La risposta di Ikea allo sciopero nazionale

Dopo le recenti discussioni diplomatiche tra Ikea e i sindacati dei lavoratori – in merito alla stesura del nuovo contratto integrativo aziendale che sta rivalutando le dinamiche in gioco – il colosso svedese si è espresso in un’intervista esclusiva ad Epoch Times Italia.

In vista del prossimo sciopero che avrà luogo a livello nazionale questo sabato 11 luglio, il dott. Di Bussolo, di Ikea Italia retail srl, ha risposto a quanto detto dalla segretaria nazionale Filcams Cgil, Giuliana Mesina, in una precedente intervista. La segretaria nazionale Filcams vorrebbe che i sindacati fossero più coinvolti nella stesura nel nuovo integrativo aziendale.

Per cominciare, in risposta alla vostra comunicazione di un nuovo premio domenicale, Giuliana Mesina dice che l’intenzione sarebbe quella di operare un «taglio lineare delle maggiorazioni. Perché oggi per chi ha il 40, il 50 o anche il 70 per cento di maggiorazioni, lo vede abbassato al 30 per cento, per le prime domeniche in cui lavora, fino a raggiungere il 70 solo se lavora molte domeniche durante l’anno».

«Il tema delle maggiorazioni domenicali è prima di tutto un tema di sostenibilità, poiché sono costi che Ikea non è più in grado di sostenere, e di adeguamento al mercato, dove i nostri competitor applicano per la maggior parte il Ccnl [Contratto collettivo nazionale di lavoro, ndr].

«Il sistema a scaletta da noi previsto tende a retribuire l’impegno proporzionalmente al numero di domeniche sostenute. La proposta di Ikea è volta a rendere più equi i trattamenti per il lavoro domenicale e festivo che oggi presentano differenze sia da negozio a negozio, che all’interno dello stesso punto vendita (tra vecchi e nuovi assunti). Un esempio: attualmente  un collaboratore di Catania deve lavorare 3 domeniche per guadagnare quanto un collega di Corsico. Considerato il numero medio di domeniche effettuate oggi, Ikea pensa di poter costruire una scaletta che porti il lavoratore ad una media percepita decisamente maggiore del 30 per cento».

Nel vostro ultimo comunicato stampa parlate d’intransigenza del sindacato. Dai commenti della segretaria nazionale Filcams sembrerebbe invece che i sindacati siano volenterosi a dialogare. Ad esempio, parlando dell’intenzione di utilizzare una tipologia di bonus già usata in altri paesi Mesina dice che il sindacato vorrebbe «avere un ruolo partecipativo alla costruzione di questo premio».

«Siamo convinti che la nostra proposta, valutata nel suo insieme, rafforzi il ruolo partecipativo dei nostri collaboratori. Partiamo da un innovativo sistema di gestione dei turni, studiato per dare la possibilità ai collaboratori di scegliere i propri orari di lavoro, con una migliore distribuzione dei carichi e soprattutto una ottimale conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Il conseguente miglioramento della produttività accompagnato da una valorizzazione del sistema di retribuzione variabile, porterebbero ad un aumento del salario. Ikea non vuole estromettere il sindacato dal ruolo che ha sempre avuto. Infatti, in nessuna parte della nostra proposta è rinvenibile questa posizione».

Continuando con l’argomento trattativa, Giuliana Mesina riporta che «il primo settembre, se non sarà raggiunto un nuovo accordo integrativo con Ikea, non sappiamo cosa succederà. Perché l’accordo è stato disdettato unilateralmente dall’azienda, sebbene noi avessimo già una trattiva per rinnovare l’accordo».

«La disdetta è arrivata come segnale dopo 2 anni di trattativa e dopo un ulteriore anno di proroga del Contratto Integrativo, che altrimenti sarebbe scaduto a Maggio 2014.

«È un segnale che rispecchia l’esigenza di Ikea di arrivare a soluzioni urgenti. È nostra ferma intenzione continuare a guardare avanti e investire sul futuro senza altri indugi ed è proprio grazie alla tempestività delle azioni, alla capacità di anticipare e realizzare i cambiamenti, che Ikea ha sinora evitato quello che è successo ad altre aziende del settore, che ha perso il 33 per cento negli ultimi tre anni».

Alla domanda se pensa chi ci siano peggioramenti nel rapporto tra lavoratori e azienda, Mesina risponde che c’è sempre stato un dialogo, tuttavia «un’azienda che disdice una contrattazione integrativa con un testo unilaterale, prende posizione e interrompe il dialogo in modo alquanto conflittuale». Lei pensa che questo possa causare una rottura con i lavoratori, o comunque essere portatrice di qualche crisi interna?

«Ikea si è seduta al tavolo delle trattative per ribadire proposte concrete per garantire a tutti i propri collaboratori un buon posto di lavoro».

«Siamo fiduciosi che la fedeltà dei collaboratori che da tanti anni danno quotidianamente il loro contributo con un bassissimo staff turnover (1,3 per cento), unita alla conoscenza delle trasparenti logiche aziendali, ci condurranno verso una soluzione compresa e condivisa; ovviamente è fondamentale che entrambe le parti conducano la trattativa all’insegna della correttezza».

In conclusione, riguardo alla variabilizzazione del premio aziendale, Mesina riporta anche la condizione del lavoratore part-time, che potrebbe vedere questo cambiamento come incidente sulla futura pensione.

«La trasformazione del premio da fisso a variabile va nella direzione di coinvolgere i collaboratori verso obiettivi comuni; con trasparenza, Ikea ha illustrato nella trattativa che il nuovo sistema di premi può determinare un potenziale aumento della retribuzione. Paragonato agli altri Paesi in cui Ikea è presente, il dato della produttività in Italia è agli ultimi posti; tuttavia siamo certi che con il contributo di tutti  possiamo nettamente migliorare.

«Rendere variabile il premio non significa tagliare gli stipendi e le pensioni che sono calcolate sulla retribuzione; infatti, anche se reso variabile, il premio rimane comunque retribuzione, e pertanto rientra nel calcolo della pensione. Ikea ha sempre riconosciuto premi consistenti e ha tutte le intenzioni di continuare a riconoscerli in futuro».

 
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