Perché Socrate e Confucio gestirebbero l’anti terrorismo meglio dell’Fbi

È sempre più chiaro, al pubblico ben informato, che le forze anti terrorismo e i servizi segreti agiscono talvolta in modi moralmente inadeguati per combattere quello che è ritenuto un male maggiore.

Se questi metodi – torture, spionaggio, infiltrazione, manipolazione e sostegno a gruppi terroristici – hanno ottenuto un certo risultato nel breve periodo, nel lungo periodo hanno prodotto disastri sia sul piano materiale, che su quello dell’immagine dei Paesi che li hanno impiegati.

Come è stato ammesso da Hillary Clinton, ad esempio, gli Usa hanno finanziato e fatto crescere gruppi terroristici islamici durante la guerra fredda per combattere l’Urss. Dopodiché, questi gruppi sono loro sfuggiti di mano e si sono rivoltati contro gli Usa. È un caso tipico dell’usare mezzi immorali per combattere un male maggiore. A giudicare da questo esempio, nel lungo periodo l’approccio non sembra aver funzionato molto bene.

Nel luglio del 2014, l’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch (Hrw) ha pubblicato un lungo studio, Illusion of Justice, in cui esamina il comportamento dei servizi segreti americani nel combattere il terrorismo.

La parte più controversa dello studio mostra come agenti dell’Fbi abbiano creato appositamente reti terroristiche per attirare potenziali attentatori e abbiano organizzato di fatto dei finti attacchi per poi arrestare dei colpevoli ignari. Ancora più controverso, degli agenti sotto copertura avrebbero istigato ripetutamente persone sospettate, anche lievemente, di poter in futuro divenire dei terroristi – tra cui persone con forti problemi mentali e molto influenzabili – portandole a progettare attentati (sempre sotto l’attenta supervisione degli agenti) per poi arrestarli.

Sebbene queste persone siano arrivate a voler compiere gli attentati senza essere stati costretti con la forza, di fatto sono stati manipolati e plagiati. Non potendo controllare tutti i sospetti, i servizi segreti preferiscono, quindi, accelerare il presunto processo della loro «radicalizzazione», portarli a diventare dei terroristi, e arrestarli prima ancora che compiano l’attacco.

Uno fra gli esempi citati dallo studio è quello di Shawahar Matin Siraj. Secondo il suo avvocato, una cui intervista è citata da Hrw, Siraj era più interessato ai cartoni animati che agli affari internazionali. A un certo punto Osama Eldaawoody, un informatore del Dipartimento di Polizia di New York, ha iniziato a visitarlo e gli ha mostrato delle foto di violenze contro i musulmani, a causa delle quali il ragazzo è stato «accecato» dalle emozioni, riporta lo studio.

Secondo gli psicologi e anche la sorella di Siraj, il ragazzo era molto suscettibile alle manipolazioni e alle richieste esterne, giocava ogni giorno a un gioco dei Pokèmon e guardava cartoni animati. Eldawoody lo ha istigato a compiere l’attentato assieme a un amico tossicodipendente di Siraj. Siraj non ne è stato mai del tutto convinto fino alla fine, affermando che avrebbe dovuto chiedere il permesso a sua madre, secondo Hrw. È stato infine arrestato per aver cospirato con l’amico un attacco a una stazione della metropolitana di New York.

Un altro caso è quello di Hosam Smadi, in cui gli agenti dell’Fbi hanno istigato un musulmano moderato a diventare un terrorista, secondo l’interpretazione di Hrw. Smadi è stato convinto a progettare un attacco bomba in cui avrebbe dovuto digitare un certo numero sul cellulare per far detonare l’ordigno. Il numero, tuttavia, non aveva alcun effetto ed era una invenzione degli agenti dell’Fbi sotto copertura. Smadi è stato quindi arrestato per aver progettato l’attentato.

Va precisato che ciò che l’Fbi ha fatto è legale secondo la legge americana, perché non hanno costretto con la forza una persona a compiere un atto terroristico, ma è la persona che lo ha liberamente deciso, pur venendo istigata. Più controversa la questione relativa alle persone con problemi mentali.

Questo genere di vicende può facilmente far inorridire il pubblico. Nel tempo, un sentimento anti-americano e anti patriottico si è diffuso in tutto il mondo occidentale, ed è in gran parte dovuto a questo genere di azioni moralmente discutibili condotte da molti governi.

In Italia, ad esempio, si è parlato spesso di rapporti tra mafia e servizi segreti, o tra mafia e istituzioni. È evidente che i Paesi democratici perdono moltissima credibilità quando vengono rivelate al pubblico simili cose – alcune provate, altre solo sospettate – fino al punto che qualcuno pensa che non ci sia molta differenza con i Paesi dittatoriali.

In realtà, senza sminuire la gravità di questi problemi, la differenza con i Paesi dittatoriali – o almeno con alcuni – è ancora piuttosto grande. Inutile puntualizzare come in Corea del Nord le cose siano peggiori, ma la situazione è atroce persino nella ben più aperta e ricca Cina.

Sebbene alcuni Paesi occidentali abbiamo tradito la morale per combattere il terrorismo (che è senza dubbio una minaccia da combattere) il governo cinese ha più volte ordito complotti sanguinosi per combattere ‘nemici’ assolutamente non pericolosi. Il caso più lampante è quello del Falun Gong.

Una pratica spirituale pacifica che insegna ‘Verità Compassione Tolleranza’ si è diffusa a macchia d’olio negli anni 90 in Cina, portando addirittura 70-100 milioni di persone a praticarla. La pratica era così nota e accettata da conquistare anche membri del Partito Comunista Cinese, dell’esercito, comuni cittadini, ricchi o poveri che fossero. Poi, all’improvviso, la repressione.

Una repressione a cui il popolo non voleva partecipare: perché perseguitare un numero così grande di persone (quasi un decimo della popolazione) che non creano alcun problema?

La persecuzione quindi non aveva molto consenso. Finché un giorno delle persone, affermando di essere dei praticanti del Falun Gong, si sarebbero date fuoco in piena vista in Piazza Tiananmen e dopo aver pronunciato alcune frasi deliranti. Il video e servizi sull’avvenimento sono stati mandati in onda ogni giorno, quasi ininterrotamente, su qualsiasi mezzo di comunicazione, televisivo e radiofonico.

Si è poi scoperto che l’avvenimento era una messa in scena, presumibilmente organizzata da delle forze nel Partito Comunista Cinese. Epoch Times ha elencato 54 elementi che dimostrano come l’auto immolazione sia stata un falso. Anche un’indagine del Washington Post e una della Cnn hanno suggerito una simile ricostruzione.

Ma in Cina le scene registrate dal Partito Comunista Cinese e mandate in onda ogni secondo, avevano oramai già convinto e plagiato centinaia di milioni di persone, portando la persecuzione a essere riconosciuta come valida dalla popolazione. E con la censura di internet, i cinesi non avevano alcun modo di venire a conoscenza della verità.

Quindi esiste ancora una differenza tra regimi dittatoriali e Paesi democratici, per quanto riguarda fino a che punto sia possibile manipolare il pubblico, dal momento che nei primi non solo le televisioni sono completamente in mano allo Stato, ma persino internet. Sta comunque ai cittadini – in entrambi i casi – cercare di migliorare la situazione, rimanendo informati e non facendosi risucchiare dal turbine dell’immoralità e della corruzione.

La Cina è un caso in cui viene usato il male per combattere il bene, è il caso peggiore. Ma anche l’usare il male per combattere il male è sbagliato. E non solo è sbagliato moralmente: di fatto non funziona.

«Attraverso la violenza forse puoi risolvere un problema, ma ne pianti i semi per un altro», diceva il Budda Sakyamuni.

Sarebbe quindi il caso di riflettere se comportarsi nel modo moralmente corretto non sia anche più efficace e conveniente sul piano pratico e materiale.

Siamo sempre stati abituati a pensare che chi si comporta male abbia più successo nella vita. Se ci si pensa più attentamente, questo vale al massimo nel breve periodo. Rifacendosi alla saggezza antica di molte culture, si scopre che anche se noi abbiamo computer e aerei, non abbiamo la stessa conoscenza della vita quotidiana.

«A una persona buona non può capitare nulla di male – diceva Socrate nella sua Apologia – né in vita né in morte. […] Poiché è dalla virtù che nascono tutte le ricchezze e tutti i beni per tutti gli uomini, in privato e in pubblico».

Socrate affermava in modo chiaro che il benessere e la felicità derivano dalla virtù. Che la ricchezza stessa deriva dalla virtù.

«Non fare del bene se non sopporti l’ingratitudine», avvertiva saggiamente Confucio.

Agire in modo moralmente corretto richiede perseveranza – «Se poniamo a confronto il fiume e la roccia, il fiume vince sempre non grazie alla sua forza ma alla sua perseveranza», diceva il Budda – ma è efficace a lungo termine. Questo dovrebbero capirlo non solo le persone comuni, ma anche i servizi segreti.

L’efficacia di questo principio è tanto sconosciuta quanto palese ed elementare. A causa della condotta inappropriata e insincera dell’anti terrorismo, molta gente nel mondo non crede più nell’America e nei suoi alleati, non crede più nel proprio Paese. Arrivando persino all’estremo di preferire i Paesi dittatoriali.

Sebbene questo estremo derivi dall’ignoranza delle condizioni reali di quei Paesi, è comunque una colpa dell’Occidente aver combattuto il male con il male. Se i Paesi liberi vogliono davvero porsi in un piano di superiorità morale, dovranno dimostrarlo con i fatti.

In un’epoca in cui l’informazione è così diffusa, gli errori dei governi, come quelli citati in questo articolo, vengono esposti rapidamente. È ancora più necessario che i governanti e le agenzie segrete si rendano conto che l’unica strategia a lungo termine che porti al rimuovere le minacce del terrorismo, a essere ben visti dalla gente e di conseguenza persino a consolidare il proprio potere – un potere basato sul rispetto derivante dalla virtù, e non dall’inganno – è quella di dare il buon esempio comportandosi in modo sincero e virtuoso.

Se fossero stati Socrate e Confucio a dirigere l’anti terrorismo nella nostra epoca, probabilmente è questo ciò che ci avrebbero consigliato.

I punti di vista espressi in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non rispecchiano necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

 
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