Esperto psicologo: l’asessualità è cosa normale

Lo scienziato Isaac Newton, la scrittrice Emily Brontë, il detective Sherlock Holmes, il cantante Morrissey e l’attrice Janeane Garofalo tutti loro condividono un’improbabile caratteristica: si pensa che fossero o che siano asessuali.

Un asessuale, o ace, è qualcuno che non sperimenta l’attrazione sessuale o il desiderio per il sesso, un’anomalia nel mondo assorbito dal sesso dei nostri tempi. Il fenomeno ha raccolto una crescente attenzione negli ultimi anni da parte di esperti della sessualità umana e il tentativo dei media di comprenderlo.

Negli ultimi dieci anni Anthony Bogaert, professore di psicologia alla Brock University in Ontario ed esperto di primo piano di asessualità, si è adoperato per cambiare l’idea che l’essere asessuale sia una sorta di problema o di disturbo.

Bogaert spiega: «Era consuetudine pensare che una mancanza di interesse sessuale, una mancanza di desiderio sessuale o una mancanza di attrazione sessuale per gli altri non fossero necessariamente interpretate come un problema, a dire il vero venivano considerate come una virtù».

Personalmente penso che sia semplicemente più sano concentrarsi su quegli aspetti romantici e sulla personalità di qualcuno, così opposti alla lussuria. – Amy de Vos, 21 asessuale

«Questa considerazione è cambiata negli ultimi 20 anni o giù di lì, quando la comunità medica ha cominciato a interessarsi alla ricerca di trattamenti, di interventi attinenti alla sessualità umana e la mancanza di sesso cominciò a essere interpretata come un problema».

Bogaert dice: «Gli asessuali hanno spesso un disinteresse per tutta la vita o poco interesse per il sesso». Il professore osserva tuttavia che l’asessualità non è come essere sessuato ma con la scelta di rimanere casto, o come vivere una temporanea perdita di desiderio sessuale a causa di una malattia o di un’esperienza traumatica.

Bogaert ha avviato la ricerca internazionale nel campo della asessualità con la sua relazione del 2004 Asexuality: Prevalence and Associated Factors in a National Probability Sample [Asessualità: Prevalenza e fattori associati a un campione probabilistico nazionale, ndt] dove si rileva che almeno l’uno per cento delle persone sono asessuate. In Canada sarebbero quasi 350 mila persone.

Il professore è stato un’autorità influente in materia sin da quando ha concluso il suo ultimo libro, Understanding Asexuality [Capire l’asessualità, ndt] che caratterizza l’asessualità come un orientamento sessuale emergente.

Gli studi di Bogaert hanno anche messo in discussione le opinioni popolari e i criteri della cultura occidentale di oggi ossessionata dal sesso.

Il professore afferma: «Quando si inizia a osservarlo, si inizia a vedere il sesso per i suoi particolari e per alcune delle sue strane complessità e manifestazioni. Questo fa anche iniziare a pensare, in realtà, a che cosa è una disfunzione e a che cosa non lo è».

LA CRESCENTE CONSAPEVOLEZZA

Il lavoro di Bogaert è stato particolarmente ben accetto dalla comunità asessuale internazionale, in cui molti membri vedono il professore come un paladino della loro causa. È anche stato probabilmente determinante nel cambiare gli atteggiamenti delle comunità accademiche e ordinarie. Ad esempio l’edizione dello scorso anno del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders [Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ndt] ha distinto per la prima volta l’asessualità dai disturbi sessuali.

Amy de Vos, una 21enne fotografa di Kitchener, si identifica come asessuale dall’età di 16 anni. Lei dice che sebbene la consapevolezza a riguardo dell’asessualità sia in crescita, le capita di imbattersi ancora in molte idee sbagliate.

Racconta: «’Non hai trovato semplicemente la persona adatta’, questa è probabilmente una delle risposte più significative che ho ottenuto».

«È come dire, ‘tu non sai chi sei’. Io sono molto consapevole di me stessa, quindi non mi piace la gente che mi dice queste cose».

Amy de Vos organizza degli incontri con altri asessuali nella sua zona, di solito gruppi di 10-12 persone, ma racconta che non è facile incontrarne altri come lei. Spera di sposarsi un giorno, ma non vuole figli e prevede di rimanere casta.

Dice: «A volte si hanno desideri del tipo di non essere asessuale in modo da poter trovare più persone come te».

Aggiunge: «Ma c’è un lato positivo nell’asessualità, ovvero il mettere un’attenzione particolare sul carattere di una persona e sulla compatibilità quando si sceglie un partner al contrario dell’attrazione animale».

Afferma inoltre: «Personalmente penso che sia semplicemente più sano concentrarsi su quegli aspetti romantici e sulla personalità di qualcuno, così opposti alla lussuria», aggiungendo che lei trova la moderna ossessione per il sesso ‘sconcertante’.

«Soprattutto per coloro non sono molto attratti dalla sfera sessuale, viene esercitata molta pressione affinché le persone agiscano».

Secondo la Asexual Visibility and Education Network(Ave), il principale portale online per la comunità asessuale globale, ci sono una vasta gamma di relazioni tra gli asessuali: molti godono di romantiche partecipazioni, altri sono soddisfatti da affiatate amicizie e alcuni sono più felici da soli.

Il sito sostiene: «L’arrivare a comprendere come flirtare, come essere intimi o come essere monogami nelle relazioni non sessuali può essere impegnativo, ma liberi dalle aspettative sessuali possiamo sviluppare delle relazioni in modo che siano motivate dai nostri bisogni e dai nostri desideri individuali».

Con la crescente attenzione verso l’asessualità di questi ultimi anni, la comunità sembra essere in fase di sviluppo. Sono emersi diversi siti web di incontri per asessuali e un documentario che analizza la asessualità è attualmente disponibile su Netflix.

Il 28 giugno 2014 si terrà a Toronto uno dei raduni più grandi in assoluto per asessuali alla ‘Conferenza internazionale dell’orgoglio asessuale’, con ospiti internazionali, tra cui i fondatori di Aven.

Bogaert dice: «Questa pubblicità è importante, perché più l’asessualità entra nella coscienza dominante e più gli asessuali ‘appartati’ saranno in grado di identificarla in se stessi ed evitare una crisi di identità».

Bogaert prosegue: «Se non si ha un’etichetta per se stessi e non si sa cosa sia questa cosa, non si può davvero ‘venirne fuori’, così da parlarne e da poter fare parte di una minoranza ‘là fuori’ ed essere considerati».

«Se non si ha un’etichetta per tutto questo, le persone penseranno che fanno parte di un altro gruppo».

Articolo in inglese: Asexuality? It’s Normal, Says Expert
 
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