Grecia, gli effetti del dietrofront di Tsipras

Dopo l’accordo raggiunto tra creditori e Atene, Tsipras ha tirato un sospiro di sollievo e la Grecia ha ripreso a respirare seppur ancora affannosamente. Proprio quello stesso premier che fino a qualche settimana fa si era opposto alle proposte della troika, ha improvvisamente cambiato direzione: dopo le dimissioni di Varoufakis ha fatto di tutto affinché la Grecia potesse arrivare all’accordo, non curandosi più di tanto del prezzo ‘politico’ da pagare, cosa che prima sembrava avere tanto a cuore.

La situazione è di attesa: mentre il parlamento greco deve approvare quattro riforme entro mercoledì perché i fondi per gli aiuti si sblocchino, a tenere in vita il Paese ellenico ci pensano sempre le iniezioni della Bce.

Ma perché Tsipras alla fine ha ceduto ai creditori?

Epoch Times lo ha chiesto a Francesco Timpano, direttore del Centro studi di Politica economica e monetaria “Cespem Mario Arcelli”. «Penso che in tutta questa vicenda abbiano pesato molto dinamiche politiche e relazionali-personali», ha esordito Timpano, sottolineando come con l’operazione referendum, arrivato un po’ in ritardo, Tsipras si è «un po’ smarcato» declinando la decisione al popolo, che non era neanche consapevole del reale significato del referendum: era per rifiutare la proposta dei creditori o per uscire dall’Euro?

Tsipras ha poi deciso che non era il caso di continuare a resistere correndo il rischio di uscire dall’eurozona, «secondo me responsabilmente», ha precisato Timpano, poiché «ha capito che un gruppo voleva mandar via [la Grecia]. Sabato all’Eurogruppo si è capito che i creditori, i Paesi del Nord Europa, avevano messo in conto (seriamente) l’uscita della Grecia», ha detto il professore, aggiungendo che questa non era una cosa accettabile per alcuni Paesi come Francia e Italia.

L’attenzione adesso volge dentro i confini greci, dove si gioca la partita decisiva: approvare le riforme in tempi record con la coalizione di governo che si sta sgretolando. «Tsipras probabilmente non riuscirà a gestire questo tipo di risultato all’interno, perché dipende da quanto lui controlla effettivamente il partito e la maggioranza in Parlamento», ha proseguito Timpano.

Quello che ora può succedere a livello politico in Grecia dopo le riforme è «veramente imprevedibile» e «il caos politico sarebbe drammatico». L’ala più radicale di Syriza ha valutato l’accordo come un’umiliazione e non voterà le riforme, che passeranno molto probabilmente grazie al voto delle opposizioni. Il dietrofront di Tispras lo ha lasciato con un cerino in mano che rischia di innescare un escalation di proteste interne: «non vorrei essere al posto di Tsipras», ha affermato il professore.

Certo è, conclude Timpano, che all’Eurogruppo si è voluto in qualche modo rimuovere Tsipras, e questo ha «fortemente ridimensionato la costruzione europea» invece di rafforzarla, e ha allontanato la possibilità di creare un «governo europeo vero» in grado di poter competerere «con le altre gandi economie emergenti»; infatti «senza l’integrazione politica quella monetaria non può funzionare», e a causa di tutto ciò «abbiamo rischiato tutti quanti e ancora rischiamo perché non è che la faccenda si sia risolta».

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