Antica civiltà avanzata trovata nell’Antartico

William James Veall è un ricercatore indipendente che usa un satellite di telerilevamento per effettuare ricerche di siti archeologici, e sostiene che lo scioglimento dei ghiacci di una zona dell’Antartico ha fatto emergere le tracce di un’antica civiltà. Veall ha studiato Ingegneria nelle Università di Bakingstoke e Southampton, e Archeologia all’Università di Southampton, nel Regno Unito, e progetta velivoli senza pilota [droni, ndt] per esplorare zone inaccessibili, e si definisce «archeologo satellite».

(Courtesy of William James Veall)

(Courtesy of William James Veall)

(Courtesy of William James Veall)

(Courtesy of William James Veall)(Courtesy of William James Veall)

Fotografie di William James Veall

Il ricercatore studia le foto scattate su Capo Adare, penisola nell’estremo Nordest dell’Antartico, che mostrano grandi teste umane, disegni di animali e simboli scolpiti sul terreno: se la sua interpretazione è giusta, dimostrano che una civiltà progredita ha creato queste immagini milioni di anni fa. Ma questo andrebbe contro la cronologia convenzionale secondo cui l’Antartico era sconosciuto fino agli inizi del XIX secolo.

Le notizie di un grande territorio o di un continente nell’estremo Sud, hanno iniziato a diffondersi dall’antichità e hanno spinto esploratori come James Cook alla loro ricerca. La Storia ufficiale però non dà credito all’esistenza di una civiltà sviluppatasi in quella zona, e in grado di produrre tali opere, prima dell’era moderna.

Affermazioni simili a quelle di Veall sono state fatte anche nel passato, da persone che vedevano figure artificiali in diversi luoghi del mondo, e anche sulla superficie di Marte; tali dichiarazioni sono spesso respinte dagli scettici, che invece ritengono queste immagini delle formazioni naturali, che creano l’effetto della pareidolia [effetto ottico, che associa una forma indistinta a un oggetto chiaro e identificabile, come succede per esempio con le nuvole, ndr].

Veall ha risposto a queste obiezioni sostenendo che «ha studiato immagini satellitari e pietre lavorate per quasi quarant’anni, e ha dovuto necessariamente elaborare dei criteri rigorosi per evitare le frequenti accuse di pareidolia». Inoltre, invita altri scienziati a esaminare e confermare le prove che ha rilevato col satellite.
Se si trattasse davvero di sculture di migliaia di anni fa, si sono notevolmente erose, e considerando che le foto sono state scattate dallo spazio, è necessario approfondire l’esame delle immagini dai contorni sfocati.
Veall è convinto che circa seimila anni fa l’antica cultura sumera, tra le più avanzate del suo tempo, sia sbarcata in questa zona.

L’OPINIONE DEL LINGUISTA

Il professor Clyde Winters è titolare di una cattedra in Linguistica e Antropologia all’Università dell’Illinois-Urbain, e ha confermato che i simboli selezionati tra le immagini somigliano alla scrittura sumera. In una lettera indirizzata allo stesso ricercatore e fatta esaminare dalla nostra redazione, ha scritto: «Le iscrizioni sembrano appartenere al sumero lineare». Secondo lo studioso, i simboli che si vedono sul viso della figura n.2 riportata qui sopra, indicano uno sciamano o un oracolo, un uomo potente, come lo si intendeva attraverso la scrittura sumera.

Il lavoro di Winters è stato messo in discussione e alcuni hanno avanzato dubbi sulla sua legittimità di linguista. Il professore ha citato le proprie competenze in un articolo su RationalWiki, ricordando i suoi studi e la carriera universitaria, e con documenti dove descrive l’evoluzione genetica e linguistica di diverse civiltà, pubblicati da riviste sottoposte a valutazione di esperti. Uno di questi articoli è apparso negli atti della prestigiosa Accademia nazionale delle Scienze.

CAPO ADARE, LUOGO ‘LOGICO’

Veall aggiunge che la regione dove sono state individuate le ‘sculture’, è un posto ‘logico’, per il collegamento transoceanico con l’Antartico: gli antichi esploratori potevano navigare lungo la costa Est dell’Australia. Dalla scoperta di Capo Adare, effettuata dal navigatore britannico James Ross nel 1841, la posizione relativamente comoda ne ha fatto un luogo d’attracco importante per l’esplorazione dell’Antartico.

 

(Courtesy of William James Veall)

A pyramid-shaped mountain in the Ellsworth Mountain range of Antarctica. (Google Earth)
Montagna a forma di piramide nella catena Ellsworth, nell’Antartico occidentale (Google Earth)

Il ricercatore ha individuato ‘sculture’ simili anche sull’isola di Marambio, chiamata ‘porta d’ingresso dell’Antartide’ dagli argentini, che la utilizzano come punto di sbarco.
William Veall non è il primo a sostenere che un’antica civiltà abbia avuto una profonda conoscenza della penisola Antartica e che possa aver vissuto in quei luoghi: altri ricercatori dicono che una mappa del 1513 compilata dal cartografo turco Piri Reis, mostra una conoscenza dettagliata del territorio antartico, trasmessa da un’epoca lontana.

Montagne a forma di piramide nella catena dell’Ellsworth sono state interpretate in modo cotroverso: per alcuni sono artificiali e per altri sono formazioni naturali.

Nota sulle foto:Veall precisa che lo sfondo è stato leggermente ritoccato per migliorare l’immagine, ma che la documentazione originale non è stata assolutamente modificata.

 
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