Addio a Marco Pannella, ultimo paladino dei diritti umani

Marco Pannella è morto giovedì 19 maggio a Roma all’età di 86 anni.

Storico leader del partito Radicale, personaggio unico per carisma, e oppositore della prima ora della partitocrazia della Prima repubblica, il vecchio guerriero della politica italiana tante volte nella sua vita aveva sfiorato la morte, nei suoi numerosissimi scioperi della fame e della sete. Ma questa volta non ha potuto ‘tornare indietro’: ha dovuto arrendersi a un tumore a polmoni e pancreas.

Con le sue battaglie per i diritti civili, Marco Pannella è stato un personaggio unico in Italia: «Liberale, liberista e libertario» (una delle definizioni di sé che più amava dare), aveva attraversato – prima da giornalista, poi da politico – tutta la storia italiana del dopoguerra. Sempre all’opposizione e sempre ‘contro’: prima di tutto contro il sistema dei partiti (sua l’invenzione del termine ‘partitocrazia’), e oppositore persino quando cercò di salire sul carro del primo governo Berlusconi: i partiti, più erano grandi e più gli andavano stretti.
Ma era soprattutto contro le ingiustizie, perché Pannella prima che un politico era un idealista, come ora non ne esistono più. Del populista Pannella aveva infatti tutto, tranne il potere. Come tutti quelli che, quando fanno una battaglia, la fanno prima di tutto perché ci credono. Lo si poteva infatti accusare di tutto, fuorché di essere ‘finto’ come, purtroppo, tendono spesso a essere i politici di professione. Era sempre dalla parte delle persone, ma soprattutto dei propri ideali, nei quali credeva con veemenza e visceralità, ma mai con violenza.

L’elenco delle sue battaglie spesso ‘solitarie’ per i diritti civili è lungo e ben noto. Ma la sua solitudine politica era più che mai evidente e stridente quando si batteva per i diritti umani.
Tra i politici italiani, era uno dei pochissimi a prendere posizione contro le gravissime violazioni dei diritti umani che, da decenni, hanno luogo in Cina: fra i politici è stato uno dei pochi a parlare in difesa del popolo tibetano, e l’unico a denunciare la persecuzione dei praticanti del Falun Gong.
Pannella aveva preso a cuore questa particolare crisi dei diritti umani – iniziata nel luglio 1999 per ordine dell’allora capo del Partito Comunista Cinese Jiang Zemin – a tal punto da chiedere nel 2001 a Silvio Berlusconi e a Carlo Azeglio Ciampi (allora, rispettivamente, presidente del Consiglio e presidente della Repubblica) di invitare a Roma il maestro Li Hongzhi, il fondatore della disciplina.

LA PERSECUZIONE DEL FALUN GONG: ARRESTI, TORTURE E PRELIEVO FORZATO DI ORGANI

Come riporta regolarmente Epoch Times, infatti, in Cina è in atto da diciassette anni la più atroce ed estesa persecuzione che un governo abbia mai perpetrato ai danni di una parte della propria popolazione: il Falun Gong (o Falun Dafa) è una disciplina spirituale che fonda la sua essenza sui valori universali di Verità, Compassione e Tolleranza, e in Cina – secondo calcoli del governo di Pechino – conta circa cento milioni di praticanti.

Non si tratta di una religione né tantomeno di un’organizzazione politica di alcun genere ma, per motivi del tutto incomprensibili sul piano politico (e contro la volontà di diversi fra i massimi dirigenti dello suo stesso partito), Jiang Zemin ha preso in odio questa pacifica pratica spirituale al punto di imporre una persecuzione fatta di arresti, condanne arbitrarie e torture senza precedenti nella Storia, e fra le più atroci che mente umana possa concepire.

Non solo: il Pcc è arrivato al punto di istituire un intero apparato statale clandestino, il cui compito è di organizzare trapianti di organi su appuntamento, prelevando da decine/centinaia di migliaia di praticanti della Falun Dafa (detenuti illegalmente nelle carceri cinesi) gli organi mentre sono ancora in vita.
Le vittime di questo prelievo forzato di organi, quando non muoiono dopo l’operazione sono destinati a una vita le cui indicibili sofferenze possono solo essere vagamente immaginate.

Quella dei praticanti del Falun Gong a opera di Jiang Zemin e del Partito Comunista Cinese, è quindi – per tipologia, accanimento ed estensione –una delle più gravi persecuzioni della Storia. Senz’altro la meno nota, visto che nessuno fra i maggiori mezzi di informazione di massa occidentali osa occuparsene da diciassette anni.

A Marco Pannella, quale ultimo grande paladino dei diritti umani del nostro Paese, va perciò il grande merito di avere denunciato questa persecuzione sul nascere. Senza paura e con forza. Ma soprattutto con «con-passione», come diceva sempre lui.

Per approfondire:

 
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