Ancora niente governo

Continua l’impasse sull’accordo di governo. Il Movimento 5 Stelle insiste sull’esclusione di Silvio Berlusconi, mentre la Lega non intende rinunciare al proprio alleato. Almeno per il momento.

Matteo Salvini vorrebbe aspettare l’esito delle elezioni regionali, che si avrà a fine aprile e che determinerà meglio il quadro dei rapporti di forza, soprattutto tra Lega e Forza Italia. In caso di rottura della coalizione di centrodestra, infatti, i forzisti potrebbero volersi vendicare facendo cadere i governi locali, o minacciando di farlo.
Nel frattempo, Berlusconi sembra aver inviato un messaggio sia di forza che di preparazione alla scissione, quando, in conferenza stampa, ha prima riconosciuto a Salvini il ruolo di leader, per poi – con comica gestualità – dar segno di aver concordato, se non quasi deciso, ogni parola del discorso, lanciando infine un messaggio critico contro il Movimento 5 Stelle. È possibile che con questa piece Berlusconi volesse comunicare contemporaneamente il proprio senso di responsabilità (nel mandare avanti il più giovane Salvini), il suo ruolo di protagonista (dando l’impressione di conoscere il discorso a memoria) e la sua ferma opposizione ai 5 Stelle.

Restano in ogni caso aperte le due principali possibilità che si erano prefigurate fin dall’inizio: l’alleanza di scopo Salvini-Di Maio e quella tra 5 Stelle e Pd. Ma di recente si è fatta avanti un’altra strada possibile – e non certo rivoluzionaria – ovvero quella di un governo esplorativo retto da un soggetto terzo. Si fanno i nomi del presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, e del presidente della Camera Roberto Fico. Salvini si è espresso in modo favorevole alla presidente della Casellati, mentre dal Movimento 5 Stelle non arrivano ancora dichiarazioni.

È possibile che il 5 Stelle sia restio ad accettare la presidenza di un membro di Forza Italia, ma non è escluso che Berlusconi decida di farsi strategicamente da parte, fingendo una rottura, sapendo di fatto di poter influenzare il governo mediante la sua alleata. Allo stesso tempo, i grillini – visto il pragmatismo che Di Maio sembra manifestare, rispetto al dogmatismo del passato – potrebbero accettare l’accordo, visto che la condizione dell’esclusione di Berlusconi sarebbe formalmente raggiunta.

REALPOLITIK A 5 STELLE

Sempre parlando di pragmatismo, Di Maio, al contrario di Salvini, si è detto allineato alla posizione dell’Occidente rispetto all’attacco in Siria (attacco, comunque, che al momento sembra essere stato più che altro simbolico). E dalle pagine del Foglio lo si accusa anche di eccessivo pragmatismo: secondo il quotidiano di Giuliano Ferrara, infatti, Di Maio avrebbe modificato il programma del Movimento votato dagli iscritti. Osservando il programma passato grazie a Wayback Machine si riscontrerebbero infatti diversi cambiamenti, soprattutto in tema di politica estera.
Il capitolo sul ripudio della guerra, per esempio, suonava molto più aggressivo, e criticava apertamente le guerre «di conquista» da parte dell’Occidente, che avrebbero portato il mondo «a un passo dall’Apocalisse».

Di Maio ammette le modifiche, sostenendo tuttavia che siano state formali e non sostanziali. Sul blog 5 Stelle, invece, viene pubblicata una smentita dell’articolo del Foglio, sebbene la smentita non offra alcuna argomentazione o controprova utile a sostegno. L’attuale programma è in effetti più diplomatico e dai toni meno forti, rispetto al precedente. I contenuti potrebbero essere ritenuti sostanzialmente gli stessi, come afferma Luigi Di Maio, sebbene la forma e i toni siano anch’essi molto importanti nel determinare la sostanza percepita. Per esempio l’attuale programma esteri attacca molto meno duramente i metodi utilizzati nel recente passato dagli Usa in Medioriente e parla genericamente di quanto necessaria sia la «ricerca del multilateralismo, della cooperazione e del dialogo tra le popolazioni».

 
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