Perché la Sony deve rilasciare ‘The Interview’

Potrebbero impedirci di scoprire se The Interview è un buon film. Dopo un’esplicita minaccia di terrorismo e le notizie trapelate ai giornali sul furto, da parte di alcuni hacker nord coreani, di una gran quantità di email confidenziali, di informazioni su pagamenti e di sceneggiature inedite, la Sony ha ceduto: ha cancellato, oltre alla premiere, anche l’uscita nei cinema, il Dvd e la richiesta on demand. In tutto il mondo!

In breve, la Sony ha buttato 42 milioni di dollari (più i costi delle stampe e della pubblicità) per la remota possibilità che non vengano tollerate le nostre risate di fronte al ritratto di un buffone iper-violento.

La cancellazione della premiere e dell’uscita del film ha causato un’ondata di proteste, specialmente dal mondo di Hollywood. Recentemente, George Clooney ha attaccato la stampa e Hollywood di non essere riusciti ad opporsi agli hacker, accanto alla Sony. Aaron Sorkin, difensore dei valori liberali, si è lamentato, affermando che ‘gli Stati Uniti stanno soccombendo ad un attacco senza precedenti del nostro amato capo saldo della libertà d’espressione’.

Delle dichiarazioni simili sono state rilasciate da Ben Stiller, Rob Lowe, Judd Apatow, Jimmy Kimmel e molti altri. È stato cancellato anche un thriller chiamato Pyongyang, che vede nel cast Steve Carell e Gore Verbinski, perché la 20th Century Fox ha deciso di non voler più distribuirlo.

COSA C’È IN BALLO?

Quindi perché ritirare il film? Occupiamoci prima delle cose semplici: l’imbarazzo. Gli hacker hanno rivelato che Amy Pascal, dirigente della Sony e rara specie di donna al potere ad Hollywood, e Scott Rudin, produttore indipendente, si sono scambiati privatamente degli aspri commenti su Angelina Jolie e la sua ambizione a far avviare ciò che sembra uno dei più grandi flop nel mondo dei remake: Cleopatra.

Quale sarebbe la rivelazione? Che Hollywood è un luogo diffamante ? Sul serio? Beh, guardate le prime pagine! Dubito che qualcuno si offenda davvero di tutto ciò. Al contrario, se le cose andranno come sempre, quando ci sono delle indiscrezioni,Angelina Jolie prenderà semplicemente gli insulti verso di lei come merce di scambio. Forse ci verrà davvero imposto di guardare Cleopatra. E comunque, un po’ di vergogna passeggera non hai mai fatto male a nessuno. Fa bene all’anima.

Abbiamo anche imparato che Jennifer Lawrence è stata pagata due punti netti in meno dei suoi colleghi uomini, in American Hustle. Notizia flash: Hollywood è sessista.

In realtà le pratiche contabili di Hollywood dicono: i punti netti (una quota dei profitti tolta di ogni singola spesa è stata dedotta da qui fino al giorno del giudizio) non contano nulla; esistono solo per placare l’ego, piuttosto che per mettere da parte un gruzzoletto per la pensione. Non ci sono profitti ad Hollywood: x(il netto)=0. È l’E=mc² di Tinseltown. Vengono fatti magicamente sparire, cosicché le persone che li devono ricevere non prendano nulla. I castelli, o almeno le ville di Bel Air dei magnati dei film, sono state costruite con questo trucco.

Così, se la Sony volesse far sparire tutto ciò, potrebbe sempre offrire alla Lawrence un due per cento di niente e, proprio come Woody Allen, tutti sono contenti. Il sessismo hollywoodiano non cesserà certo di esistere dopo questa rivelazione, anche se potrebbe essere un bene che sia stato smascherato così.

Razzismo? Scherzare su Obama e Django è stato davvero razzista. Però, di nuovo, chi si aspettava che Hollywood potesse essere così? La stessa Hollywood che sembra abbia il razzismo cucito nel Dna; da Nascita di una nazione di DW Griffith, di cui alcuni estratti sono stati utilizzati come strumenti di reclutamento da un rinascente Ku Klux Klan, al più recente, esecrabile antiarabi Regole d’onore, di William Friedkin. Lasciando perdere la mancanza di casting senza pregiudizi razziali.

Quindi, esponendo del razzismo casuale attraverso questi scambi di email, gli hacker hanno svolto una sorta di servizio al pubblico, secondo la legge delle consequenze non volute.

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE

Tutto ciò ci porta al nocciolo della questione: la libertà d’espressione. Non rilasciare il film e fare come se non sia mai esistito è vergognoso. In primo luogo, il sospetto è che i dirigenti della Sony l’abbiano cancellato solo per nascondere il loro imbarazzo per le rivelazioni (anche se è una follia pensare di fermare il flusso di email segrete con la cancellazione del film). In tutto questo, potrebbero essere coinvolte le politiche dell’Asia orientale? Dopotutto, la Sony è una compagnia giapponese. Ma la cosa peggiore: la Sony si è arresa, non solo di fronte ad alcune minacce terroriste, ma sembra anche ad una, se viene confermata, proveniente direttamente dal Governo.

C’è un’alternativa. La Sony potrebbe dire agli hacker e ai loro presunti burattinai: grazie per aver portato alla nostra attenzione tutti questi atti e queste affermazioni vergognose, abbiamo imparato molto, e, in cambio, vogliamo che questa sia una lezione anche per voi. Potrete imparare come funziona la libertà d’espressione. Noi rilasceremo il film e voi sarete i benvenuti a venire qui e a girare la vostra commedia sui nostri leader politici. Addirittura, abbiamo un set della Casa Bianca da qualche parte, potete usare quello! Poi potremmo far uscire i film nello stesso periodo e fare un paragone tra gli incassi al botteghino su Variety, davanti ad un bel cappuccino e a dei muffin.

La cosa più importante? La Sony deve dire agli hacker: dobbiamo rilasciare il nostro film, i nostri multisala devono trasmetterlo; perché se non lo facciamo, è come dire: per chiuderci la bocca basta il sentore di una minaccia poco credibile. Dobbiamo farlo non solo per difendere l’idea della libertà d’espressione, ma perché, permettergli di farla franca, incoraggerà altri a credere di poterlo fare con tutto.

Non si può essere in una posizione per fare minacce simili su qualcosa di molto più importante. Per esempio, un documentario sulla brutalità dei gulag, o un rapporto investigativo sulle pratiche di tortura e omicidio di un regime.

Se questo film non verrà rilasciato, la Corea del Nord sarà inevitabilmente tentata di provare a zittire ancora più registi e giornalisti con altrettante stupide minacce.

David Hickman è professore in produzioni cinematografiche e televisive alla University of York

I punti di vista espressi in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non rispecchiano necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

L’articolo originale è stato pubblicato suThe Conversation. Leggi l’articolo originale.

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Articolo in inglese: Why Sony Must Release ‘The Interview’

 
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