisce cibi che sono in parte presenti in natura – ma che sono stati resi commestibili e appetibili con la cottura – e in parte si ciba di cibi totalmente inventati, come i salumi e i formaggi, non parlare poi di tutti gli stravolgimenti tipo fast food e tutti gli altri numerosi cibi che si possono trovare negli scaffali dei supermercati.

Quali svantaggi presenta la cottura?

Tanti, adesso ne elenco alcuni. Innanzitutto, il cibo se è crudo contiene i micronutrienti. La maggior parte dei regimi alimentari parlano dei macronutrienti, ossia grassi, proteine e carboidrati; parlano della loro corretta percentuale, a cosa è meglio rinunciare e prediligere, eccetera. Ma non trattano una questione fondamentale: i micronutrienti, sostanze infinitesimali ma di importanza incredibile, sono infatti veramente i fautori della nostra salute, giovinezza e bellezza. Una loro mancanza determina una lunga serie di malattie che dipendono proprio dalla carenza della vitamina o del sale minerale corrispondente. Inoltre, si va incontro a una degenerazione organica (pelle compresa) che porta a invecchiamento precoce, senilità e degenerazione cellulare.
I micronutrienti sono le vitamine, i sali minerali, gli enzimi, i fitonutrienti e gli antiossidanti. Purtroppo con la cottura, il fuoco, che è il più grande distruttore della materia, scioglie i sali minerali e cambia i legami molecolari di tutte le sostanze, oltre a distruggere gran parte delle vitamine, degli enzimi, dei fitonutrienti e degli antiossidanti

Questi micronutrienti sono fondamentali per la salute. Ad esempio la vitamina A è importante per la salute delle mucose, la vitamina B per il sistema nervoso, la C è anti-influenzale e previene lo scorbuto, la D fissa il calcio nelle ossa, la E è definita la vitamina della giovinezza e della fertilità, e via discorrendo.
Tutti conoscono l’importanza dei sali minerali – calcio, sodio, iodio, magnesio, potassio, zinco eccetera – e quante malattie esistano e quante persone lamentino problemi più o meno gravi a causa della loro carenza; ragion per cui assumono integratori a base di una certa vitamina o sale minerale. Oppure quanto siano importanti gli enzimi per la digestione, e così ecco che si ricorre ai supplementi enzimatici. O quanto siano importanti gli antiossidanti; tutti ne parlano, per preservare salute, bellezza e giovinezza.

Tuttavia nessuno si rende conto che la cottura distrugge tutto questo. Non solo, in seconda battuta la cottura altera i legami molecolari. Prendiamo le proteine. Tutti parlano della loro importanza e allora ecco che si mangia carne, uova, certi formaggi o insaccati, oppure si beve latte. Ma il problema è che esiste un fenomeno noto come denaturazione delle proteine. In pratica, al di sopra dei 72 gradi le proteine cominciano a degenerare e non sono più completamente biodisponibili, cioè non possono più essere utilizzate al meglio.
Come è noto, le proteine sono catene di aminoacidi: una serie di ‘collanine’ con tante “perline”, giusto per fare un esempio, dove la collanina è la proteina e le singole perline rappresentano gli aminoacidi. Se si vogliono formare altre collanine/proteine, se ne prende una e si tirano via le palline che servono per formare un’altra collanina/proteina, cioè per crearne una nuova, magari con una sequenza diversa di colori delle palline. Questo fa il nostro corpo con le proteine: le estrae dai vari alimenti ma non le utilizza così come sono, bensì le scompone in amminoacidi che conserva in un pool (una riserva di aminoacidi) da utilizzare al momento del bisogno per formare nuove proteine.
Se si mettesse sul fuoco una collanina, le palline si incollerebbero tra loro e non tornerebbero più al loro stato originale. Questa è la denaturazione. In pratica, gli aminoacidi, quando si riscalda il cibo al di sopra dei 72 gradi centigradi, si incollano tra loro e formano dei legami inscindibili, ragione per cui diventano totalmente o parzialmente inutilizzabili. Proviamo infatti a guardare quante persone mangiano così tante proteine (carne, uova, formaggi, eccetera) e poi notiamo quanti sono veramente in forma.
 
Viceversa, le proteine che si trovano in frutta e verdura crude, in percentuale molto più moderata, quella prevista da madre natura, sono quelle che mangiano tutti gli animali simili a noi; vengono ingerite da frutta e foglie e possono essere utilizzate appieno proprio perché non subiscono la denaturazione. Questo discorso della cottura vale per le proteine.

Per quanto riguarda i carboidrati, la loro cottura aumenta il picco glicemico, il valore dell’indice glicemico. Questo indice determina innanzitutto un aumento della glicemia nel sangue, che causa, come conseguenza, una produzione eccessiva di insulina nel pancreas, con una serie di effetti che non sto a descrivere qui, ma che sono ben illustrati nel mio libro, e che alla fine portano all’esaurimento di questo organo e quindi al diabete. Questa è solo una delle tante patologie causate dall’aumento costante del picco glicemico ed è un altro discorso molto interessante che affronto nel mio libro.
Per quanto riguarda i grassi sottoposti a cottura, anche questi formano dei legami inscindibili che si trasformano in sostanze potenzialmente cancerogene.

Terzo punto, il cibo crudo contiene in sé gli enzimi necessari per poter provvedere alla propria autodigestione. Se distruggiamo gli enzimi del cibo, ecco che il nostro corpo deve dipendere innanzitutto dagli enzimi digestivi che produce il pancreas, sovraccaricandolo e causando successivamente un superlavoro che lo ipertrofizza e che alla fine lo esaurisce – condizione fra l’altro comune a molte malattie terminali. Ma in seguito il corpo comincia a sottrare altri enzimi nell’organismo, gli enzimi metabolici, che hanno tutt’altra funzione: garantire il rinnovamento di tutte le cellule che formano organi importanti come il cervello, il fegato, il cuore.

Sottraendo enzimi a queste grandi ghiandole maggiori, si possono verificare delle deficienze, addirittura la diminuzione di volume di questi organi. Subentrano quindi una serie di reazioni a catena in cui si compromette la funzione di pancreas, surrenali, gonadi (le ghiandole sessuali) e l’ipofisi che a sua volta comanda la tiroide. 
Se vivessimo in natura e non avessimo forni, fornelli, utensili vari, armi da caccia, frigoriferi per la conservazione, container e tutti questi sussidi, dovremmo dipendere completamente da quello che ci offre la natura. Se l’animale è carnivoro, non c’è problema, si nutre della preda. Se è frugivoro, come sono gli uccelli, ingeriscono i cereali così come sono: li tengono nel gozzo alcuni giorni, fino a che essi si ammormbidiscono e poi li digeriscono. Se l’animale è erbivoro si nutrirà di erba perché ha il sistema digestivo adeguato per digerirla.

L’uomo non ha queste caratteristiche e quindi di che cosa si può nutrire se si trovasse in natura? Ammettendo che sia così veloce da afferrare una preda, cosa alquanto improbabile, ne dovrebbe mangiare le carni così come sono, crude, comprese di peli, pelle, sangue, cartilagini, ossa – che tra l’altro sono utilissimi per controbilanciare l’acidità – ecco perché gli animali, tra le altre cose, mangiano tutto il pacchetto completo, per bilanciare l’enorme acidità che si verifica in seguito all’ingestione di carne.
L’uomo non si comporta così, prende solo alcune parti della carne, le trasforma, le cuoce, le tratta e soprattutto le condisce. L’uomo non può mangiare i cereali come sono in natura, ossia in chicchi, ma potrebbe se fosse in un campo di grano; tuttavia, quanti ne mangerebbe? Forse due manciate prima di intasarsi completamente; non potrebbe sopravvivere! E di che cosa può sopravvivere, tenendo presente quello che esiste in natura? La risposta è evidente, non siamo molto lontani: anche volendo ammettere che mangi un pochettino di vermi, insetti, ecc
etera, come avviene in alcune culture, è il frutto l’alimento pronto per essere mangiato, appetibile e commestibile. 

Se facessimo un giro tra gli scaffali del supermercato, ci renderemo conto che il 95/99 per cento dei prodotti presenti non esiste in natura: non c’è olio di oliva, latte, yogurt, burro, margarina, marmellate, brioche, biscotti, pasticcini, pane, pasta, riso, formaggi, insaccati, sughi, soia e derivati, eccetera: non esiste praticamente nulla.

Le verdure allo stato naturale sono pronte per essere mangiate?

Questa è un’altra bella domanda. In teoria lo sarebbero solo le verdure a foglia poiché moltissime verdure presenti in natura l’uomo non le troverebbe nemmeno; non saprebbe nemmeno dove sono le patate, ad esempio, visto che si trovano sottoterra, oppure dove sono chissà quante altre radici e soprattutto quando le trova sarebbero piene di terra. Inoltre molte verdure che mangiamo – alcune persone si cimentano nel condire fiori, carciofi, broccoli, cavolfiori, eccetera, per poterli mangiare crudi – se non vengono condite non sono così appetibili. Proviamo a pensare a mordere un cavolfiore o un broccolo; sì, magari è abbastanza possibile con i fiori, ma bisogna proprio sforzarsi, per desiderare di mangiare queste verdure. Ecco perché le uniche verdure consigliate sono quelle a foglia.

Sfortunatamente non esiste più la frutta di una volta, i terreni sono molto depauperati da tutti i pesticidi, erbicidi, fungicidi e conservanti; c’è purtroppo una depauperazione gigantesca di sali minerali. Per cui è bene ricorrere ad almeno un cinque per cento (in termini di calorie giornaliere) di verdure a foglie. Anche se il regime alimentare ottimale sarebbe a base di frutta.

Ci tengo a precisare una cosa: il regime alimentare che propongo è la versione più ligia ai canoni della dieta frugivora, ossia un’interpretazione alla lettera e quindi totale, basata su cibo crudo. Diciamo che questa è la versione più ‘naturale’ e quindi la migliore ai fini della salute perfetta. Io però non consiglio a nessuno di seguire un tale iter: prima di tutto perché è molto difficile, in secondo luogo perché siamo abituati da tanti anni a un certo tipo di piaceri della tavola. Quello che suggerisco nel mio libro è di comprendere gli effetti dei cibi che ingeriamo sulla nostra salute. Una volta compreso, saremo noi stessi ad avvicinarci più o meno alla versione più integrale di questo regime alimentare. Non è necessario mangiare al 100 per cento crudo, non stiamo sposando una nuova filosofia, o religione. 
Molte persone commettono l’errore di diventare crudisti, o fruttariani (coloro che si cibano di sola frutta) o frugivori, e in questo non c’è solo una ragione salutistica, bensì anche problemi che definirei ‘esistenziali’. Allora ecco che si cerca la nuova ‘religione’, la nuova filosofia, il nuovo guru, e quindi la si segue al 100 per cento, ci si vanta se si riesce a farlo, si criticano gli altri che vengono ritenuti ‘esseri inferiori’, ci si sente in colpa quando si ‘sgarra’. No, non si tratta di questo. Si tratta piuttosto di comprendere in modo intelligente che non ci sono premi o punizioni se uno mangia bene o male, ma semplicemente che si tratta di azioni e conseguenze.

Esistono leggi naturali: più si seguono, più si sta bene e viceversa. Se una persona fuma due pacchetti di sigarette al giorno, è chiaro che questo le fa male alla salute. Io, che ho smesso di fumare da tanti anni, penso che se si fumassero 1-2 sigarette al giorno, non ne risentirebbe tanto la salute. Lo stesso dicasi per l’alcol: se si bevono 1-2 litri di vino al giorno, secondo me non fa bene. Ma se si tratta di un bicchiere, sicuramente l’alcol non è il carburante specifico per l’uomo, perché è un ‘cibo’ inventato e non fa bene, ma non penso che sia così grave. Si tratta quindi di capire cosa è la regola e cosa è l’eccezione. Se uno fumasse due sigarette al giorno, dopo pranzo e dopo cena, penso che potrebbe vivere cent’anni tranquillamente senza problemi. Certamente, sarebbe meglio non fumare. Dico questo perché è difficile controllare le abitudini; una persona che magari abbia smesso di fumare, ricomincia con un paio di sigarette, poi quando è nervoso 4-5 e poi torna al pacchetto; lo stesso dicasi per l’alcol. Abbiamo a che fare con abitudini ben consolidate che è molto difficile controllare.

Ma, detto questo, non siamo costretti a seguire questo regime alimentare e io non sono qui per dire a qualcuno di seguire questa alimentazione al cento per cento. Suggerisco semplicemente di sperimentare cosa significa introdurre progressivamente una quantità di cibo specifico per la nostra specie. Si può cominciare per esempio col fare una colazione a base di frutta una volta alla settimana, per poi magari provare a farla 2/3 volte; oppure si può cominciare mangiando un frutto un quarto d’ora prima del pranzo o della cena o di entrambi.

Come mai prima?

Questa è una dieta molto semplice, ma come tutte le cose molto semplici, essendosi l’uomo allontanato così tanto dalla semplicità, risulta difficile. Ci sono quindi tante cose che si danno per scontate, ma che sono sbagliate. La frutta non va mai mangiata dopo pranzo poiché fermenta e crea gonfiore intestinale. Il nostro stomaco è simile a un sacco: tutto quello che si ingerisce dalla bocca si deposita nel suo fondo. Se si mangia per esempio pasta, carne o formaggio, questi si depositano sul fondo dello stomaco e richiedono un bel po’ di tempo per abbandonarlo. E poi alla fine consumiamo frutta, che in realtà ci metterebbe un attimo a passare poiché è composta da acqua e zucchero. Quindi se la ingeriamo prima, transita velocemente nello stomaco; se invece la ingeriamo dopo, deve aspettare che tutti gli altri cibi che sono sul fondo dello stomaco, vengano digeriti e fuoriescano. Questo organo è un ambiente caldo-umido, come un bidone della spazzatura d’estate; se infatti si buttasse della frutta dentro a un bidone, d’estate, dopo un po’ si riempirebbe di moscerini. La stessa cosa succede nello stomaco: fermenta, si riempie di batteri, che a loro volta producono alcol. Si pensa di aver fatto qualcosa di positivo, ma ci si ritrova con lo stomaco gonfio e soprattutto con la formazione di alcol e la fermentazione nello stomaco e nell’intestino. Quindi non è assolutamente consigliato mangiare frutta dopo pranzo ma va mangiata prima. Un quarto d’ora se si tratta di un solo frutto, mentre quando invece si impara a mangiare più frutta può essere 30/45 minuti prima, in base a quantità e qualità.

Un’altra cosa fondamentale che in pochi sanno: la frutta va mangiata assolutamente matura. Molti hanno l’abitudine di mangiare le banane verdi, oppure le mele o le pere acerbe. La frutta acerba non ha ancora convertito i propri amidi in zuccheri semplici e quindi la digestione diventa lunga e difficoltosa, così come nella pasta, pane e riso che poi provocano sonnolenza e sottraggono energia per questo motivo. Gli amidi devono infatti essere demoliti fino a zuccheri semplici (glucosio e fruttosio) che poi dall’intestino passano al sangue e poi alle cellule.

Mangiando frutta non esiste questo problema; nel peggiore dei casi, per chi ne mangia tanta (soprattutto le banane) la digestione può allungarsi a un’ora circa; ma la digestione della frutta è molto veloce, produce subito un’esplosione di energia, una bellissima sensazione come quella del caffè, con la differenza che non si ha un’impennata di energia e poi la stanchezza per poi dover ricorrere ad un altro caffè o alla sostanza stimolante di turno. La frutta fornisce energia stabile, che deriva appunto dalle calorie del cibo; il caffè è invece una sostanza stimolante che va ad attingere alle proprie energie di riserva, un po’ come attingere al conto della propria banca mandandolo in rosso; alla fine ci si trova depauperati nelle energie, stanchi, senza motivazione nella vita, con malesseri di vario tipo, la necessità di utilizzare altri stimolanti o eccessivo bisogno di sonno. Con la frutta non avviene questo poiché è veramente energia reale, passa in un attimo nello stomaco e fornisce energia di ottima qualità.

Oltre che essere matura, la frutta deve essere preferibilmente dolce e succosa poiché la nostra fisiologia non è mai mutata. L’uomo è nato nella fascia tropicale e i frutti che più si approssimano al nostro sistema digestivo sono quelli ricchi, dolci, succosi. In Italia siamo fortunati poiché nel periodo estivo c’è molta frutta meravigliosa; a parte fichi e cachi (i miei frutti preferiti) che sono ricchissimi di calorie e permettono un’ottima sopravvivenza anche solo con la frutta, esistono pesche, pesche noci, susine, angurie, meloni, fragole, frutti di bosco, tanta frutta su cui contare. In inverno si deve invece ricorrere all’apporto calorico delle banane.

Personalmente mangio tantissime banane; c’è da dire che sono molto alto, faccio tanto sport e arrivo a mangiarne 15/20 al giorno. Molta gente si mette a ridere e la capisco; anche io ridevo quanto sentivo che alcune persone ne mangiavano anche solo cinque al giorno, pensando fossero dei fanatici. Ma nessuno ride se una persona mangia una pizza, un dolce e una birra, per un ammontare calorico magari di 1000/1200 calorie. Se per lo stesso equivalente calorico, mangio banane, trovo le risate di tutti quanti. Ma si pensi a quante risate si farebbero gli animali in natura se vedessero l’uomo mangiare la pizza, il dolce e bere la birra.
Sono sostanze che, ai loro occhi più ‘sinceri’, che non sono stati raggirati nel corso della nostra storia, sono finte, come se qualcuno vedesse mangiare la plastica o il polistirolo: non esistono in natura, anzi sono frutto di manipolazioni. Le sostanze naturali sono per esempio le banane, che sono anche digeribili, ricche di vitamine, sali minerali, enzimi, antiossidanti, fitonutrienti crudi, nonché proteine, carboidrati e grassi della migliore qualità e crudi. La pizza è una combinazione delle peggiori sostanze. Innanzitutto ci sono le peggiori combinazioni alimentari poiché si trovano carboidrati, grassi e proteine assieme. Poi sono stati distrutti tutti i micronutrienti dalla cottura. Inoltre i legami molecolari, lo ripeto, sono stati alterati. 

Una volta ho ordinato una pizza margherita quando ancora mangiavo il formaggio; sono tornato dopo un quarto d’ora, a causa di una telefonata urgente, e ho preso il formaggio della pizza con la forchetta: era simile a una pallina di caucciù. Questo è quello che succede nello stomaco quando viene ingerito: queste sostanze diventano inscindibili e quindi richiedono un alto lavoro energetico per la digestione. Inoltre, si formano sostanze tossiche che alla lunga sono responsabili di tutte le patologie lievi e gravi, si originano sostanze che si insinuano tra i tessuti che danno poi origine a calcolosi, permangono e si consolidano, procurando molti problemi. Non sono quindi alimenti per la nostra specie. 
Mangiare tante banane, quando si è abituati, è quello che fanno le scimmie ed è una cosa di cui nessuno si stupirebbe. Quando andavo da bambino allo zoo e vedevo le scimmie che mangiavano una banana dietro l’altra, non ero affatto stupito. Noi esseri umani, che siamo catalogati come ‘scimmie antropomorfe’, veniamo invece derisi quando mangiamo tante banane, mentre invece ci abbuffiamo di tante sostanze che sono un ‘non-cibo’ per definizione.

Hai detto che nella pizza la combinazione di carboidrati, proteine e grassi è nociva. Però anche nella banana ci sono carboidrati, grassi e proteine.

La differenza è che la natura ha previsto un pacchetto perfetto, per cui tutti gli ingredienti si combinano nella migliore forma possibile. Il fatto di sezionare i vari componenti dei cibi, ossia pensare a carboidrati, proteine, grassi, vitamine, sali minerali, omega 6, B12 eccetera, è un’aberrazione dell’uomo, che anziché comprendere che non dovrebbe stare a sezionare gli ingredienti per capire quale manca, dovrebbe invece semplicemente accontentarsi di quello che la natura ci mette a disposizione. Quando mi chiedono da quale cibo assumo le proteine, vorrei rispondere in modo un po’ provocatorio: “Chiedetelo alle scimmie!” Loro non si pongono il problema, così come nemmeno per la vitamina b12, gli omega 3, eccetera.

C’è anche da dire che i gorilla sono muscolosi, come gli elefanti e tanti altri animali erbivori.

Certo. Abbiamo la visione che per avere i muscoli dobbiamo nutrirci di carne. Ma non avviene così, basta pensare agli animali che hai citato o al cavallo. Mangiano quello che è previsto per la loro specie, dopodiché il sistema fisiologico opera tutte le trasmutazioni per trasformare l’erba in muscoli. Nel caso delle scimmie antropomorfe, uomo compreso, trasforma le poche (in realtà la giusta quantità prevista per noi) proteine assunte da frutta e foglie in quello che serve. Peccato che io e te non ci vediamo [l’intervista è stata svolta per telefono, ndr], altrimenti avresti la visione di come sono: una persona in perfetta forma fisica di 58 anni…faccio molto sport. Dopo aver seguito un’alimentazione vegetariana per 30 anni, negli ultimi sette mangio solo frutta e verdura, prevalentemente a foglie. Per la precisione anche io ho le mie trasgressioni: una volta a settimana, quando mangio fuori, ordino un piatto vegano come una pasta al pomodoro oppure riso e verdure o una pizza marinara . Ma questa è l’eccezione; la regola è che mangio frutta al 95 per cento (delle calorie assunte giornalmente). Se fossi in carenza proteica lo vedrebbero tutti (a parte che ogni anno mi faccio le analisi del sangue e sono perfette).

Ma tutti mi chiedono come faccio a essere così in forma mangiando solo frutta. Questo è il paradosso perché la domanda giusta dovrebbe essere: come fanno le persone a vivere mangiando tutto fuorché la frutta?… Poiché in natura esiste la frutta. 
Mi rendo conto che queste mia parole possono sembrare estremiste perché anche io la pensavo così. Dicevo addirittura che i vegani erano estremisti e quindi posso capire il punto di vista di qualsiasi persona mi ascolti, che non abbia ancora sperimentato questa dieta. Però sono ancora volutamente ferreo nelle mie asserzioni, per far capire che siamo vittima di un lavaggio del cervello che ci induce a pensare che la carne costruisca muscoli, il vino faccia buon sangue, il cervello abbia bisogno di zuccheri (intesi come zuccheri raffinati, tipo il saccarosio), che ci sia la necessità di assumere calcio da latte e formaggi. Si tratta di una serie di luoghi comuni, vuoi per ignoranza o per enormi interessi economici esistenti dietro le industrie della carne e dei formaggi, per non parlare delle medicine, dei trattamenti ospedalieri e degli interventi chirurgici.

Obbiettivamente parlando, indipendentemente dal fatto che quello che io dica sia vero o no, comunque non c’è interesse a portare avanti un discorso che affermi che tutte queste sostanze non sono naturali e giuste per la nostra specie: fallirebbero tutte le industrie! Chi ci guadagna invece sulla frutta? Nessuno. Quindi a prescindere da quello che sto dicendo, bisogna anche tenere conto che dove c’è un conflitto di interessi è difficile trovare la verità. Nessuna sperimentazione viene effettuata per stabilire quanto è salutare la frutta, poiché non porta guadagno. Le sperimentazioni hanno bisogno di soldi per essere realizzate. Chi fornisce questi soldi? Chi ha interesse a far sì che da queste ricerche venga fuori una conclusione che avvalori il proprio business. Chi finanzia la scienza? Non certo chi ha a cuore l’interesse dell’umanità o perlomeno è molto raro.

Fortunatamente adesso c’è internet e la conoscenza si sta espandendo sempre più, ma fino ad ora siamo stati nelle mani dei mass-media che prendevano per esempio la ricerca sul fabbisogno proteico (realizzata su roditori bianchi all’inizio del ‘900), che concluse che il fabbisogno dei roditori fosse uguale a quello dell’uomo, quando invece i topi hanno un biochimismo completamente differente da quello umano. Ci sarebbe da ridere se ci si rendesse conto di come tutte queste ‘verità’ di cui parlano i media, alla fine provengono da un’unica fonte: viene fatta una sperimentazione, pubblicata su qualche rivista molto importante del settore, dopodiché tutti attingono. I giornalisti devono scrivere articoli e attingono dove c’è una notizia. A volte basta una notizia, una sperimentazione sovvenzionata da qualcuno con interessi ben specifici, per far propagare una verità, che poi non è tale nella maggior parte dei casi. E allora tutti ripetono a pappagallo tante cose.

Succede poi che le persone ritengono impossibile che io, o magari altre persone, segua una dieta a base di sola frutta. Il bello è che la gente mi guarda, mi vede che sto molto bene, mi fa i complimenti e mi chiede da dove assumo le proteine. Io invece partirei dai fatti: se vedi che sto bene e non sto assumendo tutte queste proteine, non sarebbe corretto farsi qualche domanda? Si arriva quindi ad avere un atteggiamento anti scientifico. La scienza vera mette in discussione le verità e parte dai fatti. Se un fatto non coincide con la teoria, c’è qualcosa che non quadra. Allora dico: cominciamo a farci delle domande! Se uno, dopo sette anni di dieta frugivora, mi vede in perfetta forma – anzi ho debellato tutti i disturbi che avevo, non sono mai stato così bene, faccio sport dalla mattina alla sera, sono sempre di buon umore – e non mangio tutte le proteine, qualche domanda dovrebbe anche farsela. Magari le mie affermazioni sono bufale! Magari, dico io…. anche perché non voglio diventare il nuovo guru, ma invito tutti quanti a farsi domande e a sperimentare e non ad accettare passivamente tutto quello che la scienza ufficiale afferma.

Dieta fruttariana, quando benessere, salute e bellezza si incontrano a tavola (Parte II)
 
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