Avvocato canadese: l’espianto forzato di organi in Cina continua

La macabra operazione del regime cinese di uccidere i prigionieri di coscienza per i loro organi e venderli per il turismo dei trapianti in cambio di «enormi quantità di denaro» non è diminuita, questo è stato il triste messaggio impartito in un seminario presso l’Università di Toronto il 28 maggio.

L’espianto forzato di organi era l’argomento del seminario e David Matas, avvocato per i diritti umani di Winnipeg, ha detto al suo pubblico che la stragrande maggioranza degli organi sono presi uccidendo illegalmente i praticanti del Falun Gong imprigionati, bersaglio principale dello Stato cinese.

Matas è coautore dei due libri su questo tema: Bloody Harvest: la sottrazione degli organi ai praticanti del Falun Gong in Cina e Organi di Stato: L’abuso dei trapianti in Cina. Il suo lavoro ha richiamato l’attenzione sul problema a livello mondiale dal 2006 portandogli una nomination per il Premio Nobel per la Pace nel 2010.

Matas sostiene che i praticanti del Falun Gong detenuti sono regolarmente sottoposti a esami del sangue e i loro organi sono esaminati, mentre quelli degli altri prigionieri no.

«Dal momento che vengono torturati, gli esami del sangue e degli organi non sarebbero necessari per la salute dei sani praticanti del Falun Gong, ma diventano necessari per l’espianto di organi», ha detto.

La Cina ha un sistema di donazioni ridotto, secondo quanto spiega Matas, tuttavia ogni anno sono effettuati circa 10 mila trapianti. La spiegazione ufficiale di Pechino è sempre stata che gli organi provengono dai prigionieri condannati a morte.

Matas e l’ex segretario di Stato David Kilgour hanno pubblicato il loro primo rapporto sull’illecito espianto di organi in Cina nel 2006 e negli anni successivi il regime ha sollevato dicerie cambiando versione, dai trapianti d’organo dei condannati a morte ai donatori.

Nell’aprile di quest’anno, tuttavia, le autorità sanitarie hanno pubblicamente abbandonato l’impegno a porre fine all’approvvigionamento di organi dai prigionieri, uno sviluppo che non fa ben sperare per i prigionieri di coscienza, secondo quanto riferisce Matas.

«Se l’uccisione dei prigionieri per gli organi finisse, allora anche l’uccisione dei prigionieri di coscienza per gli organi finirebbe. Il fatto che l’uccisione dei prigionieri per gli organi adesso sia la politica ufficiale anche degli elementi di riforma del sistema cinese dei trapianti, significa che la possibilità di mettere fine all’uccisione dei prigionieri di coscienza se n’è andata».

I tempi di attesa per i trapianti di organo in Cina sono nell’ordine di giorni e settimane, secondo quanto fatto notare da Matas, mentre in qualsiasi altro luogo sono di mesi o anni.

«Un breve tempo di attesa per un trapianto da donatore deceduto significa [in realtà,ndt] che qualcuno è stato ucciso per questo trapianto», dice Matas.

L’avvocato afferma che vi è una «pesante militarizzazione del trapianto» in Cina e gli ospedali con una pronta fornitura di organi disponibili sono spesso ospedali militari.

«Anche negli ospedali civili, i medici che effettuano operazioni sono spesso personale militare. I militari hanno una cultura comune con le guardie carcerarie e un accesso più agevole ai prigionieri come fonte di organi rispetto a come avviene con gli ospedali civili e con il personale civile», ha detto.

«In Cina, l’apparato militare è una struttura affaristica e la vendita degli organi è la fonte primaria di fondi».

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è un’antica disciplina spirituale cinese che vedeva tra i 70 e i 100 milioni di praticanti quando il regime cinese ha lanciato la sua repressione nel 1999. La campagna di persecuzione, che continua ancora oggi, ha visto decine di migliaia di praticanti imprigionati e torturati e innumerevoli famiglie distrutte.

Quasi 4 mila il numero confermato di praticanti morti come risultato della persecuzione, con un massimo di 65 mila uccisi per i loro organi, secondo le stime di Ethan Gutmann, un autore americano che si informa e scrive sul Falun Gong dal 2002.

Articolo in inglese: Forced Organ Harvesting Continues in China, Canadian Lawyer Says

 
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