Studio rivela: l’umanità è a rischio crescente

Il clima della Terra è sempre cambiato e alla fine tutte le specie si estingueranno. Ma un nuovo studio sostiene che l’uomo, nel contesto delle scale temporali geologiche, ha causato un caos a livello planetario in tempi enormemente ristretti. Stiamo piantando i semi del caos sul nostro pianeta e il momento di mietere questo raccolto si sta avvicinando molto rapidamente.

Tutto ciò è stato reso noto nell’anno in cui il ‘circo dell’Onu’ sul cambiamento climatico pianterà il suo tendone a Parigi. La Conferenza degli Stati Membri sarà la prima volta in cui le Nazioni presenteranno individualmente le loro proposte per gli obbiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio. Sicuramente si scateneranno delle scintille.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Science, dovrebbe attrarre l’attenzione dei partecipanti, visto che espone in maniera autorevole quanto stiamo portando oltre qualsiasi spazio di azione sicuro il cambiamento climatico e altri sistemi vitali della Terra. Lo studio, condotto da Will Stefen dell’Università Nazionale dell’Australia e del Centro di Resilienza di Stoccolma, ha concluso che la nostra civiltà industrializzata sta portando a livelli di alto rischio una serie di processi planetari fondamentali.

La ricerca afferma che il cambiamento climatico insieme all’integrità della biodiversità dovrebbero essere riconosciuti come gli elementi chiave del sistema della Terra. Questi sono due dei nove ‘limiti del pianeta’ entro cui dobbiamo rimanere se vogliamo evitare di mettere a repentaglio i sistemi biofisici da cui dipende la nostra specie.

I primi limiti planetari sono stati stabiliti nel 2009 da un gruppo guidato da Johan Rockstrom, anche lui del Centro di Resilienza di Stoccolma. Insieme ad altri autori, Rockstrom ha creato una lista di nove cambiamenti causati dall’uomo nel sistema Terra: cambiamento climatico, acidificazione degli oceani, assottigliamento dello strato di ozono, alterazione dei cicli dell’azoto e del fosforo, consumo di acqua dolce, cambiamenti di uso del suolo, perdita della biodiversità, inquinamento chimico e da particelle aerotrasportate. Ciascuno di questi cambiamenti, se portato all’estremo, potrebbe alterare il pianeta al punto da farlo diventare un posto molto meno ospitale su cui vivere.

Durante gli ultimi 11 mila anni il clima è stato notevolmente stabile. Il nome dato a questa epoca geologica più recente è Olocene. Forse non è durante questo periodo di stabilità che la civilizzazione umana è comparsa. Tuttavia è certo che la nostra civiltà dipende, per importantissimi motivi, dal fatto che il sistema della Terra rimanga nelle stesse condizioni, o almeno simili, all’Olocene.

Ecco perché Rockstrom e i colleghi hanno osservato gli impatti umani in queste nove aeree diverse. Volevano considerare i rischi che correremo se causeremo la fine dell’Olocene. Alcuni hanno ribattuto che siamo già in una nuova era geologica – l’Antropocene – in cui l’Homo Sapiens è diventato una specie che altera le condizioni del pianeta. Tuttavia il concetto di limiti planetari non cerca solo di quantificare l’impatto umano. Cerca di capire come questi limiti possano colpire il benessere umano ora e nel futuro.

Lo studio del 2009 ha esercitato molta influenza, ma ha anche attirato molte critiche. Per esempio è stato criticato che alcuni dei limiti non sono affatto su scala mondiale. Ci sono molte variazioni regionali riguardo il consumo di acqua potabile e l’inquinamento da fertilizzanti al fosforo.

Ciò significa che se globalmente potremmo essere nella zona verde, ci potrebbe anche essere un numero sempre maggiore di regioni profondamente nella zona rosso.

LIMITI AGGIORNATI

L’ultima ricerca ha sviluppato una nuova metodologia in modo tale da includere le valutazioni regionali. Per esempio valuta il livello di utilizzo dei bacini di acqua potabile e il tasso di estinzione delle specie nei bioma. Inoltre include un nuovo limite di ‘nuove entità’, nuove forme di vita e nuovi elementi che il sistema della Terra non ha mai conosciuto e perciò il cui impatto è molto difficoltoso da stimare. I clorofluorocarburi(Cfc) che impoveriscono l’ozono sono forse il miglior esempio di come una sostanza apparentemente innocua possa causare danni su scala mondiale.

La ricerca ci aggiorna anche sul punto in cui siamo arrivati nei limiti planetari. A prima vista sembra che ci possano essere delle buone notizie sullo stato del cambiamento climatico, che non è più nella zona rossa. Ma uno sguardo più attento rivela che è stata aggiunta una nuova ‘zona gialla di incertezza con rischi crescenti’ a quella verde e a quella rossa già esistenti.

L’impatto del cambiamento climatico è stabilmente nella zona gialla. Attualmente nell’atmosfera ci sono 400 particelle per milione (ppm) di diossido di carbonio. Per tornare nella zona verde dobbiamo scendere a 350 ppm, lo stesso limite di precauzione precedente.

Forse la cosa più importante è che la ricerca ha creato una gerarchia a due livelli in cui il cambiamento climatico e l’integrità della biosfera sono considerati i limiti planetari fondamentali attraverso i quali funzionano tutti gli altri. Tutto questo ha un senso: la vita e il clima sono le colonne portanti della nostra continua esistenza durante l’Olocene. Indebolendole rischiamo di aumentare la pressione sugli altri limiti.

RAGIONI PER NON ESSERE SPENSIERATI

Ed ecco le due notizie più brutte. Vista l’importanza della biodiversità per il funzionamento del clima della Terra e degli altri limiti planetari, questa ricerca aggiunge con sconcerto ancora più prove alla già crescente lista del fatto che noi stiamo facendo del nostro meglio per distruggerla il più rapidamente possibile.

Il tasso di estinzione è molto difficile da stimare ma il tasso naturale – il tasso di estinzione con cui si perderebbero le specie in assenza dell’impatto umano – è circa di dieci all’anno per un milione di specie. L’attuale tasso di estinzione è tra le 100 e le mille volte più alto di quello naturale. Potremmo trovarci nel bel mezzo di una delle estinzioni di massa più imponenti nella storia della vita sulla Terra.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su The Conversation. Leggi qui l’articolo originale.

Articolo in inglese: Humanity Is in the Existential Danger Zone, Study Confirms
 
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