L’esperienza di un parigino alla manifestazione dell’unità francese

A pochi giorni dagli attacchi terroristici, causa di tanta agitazione, tristezza e rabbia in tutta la Francia, il Paese si è rialzato e dimostra al mondo di non lasciarsi distruggere nello spirito e in ciò che rappresenta. Mentre nella confusione cerca di trovare delle risposte al perché si sono verificati questi eventi, forti emozioni si manifestano e tutti sembrano avere un proprio parere. Tale profonda emozione può causare un’ulteriore divisione in un Paese già diviso, ma la Francia dimostra al mondo di non essere semplicemente un insieme di partiti politici, ma un Paese unico che può stare insieme nella più grande manifestazione di sempre della sua storia, e tutto questo in nome dell’unità.

Sia che i singoli individui siano venuti per promuovere la libertà di parola in risposta agli attacchi del Charlie Hebdo, sia che siano venuti per mostrare sostegno alle vittime e alle loro famiglie o per qualsiasi altro motivo, l’enorme quantità di persone che si è radunata è assolutamente sbalorditiva.

Ho intervistato un parigino che ha partecipato alla manifestazione nella città per comprendere le sue esperienze e i suoi punti di vista.

Il 23enne Amaël Pilven è nato in un sobborgo di Parigi e risiede negli immediati dintorni della città, per cui è stato testimone di ciò che la capitale francese ha attraversato negli ultimi giorni. È laureato all’Istituto universitario di studi politici di Parigi conosciuto come Sciences Po che si trova nel centro della città (nella settima circoscrizione), e ha un master in Affari Pubblici.

Domanda: Perché hai partecipato personalmente alla manifestazione di oggi?

Sebbene potrebbe sembrare strano per un ragazzo francese, è stata la prima marcia o manifestazione alla quale ho preso parte. La necessità di partecipare si è fatta rapidamente ovvia per me. Negli ultimi giorni, l’atmosfera che si respirava a Parigi era la più strana che avessi mai visto. C’erano poche persone per le strade, tutti a parlare degli attacchi terroristici, non c’era modo di lavorare dal momento che ero in apprensione per le notizie… è stato opprimente e stressante. Ecco perché questa marcia è stata in primo luogo un mezzo per porre fine a questa terribile settimana e lasciarsi tutto questo alle spalle. Ancora più importante, ha avuto il significato di rendere omaggio alle vittime e di dimostrare che la Francia sarà sempre unita contro la barbarie. Per tutti questi motivi e perché sapevo che tutto il mondo sarebbe stato a guardare, ho decisamente voluto far parte di tutto questo.

Domanda: Potresti descrivere le opinioni, i suoni, le emozioni, eccetera di cui sei stato testimone?

Abbiamo trascorso una buona parte del pomeriggio bloccati in mezzo alla folla, stando fermi in attesa che la polizia aprisse le strade. Questi momenti della giornata sono stati decisamente scomodi. Ho visto tante, tante, tante persone intorno a me durante tutta la marcia. Tutti erano di ottimo umore, discutevano e si sorridevano l’un l’altro. A parte quelle numerose volte in cui abbiamo cantato la Marsigliese (il nostro inno nazionale), la folla è rimasta per lo più in silenzio, battendo le mani di tanto in tanto per rendere omaggio alle vittime e per incoraggiare la polizia. Se dovessi ricordare in particolare un momento di questo pomeriggio, sarebbe quello in cui alla fine della marcia una madre è venuta da noi chiedendoci se potevamo prestare la nostra bandiera francese ai suoi due bambini. Ha detto di non essere francese ma che i suoi due figli lo erano e che volevano cantare la Marsigliese con noi. L’ho percepito come un simbolo di unità tra tutti i francesi, a prescindere dalla loro origine o età…

Domanda: Come pensi che i recenti episodi (la violenza e la reazione del popolo) cambieranno la Francia? Inoltre, come pensi che tutto ciò cambierà il mondo?

Non so se tutto ciò cambierà davvero la Francia e il mondo. Ma è indubbiamente un avvertimento. Forniscono un ulteriore indizio di ciò che è la minaccia terroristica. Finora la Francia non aveva sperimentato una tale aggressione a livello nazionale, come invece era già accaduto negli Stati Uniti, nel Regno Unito o in Spagna. Spero che porteranno a un giro di vite e a una migliore prevenzione, forse anche a delle politiche volte a migliorare l’integrazione di alcuni immigrati (spesso cittadini francesi) che vengono lasciati ai margini della società e quindi più vulnerabili all’Islam radicale. A questo proposito, si è probabilmente gettata una luce su quelle questioni profonde che la società francese dovrà affrontare. Nel breve termine, sono perlomeno riusciti a riunire il popolo francese… Su scala internazionale ritengo che tutto ciò sia stato solo un altro avvertimento, un altro incentivo per tutte le democrazie occidentali a lavorare insieme contro il terrorismo e a trovare delle soluzioni alla situazione in Medio Oriente.

Domanda: Avevi, in precedenza, familiarità con Charlie Hebdo e come giudicavi la rivista prima dell’attacco e come la giudichi adesso?

Naturalmente avevo sentito parlare dei passati attacchi dei quali Charlie Hebdo era stato vittima, ma a essere onesti non ero un lettore del giornale. Forse comprerò una copia la prossima settimana, ma non diventerò un suo lettore. Sono assolutamente convinto che la libertà di parola sia uno dei fondamenti della democrazia, tuttavia sarei propenso a dire che qualche volta Charlie Hebdo è andato un po’ troppo oltre. A volte sono stati provocatori, tuttavia penso nondimeno che, a meno che la legge non lo vieti, sia un loro diritto essere in questo modo. Il mio punto di vista dopo gli attacchi non è cambiato, tuttavia Charlie Hebdo è ovviamente diventato un simbolo. Attaccando loro, i terroristi hanno attaccato la libertà di parola e per estensione tutti i francesi. Questo è il motivo per cui sono decisamente disposto a dire ‘Je Suis Charlie’, perché sebbene non approvi tutte le loro vignette, ritengo importante lottare per il loro diritto di dire o disegnare tutto quello che vogliono.

Copyright © 2015 Vagabond Journey Travel. Scritto in inglese da Evan McCaffrey, leggi l’articolo originale su www.vagabondjourney.com.

I punti di vista espressi in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non rispecchiano necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

 

*Foto della marcia da Shutterstock.com

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Articolo in inglese: A Parisian’s Experience at the French Unity Rally
 
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