Apple ‘regala’ iCloud al Pcc

Gli utenti Apple in Cina avevano finora la sicurezza di poter tener custoditi i propri dati personali in un cloud di una società occidentale, al sicuro dal Partito Comunista Cinese. Ma d’ora in poi, i loro dati saranno ‘custoditi’ da un’azienda statale cinese, legata a doppio filo con l’esercito del regime.

Il 10 gennaio 2018, Apple ha infatti annunciato che – entro il 28 febbraio – cederà il controllo dei dati di tutti gli utilizzatori iCloud sul territorio cinese, alla società Guizhou Cloud Big Data (Gcbd): circa 130 milioni di cinesi che usano iPhone, iPad e iMac saranno quindi obbligati ad accettare i nuovi termini di servizio, pena l’eliminazione dell’account iCloud insieme a tutti i dati.

La controversa decisione del colosso di Cupertino di abdicare al controllo dei dati degli utenti cinesi di iCloud, era stata annunciata a luglio 2017.
Apple sostiene di non aver avuto altra scelta che arrendersi alle richieste del regime cinese, in base alle nuove leggi di sorveglianza informatica entrate in vigore in Cina dal 1° giugno 2017: ogni azienda straniera è obbligata ad archiviare fisicamente tutti i dati provenienti dal territorio cinese in server localizzati sul territorio cinese. E la Gcbd infatti, è un’azienda situata nella provincia di Guizhou.

Secondo diversi siti economico-finanziari cinesi, la Guizhou Cloud Big Data è stata registrata tre anni fa, come azienda interamente di proprietà dello Stato, nello specifico della Commissione per l’economia e l’informazione tecnologica di Guizhou (sottoposta al Ministero dell’Industria e dell’Informatica). Ma questa commissione ha anche un altro nome ufficiale, dal tipico tono burocratico tanto caro alle dittature comuniste: Commissione di Lavoro per la Difesa nazionale del Comitato del Partito provinciale di Guizhou.

L’abitudine di usare due nomi diversi per una stessa società, in Cina è pratica comune a ogni livello: si tratta di un espediente usato dal Pcc per mantenere il controllo assoluto su ogni apparato gestionale e decisionale del Paese.

L’esatta funzione di questa commissione è facilmente intuibile dal nome, e gli esperti ritengono che in un modo o nell’altro riporti sempre all’esercito. Non è difficile credere che questa commissione, come tutte le altre simili dislocate in ogni regione del vasto territorio cinese, siano responsabili della supervisione e del controllo dei complessi industriali militari del regime, usati per equipaggiare e mantenere le forze armate.
Ying-Yu Lin, professore all’ Institute of Strategy and International Affairs della National Chung Cheng University di Taiwan, sostiene infatti che non ci sia nessun dubbio sul fatto che esistano stretti legami tra questo tipo di commissioni e l’esercito; è ovvio quindi che la Gcbd probabilmente farà di tutto, per dare all’esercito libero accesso a tutti i dati degli utenti Apple cinesi.

In un’intervista del dicembre 2016 con un media di regime, Wang Jian, ex direttore della Commissione per l’Economia e l’Informazione tecnologica di Guizhou e dirigente della Commissione del Partito per l’Industria della Difesa Nazionale della Provincia di Guizhou, aveva apertamente ammesso che, uno degli impegni «stategici» della Commissione, era di far defluire l’enorme mole di dati dei privati cittadini (c.d. big data), nei dati provenienti dall’esercito, un processo denominato ‘Operazione Big Data’.

Questa «integrazione civile-militare» è stata menzionata almeno 83 volte nell’intervista di Wang, che la descrive come parte di una più grande politica del regime di Pechino, per facilitare la circolazione e il deflusso di risorse, dati e tecnologie, dalla sfera civile a quella militare.

Il professor Ying-Yu Lin sostiene, in proposito, che queste affermazioni rilasciate da diversi alti dirigenti confermano la connessione esercito-Gcbd. Ying-Yu aggiunge inoltre che il regime, non solo mira ai dati privati degli utenti Apple, ma sta lavorando per appropriarsi della tecnologia di iCloud, con cui potenziare le piattaforme informatiche dell’esercito, specialmente in ambito cloud computing.

Mentre Apple non ha risposto alle richieste di commenti o spiegazioni, fatte dall’edizione statunitense di questo giornale, in Cina, i nuovi termini di servizio per gli utenti iCloud non specificano che la Gcbd è una compagnia di regime, e nemmeno fanno menzione del fatto che, proprio per questo motivo, sarà lasciato all’esercito libero accesso a tutti i dati presenti nel nuovo cloud.

La capitolazione su tutta la linea di Apple rispetto ai diktat del regime del Pcc, si aggiunge alla lista degli atti di sottomissione di diverse società occidentali, ‘costrette’ a trasferire tecnologia e dati sensibili al regime cinese.

 

Articolo in inglese: Apple Surrenders Chinese User Data to Company Linked to People’s Liberation Army

Traduzione di Fabio Cotroneo

 
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