Armonia tra uomini e matematica nel classico cinese dei Tre Caratteri

Il Classico dei Tre Caratteri (o 三字經 Sānzìjīng) è il più noto classico cinese per bambini. Scritto da Wang Yinlian (1223-1296) durante la dinastia Song, è stato imparato a memoria da generazioni di cinesi, giovani e vecchi e, fino al diciannovesimo secolo, è stato il primo libro da studiare per bambini.

Il ritmo del testo, con brevi versi composti da tre caratteri, rende facile la lettura e la memorizzazione, permettendo ai bambini di imparare i caratteri comuni e le strutture grammaticali, di leggere le lezioni di Storia e soprattutto di imparare come comportarsi.

Il Classico dei tre caratteri afferma:

Inizia con la pietà filiale e l’amore fraterno
e poi vedi e senti.
Impara a contare,
e poi a leggere.

Unità e decine
decine e centinaia,
centinaia e migliaia,
migliaia e decine di migliaia.

Le tre forze sono
il Cielo, la Terra, l’Uomo.
Le tre luci sono
il sole, la luna e le stelle.

Le tre relazioni
il dovere tra il sovrano e il sottoposto,
l’amore tra padre e figlio,
l’armonia tra marito e moglie.

Oltre a impartire ai giovani lettori gli insegnamenti fondamentali per essere bravi ragazzi e buoni fratelli, il Classico dei tre caratteri dedica molto spazio alle nozioni base della matematica e ai numeri. Non si limita però a mostrare come fare ‘uno più uno’: per insegnare a contare associa ciascun numero a un aspetto fondamentale della conoscenza della natura, della geografia, della società e della cultura.

A esempio, secondo l’antico Libro dei Mutamenti, nel nostro mondo ci sono tre forze o ‘talenti’: il Cielo, la Terra e l’Uomo, e la persona che padroneggia la conoscenza di tutti e tre è un individuo completo. Poi ci sono tre fonti luminose nel cielo: il sole, la luna e le stelle, così come quattro stagioni e quattro direzioni, Nord, Sud, Est e Ovest. Allo stesso modo, i numeri aiutano i bambini a ricordare aspetti fondamentali della cultura cinese, come i Cinque elementi o le sette emozioni.

I numeri sembrano avere un ruolo importante nell’educazione e nella cultura cinese, e allora sorge una domanda: quando hanno iniziato i cinesi a usare i numeri, e come hanno sviluppato il loro sistema di numerazione e la matematica?

LE ORIGINI DEI NUMERI CINESI

Secondo una leggenda cinese, il numero uno () è stato inventato da Fu Xi, il primo mitico imperatore della Cina, più di 5 mila anni fa. Gli altri numeri sono stati creati più di 500 anni dopo da Cangjie, l’inventore dei caratteri cinesi, e poco dopo Li Shou, storico alla corte dell’Imperatore Giallo, ha sviluppato il sistema di numerazione decimale, dove dieci volte dieci fa cento, dieci volte cento fa mille, e così via.

La prima rappresentazione fisica dei numeri cinesi risale alla dinastia Shang, più di 3000 anni fa, quando i numeri venivano incisi su gusci di tartaruga o su ossi di animali, i cosiddetti ossi oracolari. In quel periodo, i cinesi usavano già simboli individuali per i numeri da uno a nove, e ciò indica che quella cinese è stata la prima civiltà a usare un sistema di numerazione decimale, che è il più diffuso nelle civiltà moderne.

Ma i primati cinesi nel campo della matematica non finiscono qui: attorno al quarto secolo a.C., i cinesi hanno anche inventato il primo abaco decimale, per facilitare i calcoli, sistema che si è dimostrato molto efficiente, tanto che i matematici erano in grado di calcolare le radici quadrate e cubiche dei numeri con diversi decimali. Attorno all’anno 500, erano già in grado di ottenere il valore del pi greco, 3.14159267, mille anni prima dei loro omologhi occidentali. Sono stati anche i primi a scoprire il cosiddetto ‘triangolo di Pascal’, 300 anni prima che Pascal nascesse.

BILANCIARE LE ‘TRE RELAZIONI’

Nelle ‘serie di tre’ insegnate dal Classico dei tre caratteri, ci sono i Tre legami: tra il governante e il governato, tra genitori e figli e tra marito e moglie. Secondo la filosofia confuciana, queste tre relazioni sono le più importanti: se sono gestite bene, ci saranno pace e armonia, ma se saranno gestite male la vita sarà nel caos.

Sono state tramandate molte storie che illustrano questa relazione e quella di Xu Yun, generale dell’esercito dello Stato di Wei durante il Periodo dei tre regni, è riuscita a bilanciare bene questi principi: eppure Xu Yun non sarebbe stato in grado di farlo, senza l’aiuto della moglie.

Da ragazzo, Xu Yun era stato stato promesso in sposo alla giovane figlia di Ruan Gong, ma solo dopo le nozze Xu Yun potè vedere sua moglie: rimase così scioccato constatando che era semplice e ben poco attraente, che si rifiutò di entrare nella camera nuziale e, umiliando la sua famiglia, chiese l’annullamento del matrimonio.

Non fu facile per i genitori convincerlo a entrare nella stanza nuziale, ma quando guardò la moglie non riuscì a sopportarne la vista, e fece per andarsene di nuovo. La giovane, sapendo che non sarebbe più tornato, lo fermò trattenendolo per gli abiti. Per umiliarla, Xu Yun le chiese: «Delle quattro virtù femminili, femminilità, abilità, parola e aspetto, quali possiedi?»
La moglie rispose che le mancava solo la bellezza, e poi chiese a sua volta: «Uno studioso dovrebbe avere cento virtù, quante ne possiedi, marito mio?» Xu Yun rispose senza esitare che le possedeva tutte, ma lei continuò: «Il carattere è per tutti la cosa più importante: mio signore, tu invece desideri il bell’aspetto, invece del buon carattere, come puoi affermare di possedere tutte le virtù di uno studioso?»

Xu Yun si vergognò, udendo le parole della moglie e da quel momento cambiò atteggiamento e le mostrò grande rispetto. In seguito, riuscì a salire di rango nell’esercito e a diventare un valoroso e leale generale. E anche i suoi figli divennero ufficiali governativi.

 

Articolo inglese: Harmony Among Men, Mastery of Math in the ‘Three Character Classic’

Traduzione di Veronica Melelli

 
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