Alex Poli, forza e fascino della voce più conosciuta d’Italia

Quando forti emozioni ed esperienze intense accompagnano il viaggio della vita, le sue manifestazioni sono interessanti, ricche e variegate. E questo vissuto si potrà manifestare anche nell’utilizzo della voce, conferendole fascino e bellezza.

Epoch Times ha voluto conoscere il viaggio di una delle voci più note d’Italia, Alex Poli, in una conversazione che va dagli aspetti tecnici, alle esperienze di vita e le visioni personali. Personaggio poliedrico, Poli ha cominciato a lavorare nelle prime radio libere a tredici anni, trasferendosi a Roma e poi Milano, dove si è ispirato a Pino Locchi (all’epoca voce di Sean Connery) e ad altri personaggi noti nel mondo del doppiaggio: «Doppiavo film minori, ma non conoscevo neppure la dizione. Semplicemente scimmiottavo quello che sentivo dai grandi nomi».

Si può ascoltare la voce di Alex Poli nella seconda metà di questo audio (Gentile concessione di Alex Poli)

Ma sbarcare il lunario non è facile e così Poli decide di provare a lavorare con la pubblicità: chiede a Franco Godi, grande jingle man e titolare della casa discografica che avrebbe poi scoperto e prodotto J-ax e gli Articolo 31, di fare un provino, ma non ha seguito. Poli non demorde e comincia a tormentarlo, prendendo il treno tutte le settimane da Rimini: «Mi disse che ero così simpatico che non riusciva a mandarmi a stendere»; e così un bel giorno ha avuto la sua occasione, davanti al general manager di Kodak Italia: «Firmai un contratto e diventai voce di questo marchio per dodici anni».

Il tempo passa velocemente e l’ormai nota voce pubblicitaria fiuta un’altra grande occasione, presentandosi a Cologno Monzese negli studi di Canale 5, con l’intraprendenza e l’incoscienza di un ragazzino: «Avevo vent’anni e pensavo di poter essere già all’altezza di un ruolo così prestigioso. Feci un provino e dopo venti giorni, Carlo Vitagliano, al tempo prestigioso self promotion director mi chiamò per firmare un contratto che per 24 anni mi ha permesso di essere voce della promozione dei programmi rispettivamente di Canale 5 (1983-1987) e Rete 4 per 20 anni».

Il resto è storia e nel tempo Alex Poli è diventata una delle voci più utilizzate sul mercato italiano: da RTL 102,5, in onda come voce del network dal 1992 con il jingle del giornale radio e tutta la promozione del brand che oggi include anche Radiofreccia e RadioZeta, al lavoro nel doppiaggio e nella pubblicità. «Se mettessi assieme su un’unica linea temporale i miei ruoli come speaker istituzionale di network radio e Tv, la mia voce va in onda da quasi cinquant’anni, ottenendo così il primato di voce più ascoltata e riconoscibile del Paese».
E non è tutto, perché grazie a una passione innata per la vita e a tanta curiosità, Poli si cimenta con successo in altri settori che vanno dal farmaceutico all’arte.

Ma la grande passione rimane sempre il mondo dello spettacolo, dove scopre anche la passione per la scrittura cinematografica arrivando a scrivere e produrre due suoi film.

«Sono un curioso della vita e questo spinge come un forte vento sulle vele dell’intelligenza, che si acuisce grazie alla curiosità, appunto, che da luogo alla passione e alla determinazione. Credo che questa qualità sia il prodotto dell’associazione di informazioni. Va da sé che maggiore è la curiosità e diverse sono le sperimentazioni nella vita, tanto più l’indice di intelligenza può elevarsi. E l’arte stessa è un ottimo esempio di capacità associativa, poiché evoca sentimenti diversi nel messaggio trasmesso».

Questo concetto vale anche per gli attori?

Il grande attore è una persona molto profonda capace di associare più cose, in grado quindi di poter simulare sentimenti diversi credibili, perché dentro di lui, distanti da ogni tecnicismo insegnato nelle varie scuole… La vera scuola è la vita. Tornando ai grandi attori, ho conosciuto Sylvester Stallone, con cui ho passato una serata intera, e Arnold Schwarzenegger. Persone incredibili. Questa gente non ha avuto successo perché si è trovata nel posto giusto al momento giusto. Non è questione di fortuna.

E di cosa?

Proiettano una visione superiore sulla vita. Non la classica progettazione oggettiva come quando si studia per fare il commercialista o il medico, nel cui percorso, come è comprensibile, è importante apprendere certe nozioni. Quando si proietta una visione che nasce ‘violenta’ dal profondo del cuore si innesca un meccanismo incosciente che ci guida verso quel determinato obiettivo. E nel momento in cui ci si troverà di fronte alla sua realizzazione, si può e si deve avere la franchezza di dire che non è stata fortuna.

Che relazione esiste tra la voce e i sensi?

La parola stessa è tecnicamente frutto dell’associazione dei nostri cinque sensori. Quando si parla di tavolo ad esempio, si può codificare questa parola poiché lo si è toccato e in base alla sua consistenza si comprende di quale materiale è composto. Avendolo visto, si avrà un’associazione immaginativa attraverso gli occhi. E questo vale anche per l’olfatto e così via. In senso stretto, il linguaggio è quindi una vera e propria codifica. Per cui maggiore è l’esperienza di vita a tutto tondo, più evoluto è il linguaggio.

Cioè ogni persona ha la sua idea di tavolo e trasmette questa idea in base al suo vissuto?

In un certo senso è così, per quanto forse l’esempio non renda abbastanza l’idea. Alcune persone indicano un oggetto con una parola sommaria che ne raccolga le caratteristiche senza specificare di cosa si tratti esattamente. A causa di quanto dicevo, ci sono quindi persone che nel loro linguaggio annoverano poco più di cento parole per potersi esprimere. Si faccia caso a un certo tipo di persone e si potranno notare dei comuni denominatori. Credo che il vero delta tra le persone lo faccia l’anima, che sta nel mondo di mezzo che traghetta le informazioni da questa dimensione a quella dello spirito.

Interessante la distinzione tra anima e spirito.

Ritengo che le persone conducano tre livelli di vita in questa dimensione. Lo spirito è come fosse l’utente di un computer, l’entità che ha la vera missione. Lo considero il lapillo di luce che deflagra dall’unità lucente che è Dio e viene dotato alla partenza di uno strumento: l’anima, che si può paragonare al sistema operativo.
Attraverso le varie incarnazioni nelle differenti dimensioni, lo spirito utilizza il sistema operativo e lo installa nei vari hardware, i corpi, attraverso cui transita nelle differenti dimensioni. La missione appartiene quindi all’utente, cioè allo spirito e non all’anima.
L’umano si dimentica della coesistenza di spirito, anima e corpo. Per questo per alcune persone la visione della vita ritengo sia incompleta, ‘ridotta’ tanto nel quotidiano che interiormente, e vive quel senso di frustrazione che non la rende depressa, con quello sguardo senza luce.
Per esempio, chi si limita a vivere nello stesso tic-tac quotidiano, svolgendo sempre le stesse azioni, per quanto mi riguarda impoverisce la propria vita. E lo dico con grande amarezza, senza giudicare, dove la massima aspirazione è la programmazione delle vacanze estive, riducendo, ben appunto, la capacità di sognare e coltivare l’ambizione. Condizionare la gioia o anche il dolore al solo quotidiano ‘materico’ significa impoverire l’esistenza stessa.

Crede in Dio?

La scienza parla del Big Bang come origine del tutto affidandola a una fantasia non bene identificata. Per quanto mi riguarda ho ‘spostato’ leggermente questa ipotesi imputandola invece al significato della nostra missione in questa vita… una grande bolla lucente che è di fatto Dio che deflagra emettendo lapilli luminosi che dipartono da esso e che rappresentano lo spirito, che ha però la possibilità di rimanere luminoso nella varie incarnazioni attraverso le esperienze di amore, una forma di energia che perpetua la sua luminosità, appunto.
E che alla ‘fine del cammino eterno’ si ricongiunge all’unità da cui è partito riportando tutte le informazioni raccolte nelle varie incarnazioni, aggiungendo così a Dio la possibilità di estendere la sua gnosi, capacità, bellezza, grandezza, il suo amore, la sua luce. È questa per me la vera missione dello spirito.

La manifestazione della potenza divina?

Le persone sono divine, siamo tutti parte del Creatore supremo. Noi siamo amore e felicità. La nostra vita, in questa dimensione, poggia sulla felicità, è il ‘tapis roulant’ su cui poggia questa esistenza, la manifestazione di amore divino. Gioia e dolore sono declinazioni attraverso cui si possono trarre una serie di dati che vengono riportati dall’anima e che trasmigrano alla fine nello spirito come contenuto assoluto.
Talvolta essere ‘poveri’ è una scelta perché non è sempre facile approfondire l’esistenza facendosi domande; più facile è assecondare un sistema piuttosto che combatterlo, anche se in questo modo si finisce per vivere nell’automatismo azzerando stimoli e curiosità, appunto.

Come interpreta il successo?

Il successo dà la possibilità di entrare in contatto con mondi diversi, consentendo di immagazzinare molte informazioni nuove, con il risultato che l’intelligenza aumenta la propria capacità associativa, aumenta di potenziale. È evidente che maggiore è il potenziale, migliori saranno le possibilità di trasmettere all’anima una serie di dati che trasmigrano nello spirito, consentendogli di continuare a essere luminescente.

Raccogliere queste esperienze permette di comprendere le manifestazioni del Creatore?

Per comprendere il Creatore e la missione stessa di questa vita bisognerebbe parlare di Bellezza, a mio avviso, lo strumento più importante per perfezionare la nostra evoluzione. Il concetto di Bellezza in senso lato riguarda ogni ambito della nostra esistenza, quindi anche il parlare e il comunicare, guadagnando gradualmente il senso e la sensazione precisa di quello che trasmettiamo pronunciando le parole quando parliamo con qualcuno. E non è così scontato come sembra.

Sento che la sua voce sta trasmettendo questo messaggio con forza e con fascino.

A questo proposito aggiungo che anche la solitudine è uno stato da vivere con gioia e non, come molti associano, alla depressione o altro di negativo, poiché dentro di noi esistono molte cose che emergono quotidianamente in questa questa vita che è pregna di Bellezza e occorre tempo per ‘codificarla’ e ‘affinare’ il nostro modo di comunicare.

Quindi nella comunicazione, la bellezza è importante.

Fondamentale. Per ragioni commerciali devo seguire anche dei cliché, dei tecnicismi, ma si può notare quando la mia voce esprime in maniera tutta sua il suo modo di essere.
Si racconta che una volta Marlon Brando fosse al ristorante con il suo agente e vide entrare una donna, molto appariscente, con una pelliccia pregiatissima. Guardandola, Marlon incominciò a fare delle facce strane, strofinandosi il volto e stringendosi tra le spalle, esprimendo una sensazione di piacere. A un certo punto l’agente gli chiese cosa stesse facendo: “Sto vivendo la sensazione che prova quella donna con quella pelliccia addosso”, rispose il grande attore. Marlon Brando, ma prima di tutto un grande spirito, è stato capace di far vivere attraverso le sue interpretazioni al cinema grandi sentimenti grazie alla bellezza che aveva avuto modo di osservare e codificare nella sua vita.

La Bellezza è collegata al mistero?

Senza dubbio è misteriosa. Ma in realtà è grandemente misteriosa e inspiegabile per coloro che scelgono di essere poveri. Di spirito.

Perché lo spirito può comprenderla?

Il problema è come si spende la vita. All’inizio tutto è difficile, ogni cosa è misteriosa. Basti pensare a quanti misteri esistono per un bambino prima che cominci a camminare. Ma a un certo punto compie i primi passi e comprende il concetto di equilibrio che gli consente di diventare in futuro magari addirittura anche un’acrobata, sfidando il pericolo, sperimentando, sospendendosi ad altezze alle quali io non mi esporrei mai ad esempio, governando la paura. Già, la paura, il più grande ostacolo di questa vita che ci induce a sapere sempre con certezza dove ‘mettiamo i piedi’, certezza che purtroppo non possiamo sempre avere per tanti motivi. E allora è la curiosità alla quale dobbiamo affidarci, che origina la passione e infine la determinatezza che danno l’opportunità di sperimentare la Bellezza… la vita, appunto! Come si dice, “meglio morire di rimorsi che di rimpianti”.

Che cos’è per lei la gratitudine?

È quel sentimento di amore verso il ‘tutto’ che nasce dal profondo per l’essersi accorti di ‘essere’ . E così di poter ‘chiedere’ e infine ‘avere’.

Secondo lei a volte siamo di fronte alla Bellezza e non ce ne rendiamo conto?

Si, spesso quando incontriamo qualcuno di famoso ci perdiamo in semplici complimenti poiché riconosciamo solamente una persona grandemente distante da noi, con un successo che non potremmo mai raggiungere, anziché osservarla, ‘respirarla’, chiedersi chi c’è realmente dietro. E trarne gli stimoli giusti. Nella vita ho avuto la grande ‘fortuna’, diciamo meglio l’onore, di avvicinarmi a tanta bellezza. Una volta ho incontrato Michael Jackson ai Telegatti quando fu ospite nei primi anni 90 e dove io ne ero la voce fuori campo, ruolo che ho avuto per ventuno edizioni. Pensi che abbia chiesto di farmi una fotografia con lui? Eravamo dietro le quinte. Abbiamo parlato qualche minuto prima che entrasse, ‘respirando’ realmente un essere incredibile che a mio avviso non aveva nulla di terreno, era pura energia, quando mi folgorò con lo sguardo abbassando i suoi Ray-ban!

Tra l’altro la fotografia è un’espressione materica.

Esatto. Ha idea in quei pochi minuti che genere di ricchezza abbia riversato sulla mia anima e quindi sul mio spirito? Quando l’ho guardato negli occhi e l’ho abbracciato, ho visto luce, un’energia che non era di questo mondo. Michael Jackson era essenza, un qualcosa di estremamente superiore, non era terreno. Ho visto la Bellezza.

Crede nell’umiltà?

No. Un grande, una persona di successo in ambiti diversi, per quello che ho detto sin qui, non può essere umile, è una sorta di contraddizione in termini. Può opportunamente non manifestare la sua grandezza anche se la gente dirà che è un umile, ma questo non è vero! Il povero è umile, poiché in questa parola è insito il significato di pochezza.

 
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