Arie famose, ‘O mio babbino caro’ di Puccini

Giacomo Puccini compone la celebre aria O mio babbino caro per l’opera comica in un atto ‘Gianni Schicchi’, ambientata a Firenze negli ultimi anni del XIII secolo. I fatti si svolgono precisamente il giorno della morte del ricco Buoso Donati, e prendono ispirazione da uno dei personaggi dell’inferno dantesco.

Il personaggio che canta l’aria in questione è Lauretta, la figlia 21enne di Gianni Schicchi, che da una parte supplica suo padre affinché esaudisca il suo sogno di farla sposare con Rinuccio e dall’altra lo minaccia di gettarsi nell’Arno nel caso in cui non venisse accontentata.

Il soprano Florence Easton (che porta proprio il nome della bella città medievale), è stata scelta per interpretare Lauretta nella prima assoluta di quest’opera, che è andata in scena il 14 febbraio del 1918, al teatro Metropolitan di New York.

«O mio babbino caro, Mi piace è bello, bello», dice Lauretta al padre, riferendosi a Rinuccio, il nipote 24enne di Zita, dalla parte della famiglia Donati.

Il soprano Renata Scotto invece, premiata regina della lirica italiana, cantò la famosa aria nello stesso teatro durante la messa in scena dell’opera del 1981. La sua voce si era già fatta ben conoscere grazie all’interpretazione di Violetta in ‘La Traviata’ di Giuseppe Verdi, e di ‘Madama Butterfly’ nell’opera omonima di Giacomo Puccini, rispettivamente negli anni 1952 e 1953.

Tra le nuove voci dell’opera, spicca quella del soprano Nour Darwish, nel video in questione accompagnata dall’Orchestra sinfonica della Buchmann-Mehta School of Music, diretta da Zubin Meta:

Lauretta e Rinuccio hanno bisogno del permesso delle loro rispettive famiglie per sposarsi e organizzare il matrimonio durante il Calendimaggio, la festa tipica che celebra l’arrivo della primavera.
Rinuccio, a tal proposito spera che la sua famiglia riceva l’eredità del ricco Don Buoso Donati. Tuttavia, il giorno della morte dell’anziano, la famiglia viene a sapere che nel suo testamento ha lasciato tutti i suoi beni a un convento di frati.

Avidi di denaro, i Donati si rivolgono a Gianni Schicchi, conosciuto per la sua astuzia, affinché si inventi una soluzione. L’idea di chiamare Gianni Schicchi viene a Rinuccio, che descrive l’uomo con queste parole: «astuto…Ogni malizia di leggi e codici conosce e sa. Motteggiatore!…Beffeggiatore!…C’è da fare una beffa nuova e rara? È Gianni Schicchi che la prepara! Gli occhi furbi gli illuminan di riso lo strano viso,ombreggiato da quel suo gran nasone».

Gianni Schicchi e Lauretta, vengono quindi invitati a casa dei Donati, e dato che nessuno ancora sapeva della morte di Don Buoso, Rinuccio chiede aiuto a Gianni Schicchi: «Cercate di salvarci! A voi non può mancare un’idea portentosa, una trovata, un rimedio, un ripiego, un espediente!».

Gianni Schicchi comunica a sua figlia Lauretta che non avrebbe fatto alcun favore ai Donati, ma lei lo supplica in ginocchio e minaccia di buttarsi nell’Arno da Ponte Vecchio nel caso non l’avesse aiutata, questo è il momento in cui viene cantata l’aria O mio babbino Caro:

«O mio babbino caro,
mi piace, è bello, bello;
Vo’ andare in Porta Rossa
a comperar l’anello!
Sì, sì, ci voglio andare!
E se l’amassi indarno,
andrei sul Ponte Vecchio,
ma per buttarmi in Arno!
Mi struggo e mi tormento!
O Dio, vorrei morir!
Babbo, pietà, pietà!…
Babbo, pietà, pietà!»

Nel video seguente, la prodigiosa voce di Mirella Freni, interpreta la famosa aria di Puccini:

Ma tra le più popolari artiste internazionali è impossibile non citare la voce del soprano Anna Netrebko, qui al Metropolitan di New York:

DALL’INFERNO DANTESCO

Nel Canto XXX dell’Inferno, Dante, nella sua discesa negli inferi, incontra i demoni della falsità. Uno di questi, dal linguaggio volgare e comico, afferra con rabbia un altro demone trascinandolo e gettandolo al suolo, davanti agli occhi sorpresi dello scrittore. A quel punto gli viene spiegato che si tratta di Gianni Schicchi, colui che ha lasciato un nuovo testamento per conto di Don Buoso Donati davanti agli occhi del notaio.

Nell’opera di Puccini infatti, l’astuto personaggio, per accontentare sua figlia, quando Don Buoso è già spirato ma nessuno ancora è a conoscenza del fatto, si cala nei suoi panni facendo credere che l’anziano si trovi nei suoi ultimi istanti di vita, e comincia a comunicare al notaio il ‘suo’ testamento. Come richiesto dai Donati, suddivide le diverse proprietà alla famiglia, ma si assegna quelle dal maggior valore.

La casa del vecchio Donati diventerà quindi proprietà dei futuri sposi, e l’opera si conclude con gli sposi felici e contenti. La caduta ‘all’inferno’ di Schicchi a causa della suo inganno, menzionata da Dante, è un tema che nell’opera non viene affrontato.

«Lauretta mia, staremo sempre qui! Guarda… Firenze è d’oro!», canta Rinuccio abbracciando la sua amata mentre contempla la città. «Ci parve il Paradiso!», conclude Lauretta.

Considerata una delle più grandi cantanti d’opera, anche la spagnola Moserrat Caballe ha interpretato questa celebre aria:

E per finire, la storica interpretazione di Maria Callas:

Traduzione di Alessandro Starnoni

 

Per saperne di più:

 
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